Liriche ipocrisie ballandomi il cuore al sole d'ol

La mia ombra abbuia una parete vuota stanotte,
ed è successo ancora che
abbia trafficato coi pensieri su Viareggio per
raggiungerti lassù ‐ lungo la curva del
giorno dove sosta il sole ‐
immaginandoti possibile,
ferocemente presente
oltre queste colline masturbate di neve

quando appena l'autunno muore scrivendo ‐nel silenzio
atroce delle tue labbra ‐ una pagina bianca,
intinta nel veleno acquamarino di
uno sguardo, e la mia e la
tua lingua perforate di rubini disattendono
ogni speranza;

sebbene non un gesto delle mie mani
tu conosca davvero ‐ che possa tacere il vociare
dei tuoi seni‐ ti restituirò le braccia,
come a venere distratta che si fece sfuggire
un sogno dai cassetti impolverati, un giorno...

spremerò limoni sulle meningi d'oltreoceano, incubando
una lacrima al cielo per raccontarti che
era pioggia, quel giorno

la mia ombra farà luce in questa stanza,
rivelandosi, per quanto è semplice
perdere tutto pur non avendo mai
avuto niente