Goccia

Nel vuoto attendere della vita
che ci attanaglia all'improvviso,
nella notte oscura e tormentata,
passano cortometraggi d'autore
intrisi di ricordi e nuove responsabilità,
che come marchi ci portiamo addosso,
nascosti da spessi vestiti indossati
ad arte per celare il nostro peccato.
Le domande s'infilano nelle nostre
carni, come frecce da un arco,
chiedendoci violentemente risposte
che non vogliamo dare,
perché più dura della roccia è
la nostra coscienza, covo
di misteriosi silenzi e colpevoli sordità.
E così come la roccia più dura,
siamo vulnerabili nel tempo,
scavati inconsapevolmente da una
goccia senza volto, madre del
nostro pentimento, che compie
il suo lavoro inesorabile con
colpevole ritardo.
Siamo così costretti, ad ogni occasione,
a guardarci indietro, cercando
disperatamente di raccogliere
ciò che abbiamo lasciato,
reso scivoloso dalle lacrime altrui
e dal fango che intride la nostra coscienza.
Avevamo immaginato orizzonti differenti,
perfetti nella loro incommensurabile bellezza,
ma il nostro esser Uomini è il grave
peso che ci portiamo addosso, arma
a doppio taglio e spietato piccone
dei nostri sogni, che non ha pietà
alcuna della nostra condizione.
Viviamo nell'attesa di un cambiamento,
senza sapere che l'unico rimedio
è dentro di noi, perché noi siamo il mondo,
comparse di un film senza protagonisti.