Mercato

Che cosa vorrei da suoni confusi divergenti
nell’alfabeto randomizzato di file intrecciate,
gomitoli rauchi nella chiassosa stia dell’arca sopravvissuta? Che cosa potrei scegliere nel bancone del pesce,
non è mai venerdì e le cozze saziano il tempo dell’antipasto? Che cosa dice mia madre, incerta nel dubbio del dubbio,
certa di quell’unico riferimento, la stella più lucente
che fissiamo nel buio di una delle tante notti buie? Il passo del bambino anticipa la sosta
in quella panchina ove trovo la risposta
e la mia vacuità respira l’aria di sempre