Sei Cento Quindici

Non credo più ai poeti, alle leccornie
travestite da tormento, ai fusti di versi
con cui mi ubriacano il sentire.
La vita  è solo questo: mosto che
gonfia la sete alle mosche, le grigie
estumulazioni, drenaggio di novembre,
il parroco che conta le offerte ed un
altro Natale senza neve.
Non è la febbre incandescente con cui
ci marchiano, la parola cappottata contromano
che soccorriamo sanguinante per capire
la dinamica. Incidente di grande effetto
di cui  restano in bocca le ferite.
No, non voglio più credere ai poeti
mentre accomodo il letto che è
letto e basta, ed il cielo che hanno
usato come sale e dappertutto,
osservo senza incanto ed a
piccole dosi, anonimo quanto
uno scaffale. E già sto meglio
adesso che, finalmente, sono
lavata da tutte le bugie sulla
bianca indole della strega‐luna.