Decrescita felice (A Serge Latouche e al MDF)

Va contro il malinteso volontario
che taccia d’anelare anacronistico
crescita zero[1] e stato stazionario[2]
‐ arresto all’antro[3] con afflato mistico.

E’ il mondo che precipita al sudario!
Se è cieco il vico al calcolo balistico
stallo di retroguardia è necessario
per un futuro in testa[4] ‐ e sillogistico.

Dismisurata corsa al materiale
crudele sfida il tempo e la memoria
spazio al cemento e al circolo caudale.

Decrescita felice erta agonale
sotto la china morde come noria
l’ultima scoria al rivolo esiziale.

[1] Nel rapporto del Club di Roma l’idea della crescita zero ha molti punti in comune con le tesi degli obiettori di crescita (Serge Latouche, per un’abbondanza frugale, pag. 29).
[2] Già in John Stuart Mill (1806‐1873) si trova una visione dello stato stazionario che ha delle analogie con il progetto della decrescita (Serge Latouche, per un’abbondanza frugale, pag. 29).
[3] “Un classico è accusare i partigiani della decrescita di volerci riportare, a scelta, alla candela o alla caverna, o ancora all’età della pietra o all’oscuro medioevo; insomma, il progetto di una società autonoma e frugale sarebbe antimoderno. E ben lontano dall’abbondanza”. Serge Latouche, Abbondanza frugale, 2012.
[4] “E’ vero, combattiamo una battaglia di retroguardia, ma paradossalmente è una battaglia per l’avvenire. Perché quando un esercito si trova in un vicolo cieco, è necessario che prima o poi faccia dietro front, e a quel punto la retroguardia si trova in prima fila!”. Francois Brune, da Serge Latouche, cit. 2012. Citazione di uno dei 36 stratagemmi di Sun Tzu.