Visioni infrante

Aveva insegnato alla sua voce
tropicali melodie e l'abilità
di salmodiare
quando ancora la sua pelle
non era neppur conscia della muta.

Eppur volava, scoraggiando sibillina
gli occhi al ciel rivolti,
spargeva profezie, vaticinava
ed abile tra i nembi
limava all'aria le sue ali.

Recitava poesie per diletto
o sol per dimostranza
che non per tutti gli astri parlano
ma di certo il suo udito
parea esser beato.

Poi iniziò a vestire,
l'aiuto all'altro, il cuor donato
eppur dimenticata era verità
e cieca diventava
del suo petto gonfio
della sua mente che gioielli indossava.

Curò le sue forme e si volle chiamar saggia
tramutò le note in dolce miele
e quando si convinse
che il suo reale incedere
lasciava di luminosa luce orme e scie
si ritrovo a pianger disperata
che il suo unico seguace
copia perfetta ed imitazion sua,
sghignazzò vorace,
e si fece chiamar Ego.