Non riesco a sottrarmi

Non riesco a sottrarmi al computo dei giorni, alla materia che si fa carne, si dilata: estraggo macerie da me con la forza di descrivere ciò che nego.   Oltre quest'abisso, una vertigine, il piacere del tempo che si effonde e si plasma tra sguardi di morti ed occhi vitrei.   Sono i corpi che si deteriorano a darmi l'immagine, da conservare per i giorni fasti tra esilio e pena nel procedere dello sguardo.   Eppure mi nutro: divoro sillabe spente e moncherini parole si fanno brandelli, frammenti acuti che percuotono il mio passo,   se mi inoltro nella sera, con la dispersa inquietudine che emargina altro dolore.