La mia schiena

Il cuneo perfetto [nell’attesa]
del gestosolco [creato]
dal respiro che piano mi veste
occhi
viso
mani
pelle.

Ecco il mio corpo chiuso
tra le parentesi arcuate del tuo sguardo
fermo, tra le curve del tuo seno
vivo, nella voglia del tuo ventre.

Mio.

Parla ora la mia schiena
alle dita rotte, sfamate ancora dalla pelle a fondo
lacerata e rosa dall’unguento acre del piacere.

Noi.

Ecco la mia cura amore
nell’assoluta nenia della carne
in un plurale singolo

ancora
ancora
sempre.

Tu.