L'urlo

Occhi chiari
Della mia presenza
guatano il passo
che lento scivola
al suo canto,

refola i di lei capelli
e tra le vesti insinua,
a me i sensi, lo Zefiro.

Concedo al biancor della pelle
che odora di miele,
alle tumide labbra di melograno
il vizzo segreto,
al vuoto corpo l'abbraccio.

Dal chè all'universo congiunto
sazio l'anima ritrassi,
ansante sospeso confuso
fra nebbie dipinte
Del verme,
l'ineffabile urlo
eguaglio.

Inghiotte la notte
nel fondaco viale
dei lustrini il riflesso.