Alberto l'umorista

“Désolé madame, je ne parle pas l’italien!” Alberto Sollazzo nella sua abitazione romana stanco delle telefonate commerciali che magnificavano qualche prodotto o servizio si era rifugiato nell’ironia per togliersi dai piedi la non gradita intrusione telefonica nella sua vita privata ma male gliene incolse: “ ’A coso a chi prenni pel culo, sei più romano de me, forse un po’ frocio…” Punto nella sua mascolinità di cui Alberto era orgoglioso: “Frocio sarà tu fratello e tutta la tu’ stirpe maschile pè modo de dì”. “Vede signore, ho trovato il modo di farla uscire dal guscio, le chiedo scusa della mia affermazione ma uno che si chiama Sollazzo di cognome…” “Scuse accettate, devi sapere che ricevo molte telefonate pubblicitarie ogni giorno, quando ho provato a seguire i consigli di una tua collega mi sono trovato in un mare di guai, cambiato il fornitore di gas dopo quattro mesi m’è arrivata una bolletta stratosferica, dalla voce dovresti essere piacevole visu, che ne dici di venire a casa mia per reclamizzare il tuo prodotto?” “Mi congratulo per il tuo latino, devi essere un poliglotta…” “Conosco un aggettivo femminile che fa rima con poliglotta…” “Devo smettere la telefonata, corro il rischio di essere licenziata, se mi vuoi conoscere vieni in via Carotti al numero ventuno, esco alle sedici.” Alberto ricordò che la signora o signorina non gli aveva detto il nome…andò lo stesso a quell’indirizzo all’orario previsto. Posteggiò la Jaguar dinanzi al portone, vide uscire una ragazza di notevole bellezza, non era ovviamente sicuro che fosse lei, si accorse che la cotale si guardava intorno non considerando che all’interno della Jaguar ci fosse lui l’interlocutore telefonico anche perché Alberto indossava un paio di occhiali scuri ed un cappello che copriva il viso. Stanca di aspettare la cotale stava per andarsene, Alberto se ne accorse, scese dalla Jaguar e: “Mademoiselle je suis…” Senza parlare la giovin ragazza, dopo uno sguardo infuocato all’indirizzo di Alberto entrò in macchina e sedette sul sedile dei passeggero. “Sono Aurora Gori, non credevo che uno spiritosone avesse una macchina di lusso ammesso che sia la tua!” Nello stesso tempo aprì lo sportellino del cruscotto, constatato dal libretto di circolazione che la Jaguar era intestata ad Alberto Sollazzo, richiuse lo sportellino stavolta senza chiedere scusa, solo dopo un po’ di tempo: “Talvolta mi faccio prendere dal nervosismo e divento sgarbata…” “Anche da sgarbata non sei male anzi che ne dici di fidanzarci, non mi sembri una puritana!” “Ma nemmeno una che te la molla al primo incontro e poi non è detto che tu mia piaccia, sei il solito maschilista, uno di quelli che pensa di ottenere tutto senza chiedere!” “Infatti io non chiedo sarai tu a proporre di…” “Sono contraria a dire le parolacce ma…” “Cara Aurora un po’ di tregua per favore, sembri una iscritta a ‘Lotta Continua’”. Dopo un quarto d’ora lungo la via Appia:”Dove stiamo andando siamo alla periferia di Roma…” “In un bosco oscuro dove ti violenterò!” Aurora era stanca oltre che nervosa, smise di parlare sino all’ingresso in un vialetto che portava ad una villa, due pitt bull girarono intorno alla Jaguar, non promettevano nulla di buono, Alberto: “Sono Alec e Bomba, come il loro padrone amano la patata femminile, non ti morderanno: ‘Questa è un’amica, a cuccia!” I due cani rientrarono nel loro recinto, avevano compreso il senso delle parole di Alberto. Aurora ammirò lo stile e la bellezza del caseggiato, era stato ristrutturato di recente, entrarono nel corridoio di casa e incontrarono un signore di mezza età: “Battista questa è Aurora, un posto a tavola anche per lei stasera a cena.” Dalle sue movenze Aurora si accorse della poca mascolinità del maggiordomo, non disse nulla in fondo a lei…Incontrarono un signore non più giovane che alla loro vista: “Alberto chi è la mignotta di turno?” Aurora non riuscì a trattenersi: “La mignotta di turno si chiama Aurora ma non va con i vecchi a cui non tira più!” Un gelo era sceso fra i tre poi Alberto: “Papà te la sei cercata, Aurora non è una delle solite, siamo fidanzati. Non fare caso a mio padre Alfonso, non voleva offenderti, è il suo atteggiamento nei confronti del sesso femminile da quando mia madre l’ha lasciato per un toy boy.” Un lungo tavolo era apparecchiata per i tre, a capo tavola il padrone di casa che fece del tutto per farsi perdonare la gaffe, un finto baciamano ad Aurora ed allorché Battista si presentò con le vivande: “Vai in camera mia, nel cofanetto c’è un braccialetto, portamelo.” “Starà proprio bene al polso della signorina…”aveva