Onirico

L’arte alla sera rimescola le carte
e il castello precipita sull’asse di picche.
La donna di cuori, cortigiana mondana,
sceglie, a caso, nel mazzo il bacio della rana.

E la pioggia punteggia,
puntiglia lo stagno addormentato.

Ché il vilipendio arpeggia nel vivere contenzioso.
Sento quella voce,
una bambina piange l’Euripide sbranato,
l’opera marcisce nella replica del gran finale
e quattro cani mescolano i sudori del mondo
che evaporano e raggiungono il limbo
alla sommità del quale il corpo ci si butta
e il cervello va via, intontito, stordito,
ingannato da trame d’organza sfilacciate
nel correo delle curve fatali della storia
e l’allentata corda di memoria sancisce
il diverso canone per ciascuno
e la rata scaduta dimentica il pensiero
che s’allontana rapido dal sentiero
per inoltrarsi ad alte quote
dove il vento spira così fresco e libero.

La pioggia naufraga il cambio di stagione
e il vestito della mente sdrucciola
nel rovescio del tempo.

L’arte alla sera rimescola le carte.

Diversi i colori
Diversi i semi
Quattro “decolletè”

Il due di briscola, la dama da scartare