Non io ma... nel riflesso, il tuo.

Tu che intingi le dita in gocce paradisiache
tu la stessa coi piedi dentro al fango
col mattino a riproporsi di note stridule
e la sera come un implorare andante

Tu che vuoi essere,
sai di essere
e ti costringi a tacere

e la notte con le sue braccia
ti distende l'animo e te lo incanta
con quel modo senza spigoli
che vive silenzioso
con le sue mille prese dall'alto

donna dunque è il mio destino
donna mi han chiamato ed essere
femmina consolatrice
che seduce l'anima a increspare
nella pelle delle cose
il midollo, la tangente
nelle fessure dei respiri trattenuti
nella muta consolazione di un'idea