sentenziato Battista. Aurora non sapeva che atteggiamento assumere, il gioiello era sicuramente di valore, che significato poteva avere? Senza parlare abbracciò Alfonso che si commosse, finalmente una brava ragazza!” “Telefono a mia madre che rientrerò tardi: mamma sono a casa di un amico sulla via Appia, domani non sono di servizio, non mi aspettare in piedi.” “Che ne dici di dormire nella camera degli ospiti?” “Solo se c’è un chiavistello interno.” “Allora andrai a dormire con Battista, con lui non correrai rischi!” Era ormai la una di notte, Aurora ed Alberto avevano ascoltato musica lenta di altri tempi, tutti CD di Alfonso cui ricordavano la gioventù. “Cara dormi serena, non ti chiudere dentro, se avessi voluto una ragazza per una notte non avrei avuto problemi, ho capito che non sei la solita sciacquetta senza cervello, solo un bacio…” Mi sembri il Jaufré Rudel del Carducci, vada per il bacio.” L’embrasse fu lungo e fruttuoso tanto che Aurora: “Se il tuo amico capisce il romanesco digli che nun c’è trippa pé gatti!” L’amico era ovviamente ciccio che si ritirò nella cuccia incazzatissimo e deciso vendicarsi! Le cose non previste sono le più gradite, Alberto aveva preso sonno, si svegliò al tocco di una mano gentile, quella mano apparteneva ad Aurora che era dinanzi al suo letto nuda, una favola. Risveglio immediato, salto dal letto e abbraccio lungo e piacevole. Che le donne siano imprevedibili era un detto di Alberto ma stavolta proprio non se l’aspettava, dopo tante manfrine finalmente…Ambedue sul giaciglio presero a baciarsi. Alberto aspettava l’innalzarsi di ciccio che invece restava nel suo guscio insensibile alle ‘grazie’ di Aurora. Dopo un po’ Al si preoccupò, dove era andata a finire la sua mascolinitá prorompente, talvolta aveva preso in giro qualche amico che gli aveva raccontato una sua analoga disgrazia, ora era toccato a lui. Dopo un po’ di inutili tentativi, Aurora come tutte le donne in casi analoghi cercò di minimizzare: ”Sarà la stanchezza o l’emozione, non ti preoccupare, proveremo un’atra volta!” e poi lasciò la camera di Alberto cui erano spuntate le lacrime agli occhi, proprio lui doveva capitare…Morfeo benché impietosito non poté andare in aiuto di quel mortale ferito nell’orgoglio, Alberto rimase ad occhi aperti sino a mattina inoltrata quando decise di alzarsi. Per far passare il tempo si rase la barba, una doccia e poi in cucina a far colazione. In giro per casa non c’era nessuno, dove erano andati a finire? Alberto si recò in garage, non c’era la Lancia Flaminia di suo padre macchina che guidava solo Battista, questa la spiegazione della assenza dei tre, le due donne di servizio Maura ed Elisa stavano sfaccendando per casa. Al ritorno Battista era felice, non sapeva della ‘ disgrazia’ capitata ad Alberto, prese possesso della cucina suo monopolio, sin da piccolo era abituato ad aiutare la mamma cuoca. A pranzo Alberto assaggiò appena le leccornie preparate da Battista e poi uscì in giardino. Il maggiordomo ci rimase male, era molto orgoglioso, seguì Alberto e si mise seduto in una poltroncina vicino a lui: “Posso sapere quello che le è accaduto o è un segreto?” “Ma quale segreto, sono andato in bianco io che…” “Ho notato che anche la signorina Aurora era di cattivo umore, vorrei aiutarla ma non saprei…” “Grazie della comprensione ma lascia perdere.” Non era da Alberto non affrontare e risolvere i problemi ma stavolta si sentiva con …le gomme a terra e non solo con le gomme! Passa un giorno, passa l’altro Alberto non aveva nessun elmo protettivo come il prode Anselmo, trascorreva il tempo seduto dinanzi alla villa, sguardo nel vuoto. Nessuno di casa aveva osato interrompere la sua solitudine, conoscevano il carattere di Alberto, meglio lasciarlo solo irato a’ patri numi. Gli alberi del vicino giardino la sua sola compagnia, guardandoli meglio si accorse che unendo con lo sguardo i rami ed i fusti di alcuni di loro si erano formate delle figure: un ovino femmina a cui un piccolo ‘pocciava’ il latte, dinanzi a loro un orso minaccioso. Quelle immagini ebbero un effetto particolare su Alberto, si risvegliò come da un sogno, entrò dentro casa e chiamò al telefono una vecchia amica che vecchia non era proprio, Gloria aveva trenta anni. “Cara è un bel po’ che non ci sentiamo, cosa fai?” “Io la solita vita tu piuttosto sei sparito dalla circolazione.” “Che ne dici se ti vengo a prendere?” “Oggi non vado all’Università, ti aspetto.” Alberto posteggiò la Jaguar in via delle Fornaci, Gloria non si fece attendere: “Ti vedo diverso, dimagrito, occhi infossati hai avuto qualche lutto in famiglia?” “Nessun