Dono d’amore

Uno dei modi per diventare molto, molto potenti
e molto, molto spirituali
e molto, molto ricchi
è donare.

White Wolf Storm(scrittore e Medicine Man, Cheyenne)

Già da qualche tempo dormiva poco, era sempre agitato e, soprattutto, sin da quando si alzava dal letto la mattina l’angoscia gli stringeva così tanto il petto che a malapena riusciva a respirare e ogni tanto annaspava come se gli mancasse l’aria.
Era andato a farsi visitare da Michele, un amico medico che gli aveva fatto fare un check‐up generale. Il risultato delle analisi glieli aveva portati di persona in ambulatorio la sera del 30 dicembre, poche ore prima che il suo amico prendesse l’aereo per andare ad accogliere il Terzo Millennio in Egitto insieme ad un amico.
Il medico era stato perentorio: “Sei solo stressato, mio caro. O riduci il tuo ritmo di lavoro o, se continui così, non arriverai al Duemila.”
“Stai scherzando, vero? Il Duemila è dopodomani. Non è che sto poi così male.”
“No, tu stai proprio male e non lo vuoi ammettere; se continui così ti può prendere un coccolone da un momento all’altro. Quindi, se vogliamo vederci al mio ritorno dall’Egitto, datti una regolata. Anzi, perché non vieni con me? Io parto domani alle due per il Cairo e vado ad aspettare l’alba del Terzo Millennio accanto alle Piramidi. Il nostro amico Agostino doveva venire con me, ma all’ultimo momento ha conosciuto una donna e trascorrerà l’ultima notte dell’anno con lei. Perciò se vuoi venire, ho un posto sull’aereo e al Cairo puoi dormire in albergo con me.”
“Figurati se ho il tempo di venire in Egitto. Ho ancora un sacco di lavoro arretrato. Ci vediamo al tuo ritorno. Buon viaggio!”
Elio se n’era andato di cattivo umore e quella notte aveva dormito malissimo.
Il 31 dicembre si alzò all'alba. Si fece un caffè e andò in bagno a radersi. Mentre si guardava allo specchio, vide qualcosa che brillava dentro alla pupilla dell'occhio sinistro, come una scintilla. Quando concentrò l'attenzione per vedere meglio, sparì.
“Strano”, pensò.
Dopo un paio di minuti la vide di nuovo: non era una scintilla, ma il bagliore di un fuoco e attorno al fuoco c'erano delle persone che parlavano animatamente. Elio distolse lo sguardo dallo specchio, ma era così emozionato che quando riprese a radersi si tagliò in tre punti. Aveva un po' paura, ma era anche incuriosito. Guardò di nuovo di sfuggita l'occhio sinistro e non vide nulla. Finì di radersi, si vestì e uscì per andare al lavoro.
Era il buying manager  di una ditta di import‐export  e in questo periodo di fine anno il lavoro si era triplicato.
Nella vetrina di una merceria, vide il suo viso riflesso nel vetro. E gli occhi. No, non era il suo viso, non erano i suoi occhi!
Spaventato fece un passo indietro, ma la curiosità lo spinse a guardare di nuovo. L'immagine nello specchio non era quella che abitualmente aveva di sé. Lì era più alto e i capelli gli arrivavano alle spalle. Gli occhi erano freddi, spietati, indifferenti.
Avrebbe voluto fuggire, lasciar perdere, dimenticare ... ma qualcosa di irresistibile in quello sguardo continuò ad attirarlo. Guardò l'occhio sinistro riflesso nella vetrina e vide di nuovo la scintilla. Si avvicinò. L'occhio si ingrandì smisuratamente ...
Era notte ed Elio vide alla propria sinistra un fuoco con delle persone attorno che parlavano e sembravano non accorgersi di lui.
Sparite le case, il marciapiede, la vetrina, tutto ...
L'aria aveva un odore particolare, un misto di fumo e di terra bagnata.
Confuso e spaventato, si guardò intorno e si rese conto di trovarsi in una radura. C'erano alcuni cespugli accanto a lui, ma non riusciva a distinguerli bene. Il posto aveva qualcosa di selvaggio e inospitale, ma le persone intorno al fuoco gli davano un senso di tranquillità.
Una di loro si voltò verso di lui.
“Allora, vieni o dobbiamo aspettarti fino al Duemila?” esclamò.
La sua voce era strana, sembrava la voce di un bambino, ma, avvicinandosi, Elio vide che era un vecchio, con i capelli lunghi e bianchi che gli arrivavano alle spalle. Tutt'intorno agli occhi aveva tantissime rughe sottili mentre il resto del viso era liscio. Aveva parlato in una lingua sconosciuta, ma Elio capì le sue parole. Continuò ad avvicinarsi di qualche passo, con fare indifferente. Non era spaventato, anzi, si sentiva leggermente euforico. I volti delle persone avevano qualcosa di familiare. A prima vista uomini e donne sembravano tutti uguali: avevano i capelli lunghi ed erano vestiti con  una specie di gonna‐pantalone. Alcune donne sembravano molto anziane, altre delle bambine. Notò che tutte avevano attorno alla vita una fascia di stoffa colorata, con degli strani disegni.
