Il vetro del mare

Sul porto notturno
le luci liquide
ebbre di umidori incerti,
le navi immense
(gole di salive sporche
spellavano corde
grandi come casti pensieri)   sbattevano il fianco,
sordo
di risucchi di miele
e muschi di fondali.   Scansando la prua
salmastre onde,
nere cortigiane,
sussurravano
quel movimento restìo.    La campana dei velieri
ancora batteva
al rullo languido
sonoro e lontano
come il carro
del viandante.   Sotto il vetro del mare
lo scoglio nero
come una bocca dischiusa.
Tra bagliori di lampare
lanciava trepido
molli accenni.    Così i pesci
e gli altri
tutti.   Passando.