Cantico della solitudine

Vorrei che, quando verrai  a prendermi per portarmi via, non me lo dicessi, così, di stupore in stupore scoprire il respiro, il sangue delle nuvole, l'eleganza dello zucchero di canna, l'ignoto sguardo degli anfratti. Come colonna sonora vorrei "Free love" dei Depeche Mode, sentirla piovere dal cielo come piovono i coriandoli quando è festa, io, cosi organicamente debilitato, sentirmi all'improvviso come il frugolo impegnato a guardare fuori dal finestrino durante il suo primo lungo viaggio in automobile. Devo ricostruirmi una memoria, il coma dell'esistenza è una foschia di percezioni allusive, sentinella del sentimento è la ragione che non cede il passo fino a intimidire le gocce che cadono disperdendosi nella babele di dolore accumulato dalle preghiere a fondo perduto. Vorrei che, se quando verrai a prendermi per portarmi via, non me lo dicessi neppure con gli occhi, così, di stupore in stupore scoprire che i tronchi portati dal mare hanno un volto, come farfalle sbocciate tra i sassi vederli apparire e dissolversi tra le onde e poi ancora, sorgere in nuovi barlumi. Così, di sguardo in sguardo lasciarmi portare incontro al Natale mai visto, del quale conosco solo l'odore del muschio nei freddi cortili dopo un giorno di scuola. Dai soffitti delle case si scorgono eclissi di realtà, nessuno è nudo tra quattro mura e se ci si sente prova vergogna, mentre è l'uomo vestito a provare vergogna dinnanzi a un uomo nudo sotto le stelle. Vorrei che, se non verrai a prendermi per portarmi via con te, aspettassi un minuto prima di dirmelo, tracce di leggerezza avvolte in disincantati foulard dagli echi dipinti col sangue delle nuvole, fili di vapore zigzagano incerti di bocca in bocca, l'avanzato stato di decomposizione del raziocinio dei tolleranti, cuscini lasciati ad appassire sotto lampade soffocate, olive ricamate nell'ingorgo del velopendulo, così, mano nella mano, in punta di sonno appoggiarmi al tuo seno mischiato a labbra di luna. Ora sai che valgo così poco, di stupore in stupore la vita ha svelato il prodigio dell'incapacità che nutre l'inezia, è precipitato il cielo in un batter di ciglia, singhiozzio di pedali senza via d'uscita, tante piccole crepe a deformare un'idea, pochi spiccioli e un chicco di caffè annegato nel trasparente sorriso di un bicchiere.