Una di loro si voltò e lo guardò.
Elio ebbe un tuffo al cuore. La conosceva, ne era certo, solo che non riusciva a ricordare chi fosse. La donna era giovane, sui trent’anni. Il viso, di colore olivastro, era bellissimo. Gli sorrise e poi si voltò di nuovo verso il fuoco. Non sapeva che fare. Nessuno sembrava interessarsi a lui. Avrebbe voluto sedersi con loro, domandare chi fossero e, soprattutto, cosa ci faceva lui lì, cosa stava succedendo.
Un uomo arrivò con una fascina di legna tra le braccia, la posò accanto al fuoco e andò a sedersi insieme alle altre persone; quindi si voltò verso Elio.
“Avvicinati”, disse, “siediti accanto a me.”
In quello stesso istante Elio riconobbe in lui la persona che aveva intravisto nella vetrina. I suoi occhi erano splendenti e tutta la sua persona emanava forza. Elio si avvicinò, inciampò in un sasso sporgente e cadde. Qualcuno si voltò e rise. Elio si rialzò e poi andò a sedersi accanto all’uomo. Una donna anziana, seduta al suo fianco, gli offrì qualcosa da mangiare. Elio rifiutò gentilmente: non aveva fame. Aveva lo stomaco chiuso, si sentiva come sazio; eppure quella mattina non aveva fatto neanche colazione.
Guardò l'uomo dagli occhi splendenti e gli chiese:
“Ma chi sei?”
L'uomo non rispose. La vecchia seduta accanto a lui avvicinò le labbra all’orecchio di Elio e con fare complice sussurrò:
“Lui è te.” E indicandogli la giovane donna che prima gli aveva sorriso aggiunse: “Anche lei è te.” Poi gli toccò la spalla con la punta delle dita e, guardandolo negli occhi, continuò: “E anch'io sono te, come tutte le persone qui ...”
Elio era inquieto. Guardò le persone accovacciate intorno al fuoco, poi si guardò le mani, imbarazzato, e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto di carta. Sembrava che in quel momento la sua  unica preoccupazione fosse quella di soffiarsi il naso. Piegò accuratamente il fazzoletto e stava per buttarlo nel fuoco, quando incontrò lo sguardo dell'uomo seduto di fronte a lui. I suoi occhi erano duri e avevano quella fissità che spesso si vede negli occhi dei ciechi. Non osò buttare il fazzoletto nel fuoco e, sempre più imbarazzato, tornò a guardarsi le mani, poi alzò furtivamente lo sguardo per vedere se l'altro lo stesse ancora osservando.  L'uomo aveva al collo una collana con un grosso medaglione tondo ed Elio notò che l’avevano anche tutte le altre persone.
“Éhi! Sai cos'è quel fuoco?” esclamò l'uomo. “Vuoi continuare a buttarci dentro la tua merda?”
Le sue parole furono come una frustata. Elio raddrizzò la schiena e non osò più muoversi. Ora tutti lo guardavano.
“Quando deciderai di svegliarti?” incalzò l'uomo. “Vuoi continuare a vivere come un imbecille addormentato anche nel prossimo Millennio?”
Mentre parlava si alzò, si piazzò davanti ad Elio e, quasi bisbigliando, proseguì: “Quando la smetterai di giocare?” Poi, di nuovo a voce alta, aggiunse: “Non hai molto tempo, sai?”
L'uomo era davanti a lui e lo guardava. Passarono due o tre minuti e nessuno parlava. Elio era così agitato che incominciò a tremare. Cercò di controllarsi, ma non ci riuscì. Non sopportava più quel silenzio e stava per dire qualcosa, quando la giovane donna che prima gli aveva sorriso urlò:
“Taci! Ascolta piuttosto!”
In quel momento la riconobbe: alcuni anni prima aveva fatto un sogno in cui aveva visto, di spalle, una giovane donna in mezzo a un viottolo, in un bosco. Aveva avuto l’impressione che quella donna fosse lui stesso e le si era avvicinato per vederla meglio: lei si era voltata, i loro occhi si erano incrociati ed Elio si era trasformato in lei che guardava con amore un Elio più giovane dal viso sereno e dagli occhi splendenti.
Era in piedi accanto a una sorgente che sgorgava tra le radici di una quercia; aveva sentito la vagina inumidirsi e il sangue bagnarle le cosce: si era resa conto che le erano venute le mestruazioni. Era andata dietro a un cespuglio e dal tronco di una quercia, aveva preso un po' di muschio, si era alzata la gonna e, dopo essersi tirata giù le mutandine, aveva applicato il muschio fresco sulla vagina per tamponare l’emorragia.
