Dannato

Un giorno il demonio andò a far visita all'angelo in Paradiso lamentandosi di aver bisogno di anime pure per dare maggiore movimento all'Inferno. L'angelo, rattristato per le richieste ricevute dal demonio, spiega che le anime pure non possono passare per l'Inferno e le anime dannate non possono passare per il Paradiso, affinchè l'equilibrio divino possa essere mantenuto sempre ben saldo.

Il ciuffo corvino come il carbone del demonio, cadde sui suoi occhi rossi... pensieroso e raccapricciato, voltò le spalle al giovane angelo.

L'angelo, con i suoi bei ricci d'oro, guardava afflitto le spalle del demonio pendenti al lato sinistro, che strascicava la gamba destra con il capo rivolto in avanti analizzando ciò che  gli aveva appena riferito.

L'aspetto malandato del demonio, seppur abbastanza giovane per la sua età, aveva colpito l'animo puro dell'angelo che, per quell'anima, s'era dannato.

Il viso scarlatto del demonio era in contrasto col pallore evanescente dell'angelo, mentre le mani biancastre come latte arricciavano un capello d'oro;
mani sporche di fuliggine, con unghie incarnite e ricurve, grattavano il viso deturpato dal dolore e dall'inquietudine incessante.

A quella vista, gli occhi marini dell'angelo versarono una calda lacrima estiva, la sua bocca imbronciata come in una smorfia di tristezza; appoggiò la mano delicata sulla spalla di quell'essere tanto inguardabile quanto detestabile.

Il volto imbrunito per l'ardore del fuoco venne solcato da gelide lacrime invernali, poi voltò le spalle per una seconda volta e andò via.