Campo Santo

Cimitero di ValleCiotta, in località La Botte, due miglia fuori dal paese. Mezzanotte è passata da trentacinque minuti. Il custode, Mario Schiattamorto detto Boccione, per via della testa tonda e liscia, ormai stanco della televisione e di Maurizio Costanzo, e chi non lo sarebbe, si è addormentato e russa profondamente. Fuori la luna e le stelle illuminano il campo e gli avelli in una notte fresca e limpida di fine Ottobre. Ma all’ora stabilita, come in un sabba infernale annunciato da anni, si dà appuntamento la morte. L’erba soffiata dal vento si ritrae improvvisamente e lascia il posto ad un cratere di terra umida, una scossa, un tremore, la terra si ribella. Dita ossute fuoriescono dal sottosuolo, artigli che si aggrappano alla superficie; come un orribile ragno deforme. Viene fuori un braccio, poi di fianco tocca all’arto gemello. Dal fango emerge la testa, avvolta da vermi grandi come serpenti, segue il tronco scarnificato dal passaggio lento ma inesorabile del tempo. Ma ovunque altra terra ribolle e il cerimoniale si ripete, dieci venti e più trapassati occupano adesso il prato del cimitero, sotto gli occhi inorriditi della luna. E’il più anziano a sacrificarsi per tutti, certo Antonio Passamano fu geometra, nato in paese nel 1879 e ivi deceduto nel 1954 a seguito dei postumi di una sbronza colossale. Raccoglie la vanga del custode e con un colpo lento ma deciso si tira via la testa che rotola velocemente sull’erba tra l’estasi dei presenti. Un cadavere vestito di nero, il più brutto di tutti, nella vita notaio Aleandro Parziale, famoso per aver avuto in moglie una delle signore più benvolute da tutto il sesso maschile del paese, si fa avanti con piglio autoritario fino al centro del campo santo. E come se stesse per esalare l’ultimo respiro, e sarebbe un bis, soffia fra due dita portate alla bocca, tanto forte che gli partono l’indice e l’anulare; fischiando così il perentorio calcio d’inizio della partita più cruenta e terrificante che la storia del calcio ricordi. Un’orrida accozzaglia di ossa marce e carni putrefatte si azzuffano in un polverone spaventoso. Il vecchio parroco del paese diligente e attento svetta in difesa della propria metà campo: colpo di testa a spazzare l’area. Ma nell’impatto col pallone partono alcuni denti cariati e cartilagini facciali, che finiscono in faccia all’attaccante avversario, che accecato dal fetido pastrocchio si scontra frontalmente con un difensore con tale veemenza che le braccia e la testa di entrambi schizzano via incrociandosi in direzioni opposte. Ci vorrà poi un po’di tempo al medico Armando Segaossa per collazionare nuovamente i due intrepidi e coraggiosi avversari, per il sospirato rientro in campo. L’arbitro prontamente fa cenno di tenere conto dell’episodio per un eventuale recupero, di sconosciuta, imprecisata durata... Ma ecco che la testa, pardon… il pallone, colpito di collo pieno dall’ex Sindaco, Mario Arraffo, sibila a pelo d’erba in mezzo alla difesa avversaria, imbalsamata di fronte a tale prodezza. La sfera sembra ormai destinata ad infilarsi sotto l’angolo sinistro della porta difesa dall’incolpevole ex ergastolano Giulio Manomorta quando, ad un centimetro dalla linea bianca che separa la vita dalla morte, la vittoria dalla sconfitta, il paradiso dall’inferno, la testa del geometra roteando si gira sul naso e, causa la pronunciata gibbosità di questo, con un rimbalzo anormale devia la propria traiettoria e si schianta sul palo della porta, costituito per l’occasione dalla lapide della povera Nonna Assunta. Nell’occasione da sotto terra si sente la vecchia inveire contro l’odiato sport nazionale che l’ha privata delle migliori domeniche della sua vita e che ora la perseguita anche durante l’inviolabile sonno eterno. Intanto nell’urto con la tomba il pallone… beh la testa si apre spaventosamente in due semisfere, in due spicchi; l’uno rinviato prontamente da un terzino e l’altro che inesorabilmente si infila in rete attraverso le costole vuote dello scheletro dell’estremo difensore, gettatosi disperatamente in tuffo nel tentativo di impedire la segnatura.“Goal o non goal?”. Difficile giudicare per l’arbitro che nel marasma generale applica alla lettera il regolamento. La testa deve superare interamente la linea di porta affinché il goal possa essere convalidato. Quindi nulla di fatto e testa… oops! palla al centro per ricominciare. Già ma quale palla? La testa del povero geometra, che a proposito sta correndo senza quartiere da una parte all’altra del campo, è ormai inservibile.Ci vuole un’idea per rimediare allo spiacevole inconveniente. E l’idea arriva. Segnalata dai raggi lunari la casa del custode offre ai giocatori temerari una soluzione alle loro aspettative. La testa del povero custode farà da pallone a un’altra partita mozzafiato! …. homo ludens e illudens Perché forse pure alla morte c’è rimedio ma al calcio, al calcio proprio non si può rinunciare…