Preghiere

Avrei pure recitato preghiere
nel silenzio notturno
Avrei con te
scorticato ginocchia
nel bisogno di chieder perdono
Tu, ancorato al tuo pozzo
‐ d’ossidate carrucole e secchi
di fondi profondi nel vuoto –
in sguardi di notti funeste
tiravi carrucole e corde
guardando dritto ai miei occhi
Demone, m’allettavi alla resa
Fu l’urlo del feto nel grembo
a risvegliar la preghiera
a portar l’ora del vespro
a canto d’onore alla vita.

Alcuni versi scivolano dall'ampio lago dell'anima ai profondi abissi delle ferite, non sempre sono chiari al lettore, spesso la discrezione non lascia fluire "spiegazione" ai propri moti, si affidano alla trasmissione e percezione dell'emozione..