Alle ore 18

Si svegliò di soprassalto o forse non stava neppure dormendo, chissà. La sua attenzione era stata attirata dalle risate che provenivano alla sua destra: forse due addetti che scherzavano tra loro o forse un programma divertente alla TV. Provo' a guardare alla sua sinistra, lungo il corridoio, per vedere se riusciva a vedere l'orologio: si, le 17.
Un brivido.
Aveva freddo e sete; inutile chiedere una coperta e a pensarci bene che senso aveva bere in quel momento? Meglio isolarsi mentalmente, cercare di uscire da quelle sensazioni, da quel fiato corto e da quella oppressione. "Chiudi gli occhi e vattene da qui!": quante volte ci aveva provato in quegli anni! Si era esercitato proprio per arrivare pronto a questo momento, a questo luogo ma si stava rendendo conto di aver sprecato tempo e basta: era tutta teoria ma niente pratica.
Ritornò a guardare l'orologio oltre il corridoio, sul muro verde: 17.05. Aveva perso la cognizione del tempo nelle ultime 24 ore; era arrivato nel primo pomeriggio del giorno prima, con sole e vento ad accoglierlo. Una volta entrato lì dentro tutto si era come cancellato e annullato: niente sole, niente vento, nulla: solo quel libri su quel tavolino di fronte a lui e l'uomo che ogni tanto passava per scambiare 4 chiacchiere di circostanza.
Dormire sarebbe stata una soluzione ma non ci era riuscito o almeno così gli sembrava. In quella che doveva essere la notte era riuscito ad assopirsi per qualche istante su quel lettino scomodo per poi ridestarsi come se qualcuno fosse venuto a scuoterlo. Ogni tanto sentiva i passi dei 2 uomini che si avvicinavano per poi tornare indietro; non aveva fatto troppo caso alle loro facce e anche le loro voci gli sembravano indistinte e confondibili con quelle di chiunque altro.
Una doccia! Ecco: forse ora l'avrebbe fatta e si penti' di averci rinunciato qualche ora prima. Si sentiva sporco, sudato. Avrebbe aperto l'acqua calda per almeno mezz'ora e sarebbe rimasto lì a strofinarsi con energia...troppo tardi però! Ricaccio' via il pensiero proprio nel momento in cui l'uomo arrivò: iniziò a parlargli con un tono di voce bassa che piano piano iniziò a salire. Benché quella conversazione non avesse nessun interesse per lui lo ascoltava comunque con piacere; era meglio di niente o comunque perlomeno gli avrebbe evitato di continuare a buttare lo sguardo sul quell'orologio e su quella dannata parete verde chiaro. Gli dava fastidio e gli procurava un forte senso di nausea quel verde; era come se dalle pareti traspirasse un odore pestilenziale che, diffondendosi nel corridoio, arrivava fino a lui. "Perchè quel verde?" ‐ pensò. Forse lo avevano scelto proprio per dargli noia, per procurargli malessere; sorrise all'idea.
L'uomo ora aveva preso in mano uno dei libri sul tavolinetto; leggeva a voce semi bassa, con tono monotono. Gli sembrò per un istante di conoscere quei passaggi; li aveva già sentiti (o almeno a lui così pareva) ma non ricordava in quale circostanza.