E ora spero che non ridiate di me

Scrivo incompreso
eppur sereno nell'anima,
anche se a volte
con la timidezza di un bambino
rosso d'impaccio tra le dita.
Là, educo e rieduco
il mio estro poetico,
nel dipanare ansioso
l'intreccio dei sogni
che le lusinghe donano
alla mia misera intimità
e che restano,
senza pretesa d'affetto,
la piacevole condanna
alla silente sofferenza
delle mie antinomie.
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Cesare Moceo quasi 70N di Cefalù poet‐ambassador t.d.r