Giù

Nati, come una defecazione di un universo stonato,
come uno sputo dell’ignoto siamo nati.
Per lottare con le ombre nostre asfissianti,
per vincere,
per soffrire,
per morire.
Siamo nati per rinascere,
nati per risorgere
dalla croce alla quale le leggi di un cosmo meccanico
ci inchiodano nei giorni, nelle ore, nei secondi
del nostro volo senza ali.
Giù in caduta libera,
giù verso il profondo,
per rivivere sempre,
di nuovo, ancora.
Giù, per cadere,
per sanguinare come chi precipita da sé,
per bere il sangue nostro
che sa di polvere e parole
e vomitarne poi tutto il male.
Giù per debellare il timore
irrazionale di precipitare
verso il male e il peccato,
giù per amare ogni singola caduta,
ogni singola nostra morte,
giù per urlare il vuoto che c’è attorno,
giù per l’umanità della terra,
giù per le convinzioni nostre precarie,
giù per il patrimonio di luce
dell’essere umano,
giù per il sole che non ci illumina,
giù verso il cielo che metteremo
sotto i nostri piedi
quando ci rialzeremo
dall’ennesima e non ultima sbandata,
giù verso il palcoscenico che abbiamo ingoiato
inalando il desiderio di magia
per ballare senza far rumore,
senza piedi e senza gambe,
senza braccia e senza mani.
Per vincere, per soffrire, per morire.
Giù verso di noi.
Giù per le vie del fango
alla ricerca della strada dell’immenso.