Il circo

una bonaccia di periferia
suona dai mantici d’autunno
verdemarcio estuario tutte le foglie
a frotte sul tendone
fradicio sgonfio lamentoso
sulla mollezza degli acrobati
reclusi
dai visi di cristalli opachi
e ancora addosso
cere di luce gialla
strette le spalle al freddo
come il salto nel buio
nell’occhio della tigre
che di scarne speranze vive
e spolpa ossa ‐ mai stata fiera
di ogni merito (di chi?)