Aloisius primo incontro

Ho incontrato, o meglio, ho percepito la presenza di Aloisius, una mattina piovosa  di un anno insulso, simile a tanti altri. La pioggia, appunto, mi aveva spinto a rifugiarmi in quella chiesa, e lì, seduto in un cantuccio poco in vista ne ho approfittato per guardare l’architettura del monumento, le sue vetrate, i suoi arredi, ma soprattutto, l’imponenza delle colonne portanti, costruite con pazienza e perizia, pietra su pietra, ognuna scolpita ad hoc, tale da essere, perfettamente, tetto della precedente e solida base della superiore.
E ad un certo punto ho avuto l’impressione che qualcuno mi parlasse, sono certo di aver visto una figura rannicchiata alla base della colonna di destra, solo che a meglio osservare, mi sono reso conto che in realtà questa presenza non era affianco alla colonna bensì all’interno della stessa. Mi sento dire: ”Mi vedi?  Mi senti?”.
‐ “Sì” ‐ risposi ‐ e l’altro: “So chi sei, o meglio so quale è il tuo pensiero, so che sei come me, altrimenti non potremo comunicare, io sono Aloisius”.
‐ “Anche io mi chiamo Luigi. Ma spiegami  chi sei e perché io sarei come te”
‐ “Sono un costruttore di Cattedrali, o se preferisci, uno scalpellino, quasi 600 anni da oggi, insieme ad altre decine di carpentieri, muratori e maestri della pietra, ero qui a lavorare alla edificazione di quest’opera commissionata da una famiglia devota suddita della chiesa romana.
Il lavoro era duro, ma emozionante, con le mie mani ho prima forgiato gli attrezzi per poter poi squadrare e formare le pietre, in modo tale che l’incastro seguisse esattamente il disegno del progetto.
E giorno dopo giorno, ho visto crescere queste mura. Il problema era che io non ero ben visto dai compagni e soprattutto dai monaci appaltatori, il perché lo puoi intuire, io non ho mai creduto a tutte le infami menzogne della chiesa, io sono un uomo libero dalle  pastoie  della religione, qualunque essa sia.
Ma il mio difetto era ed è di non saper tenere la bocca chiusa e quindi… Beh, per farla breve una mattina, con la paterna complicità del priore, e la pagata complicità di due manovali, il mio capomastro, mi ha legato le mani e i piedi, mi ha infilato uno straccio fra i denti e mi ha fatto calare nell’intercapedine naturale di questa colonna, m’ha fatto ricoprire di sabbia finissima e ha fatto continuare il lavoro di edificazione, come se nulla fosse mai accaduto; della mia scomparsa nessuno mai s’è dato pena, e così, sono morto soffocato dal mio stesso terrore, e da secoli sono qui, vigile e presente, e di tanto in tanto ho la consolazione di incontrare altri come te, ad esempio, dei quali percepisco le affinità.”
Mi sono rivolto, dopo lunghissimi tentennamenti, sia alla polizia che alla magistratura, chiedendo che si facesse una perizia radiografica alla base di quella colonna, per certificare la presenza della stessa, di resti umani, e liberare quindi, il povero Aloisius dalla sua ingiusta prigionia. E’inutile dire che non ho ottenuta nessuna collaborazione, anzi, sono stato intimato a non disturbare oltre le forze dell’ordine con sciocchezze da folle!
Mai e poi mai la chiesa autorizzerebbe  spontaneamente una tale ricerca a sue spese, mai e poi mai la magistratura “perderebbe tempo” per un ipotetico reato prescritto, quindi… sono rimasto l’unico, o forse uno dei pochi, amici di Aloisius e talvolta, soprattutto quando piove, mi siedo ancora vicino alla sua colonna e scambiamo quattro chiacchiere, e potete immaginare di chi parliamo male, anzi malissimo.