Le maschere della Domenica

Nel tempio entrano lenti, col passo misurato,
lo sguardo verso il cielo, l’animo… mai cambiato.
S’inginocchiano compunti, la fronte sull’altare,
ma il cuore resta chiuso, non vuole mai pregare.

Escono dalla Chiesa col volto trasparente,
sorrisi di facciata, giudizi tra la gente.
Invidia nelle vene, gelosia nelle parole,
pur di brillare un’ora, oscurerebbero il sole.

Presuntuosi, opportunisti, si vestono di bene,
ma il buio che li guida tra le mani li trattiene.
La coscienza la lavano con acqua di apparenza,
poi tornano nel mondo, padroni dell’indifferenza.

Eppure, se guardassero lo specchio della vita,
scoprirebbero una maschera da loro stessi cucita.
Perché non basta un gesto né un canto recitato:
la fede non è un palco, ma un cuore trasformato.

Finché continueranno a fingere virtù e carità,
sarà solo una domenica di vana santità.
Ma chi davvero ascolta la voce del perdono
non ha bisogno d’ombre: è limpido, ed è buono.