Nell'attesa

Nell’attesa
porto a termine le mie elucubrazioni
Guardo
Osservo la gente
Ne spio quasi le movenze
Gli atteggiamenti
Cerco una sorta di dialogo con gli occhi
In vece di quel rapporto
Disperatamente anelato
Linfa vitale dell’esistenza
E quasi mai realizzato
Qui è tutto uno sfilare
Di gente indaffarata nel proprio lavoro
Vanno tutti di corsa
Vanno tutti di corsa...
Che voglio dire?
Non so!
Qui ci son tavoli
E gente che mangia
E va beh! Mangiate...
Mangiate...
Io lo so che non vi potete fermare
Solamente per parlare con me
E che non potete parlare
Mentre tutto un cibo vi ingolfa la bocca
Solo trilli di cellulari
Arrestano perentoriamente
Il triturare delle vostre mandibole
Avete uno sguardo adirato
Si vede
Mentre la mamma la moglie
l’amante la zia l’amico vi chiama
Che cazzo ti chiami?
Non vedi che mangio?
Eppure ridete
Fingendo piacere...
Osservo
Continuo a osservare
Io solo
Distante dal tavolo
Son come quell’occhio malato
Che spinto da insana passione
Registra ogni schiocco di lingua
Del vostro agitato mangiare
È un’insulsa serata
Poco speciale
Guardare gli altri
Sostare ad una tavolo
A rifornire le viscere?
No!... Non lo credo...
Può sembrare ossessivo
E così è, se vi aggrada...
A me
Di persona
Non me ne può fregare di meno
Di ciò che vi aggrada
Io so ch’è un’arte
Osservare
Cibare gl’occhi di sguardi
Di membra, di fette di culo e sorrisi,
di smorfie e pensieri
Di quelli che fingono assenza beata
Mentre impudico
Scruto l’essenza
Di quel loro ispirato mangiare.