E ancora osservo
quelle parole grevi
nel loro fluttuare instabile
verso l’ignaro crepuscolo
come ballerini acerbi
su punte di piedi incerti
a strappare un applauso
prima dell’ultimo ballo.
E ancora attendo
quello sguardo scevro
d’impenitente gioia
e sarcastico dolore
negli occhi il riflesso
d’uno specchio interrotto
e narciso il labbro
che non disegna contorni alla bocca.
Non lasciare acceso
il boulevard delle Madonne
affinché ogni parola lieve
non oscuri il tormento dell’attesa.
30 maggio 2016
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