lutto, sono stato ricoverato all’Ospedale San Giovanni, mi hanno praticato una gastroscopia ed una colonscopia, mi sto curando tu piuttosto, ti vedo in forma, qualche novità nella vita sentimentale?” “Solita vita, all’Università sono fuori corso, come ricorderai vivo con mia madre vedova, non vedo l’ora di tornare nella tua villa con Alec e Bomba che sicuramente mi riconosceranno oltre naturalmente a tuo padre ed al maggiordomo Battista, in passato speravo di….”Gloria non finì la frase, Alberto capì il pensiero di Gloria, la ragazza avrebbe voluto farsi una vita con lui ma per Alberto era quella di una notte e via. Le previsioni di Gloria furono azzeccate, i due cani la fiutarono e la riconobbero, grandi feste anche da parte di Alfonso e di Battista:”Signorina lei è sempre più in forma, spero si fermerà a mangiare, per lei un menù speciale. In onore dell’ospite anche Alec e Bomba furono autorizzati ad entrare in casa. In sala da pranzo stavano a terra seduti vicino all’ospite sperando in qualche buon boccone a loro normalmente precluso, in via eccezionale assaggiarono del cibo fornito da Gloria. Dopo il caffè inizio digestione nel salone e poi passaggio in camera da letto. Gloria non era molto alta ma aveva un viso sempre sorridente ed un corpo longilineo in cui spiccavano tette non eccessive e soprattutto un favoloso popò cui Alberto in passato aveva spesso fatto ricorso. Per il giovin signore la venuta di Gloria era per accertare la funzionalità di ciccio che sentendo l’odore di una tata amica non si fece pregare e si innalzò in tutta la sua potenza. Fu accontentato anche per una visita nel popò di Gloria che stranamente si mise a piangere. Non la smetteva più, le lacrime femminili mettevano in crisi Alberto che in questo caso capì che Gloria aveva sempre sperato di convivere con lui ma era rimasta quella di una botta e via. Ripresasi: “Alberto per favore riportami a casa… salutami tuo padre e Battista.” Durante i viaggio di ritorno Gloria mise a nudo la sua vita, andava si all’Università ma non per studiare, rimorchiava perlopiù professori e persone anziane. Arrivati in via delle Fornaci uscì di corsa dall’auto e si infilò nel portone di casa. Alberto si sentì un po’ vigliacco, aveva usato la ragazza per scopi suoi, era riuscito nell’intento ma gli era rimasto dell’amaro in bocca. La mattina dopo: “Battista per favore componi questo numero telefonico e poi cerca di capire se è Aurora che risponde.” Il maggiordomo non fece commenti, fece si con la testa e passò la cornetta al padrone di casa. “Cara vorrei dirti tante cose ma …che ne dici se ti vengo a prendere, sei libera dal lavoro alle quattro?” Un po’ stupita Aurora confermò.“Mi troverai sotto il portone.” Alberto arrivò prima di lei che si infilò nella Jaguar nel sedile del passeggero. Uno sguardo fra i due, sul viso mostravano entrambi sensibili segni di sofferenza. Ad un certo punto della strada, Alberto in una piazzola fermò la macchina e guardando negli occhi Aurora prese a baciarla…”Fammi respirare…a casa tua parleremo, penso che abbiamo molto da dirci non solo di quell’episodio….”Festa da parte di tutti, cani compresi all’arrivo di Aurora che si commosse, nessuno l’aveva dimenticata. Dopo pranzo i due furono lasciati soli nel salone: “Vediamo se ci indovino: hai ritrovato una ‘vecchia’ amica con cui ti sei rinfrancato sessualmente ed ora pronto alla pugna mi hai cercato.” Alberto cercò di svicolare buttandola sul faceto:”Se fossimo nel Medio Evo ti brucerebbero viva come strega!” (Cavolo la ragazza ancora una volta ci aveva azzeccato!) Aurora seguitò imperterrita: “Non pensi che avrei potuto io fare da consolatrice a ’ciccio’ , non hai perso le vecchie abitudini, non cambierai mai. In quel momento passò dinanzi al salone Battista che aveva ascoltato il dialogo fra i due. “Siete due sciocchi, avete davanti a voi tutta una vita, non avete nulla da invidiare a nessuno, vorrei che aveste passato i miei guai. Mi ero innamorato di un bel giovane, avrei fatto qualcosa cosa per lui, si mostrò un ladro, gli avevo concesso la sua firma sul mio conto corrente in banca, una mattina l’ha prosciugato ed è sparito dalla circolazione, per mia fortuna mi ha incontrato per strada il signor Alberto che è stato la mia fortuna, mi sarei suicidato…” Battista era andato via di corsa, forse piangendo, Alberto recuperò il suo spirito umoristico: “Sei una cattiva d’animo, fai piangere anche gli omo, non ti amo più…” “Il problema non è che non mi ami più e che io dovrò sopportare per tutta la vita le tue prese per il culo e non parlo di quelle del popò…che tutto sommato sono di mio gradimento!