Il ricordo di quelle sensazioni provate in sogno era così vivo che gli sembrava di averle appena vissute. La donna del sogno era la stessa che ora gli ordinava di tacere. Questa scoperta lo sconvolse. Guardò la donna e capì perché, quando poco prima gli aveva sorriso, aveva avuto quel tuffo al cuore: ne era perdutamente innamorato.
La tensione che provava era sempre più grande. Avrebbe voluto gridare “Basta, smettetela!” e allo stesso tempo non riusciva a distogliere lo sguardo dalla donna, da quella donna che ora sapeva essere sé stesso al femminile, e che amava. Sentì un'ondata di calore montargli alla testa e offuscargli la vista, vide un bagliore rossastro e perse i sensi ...
Si risvegliò davanti alla vetrina della merceria. La commessa del negozio, una ragazza talmente magra da sembrare anoressica, era uscita e lo guardava con dei grandi occhi spiritati.
“Si sente bene, signore?” chiese, preoccupata.
“Sì, sì, grazie”, rispose Elio frettolosamente, “ho avuto solo un leggero capogiro. È già passato.”
Si allontanò lentamente, pensando a ciò che gli era successo. Provava una nostalgia profonda per la donna della visione. Avrebbe voluto rivederla, toccarla, fare l'amore con lei. E desiderava baciarla, baciarla sulla bocca.
Poi si rese conto dell'assurdità. Se la donna era lui, allora si stava desiderando? Si era innamorato di sé? Che pasticcio.
Arrivato alla porta dell'ufficio, suonò il campanello. La segretaria venne ad aprirgli e lo salutò sorridendo.
“Hai un'aria splendida stamattina,” gli disse, in tono scherzoso. “Ti sei forse innamorato?”
“Perché, ho l'aria di un innamorato?” rispose Elio.
“Sì,” disse la ragazza. “Ti brillano gli occhi.”
“Ma va, ma va,” mormorò Elio, quindi entrò nella sua stanza e accese il computer. Quella mattina avrebbe preferito fare una camminata nel bosco invece di dover stare lì a digitare quella “Previsione sull'andamento del mercato della lana fino all'anno 2001”. Tuttavia, dopo alcuni minuti era completamente immerso nel lavoro.
Nel corso della mattinata, però, dentro di lui maturò una decisione. All’ora di pranzo spense il computer: provava una insolita serenità.. Si sentiva forte e pieno di energia, gli sembrava di essere sazio. Soprattutto, si sentiva libero, libero, libero! E respirava meglio. Chiuse la porta dietro di sé e, senza sapere che non sarebbe mai più tornato in quell'ufficio, prese un taxi e andò all’aeroporto. Il suo amico Michele gli aveva detto che l’aereo per il Cairo sarebbe partito alle due del pomeriggio. Fece appena in tempo a raggiungere Michele allo sportello del check‐in; mezz’ora dopo erano in volo in direzione del Cairo.
Appena arrivati si sistemarono allo Gizareh Sheridan Hotel  e subito dopo andarono a cena. Tornati in albergo, presero delle coperte, delle tavolette di cioccolata, una bottiglia di Champagne e fecero chiamare un taxi dal portiere: avrebbero passato la notte alla Piramide di Chephren per aspettare l’alba del Terzo Millennio.
Arrivati ai piedi della Piramide Elio si sentiva esausto, ma felice. Verso le undici iniziò uno spettacolo di luci e suoni ed Elio e Michele ammirarono la Sfinge che si ergeva davanti a loro in tutta la sua maestosità, col volto gigantesco ed enigmatico illuminato da una luce dorata.
A mezzanotte brindarono insieme ad altre centinaia di persone che bivaccavano nei dintorni delle Piramidi e si abbracciarono e baciarono con decine di persone sconosciute, in quel momento fratelli e sorelle di una ritrovata umanità.
Verso l’una si rifugiarono ai piedi della piramide di Chephren, fecero un ultimo brindisi, si avvolsero nelle coperte e si addormentarono.
All’alba un raggio di sole si riflesse sulla bottiglia di Champagne ormai vuota e illuminò il viso di Elio che, aperti gli occhi... si ritrovò di nuovo intorno al fuoco insieme alle donne e agli uomini dai capelli lunghi. La giovane donna e l'uomo dallo sguardo duro erano di fronte ad Elio e lo guardavano intensamente. Dopo un tempo che gli parve lunghissimo, l'uomo parlò:
“Io sono parte di te. Per tanto tempo tu non hai voluto né vedermi, né ascoltarmi, ma io sono parte di te. Io so tutto di te .... e di me. Noi tutti , qui, siamo parti di te ed esistiamo da miliardi di anni, come la terra e le rocce. Solo che tu non ti ricordi di noi ... né di te. Abbiamo deciso di farti un dono.”
“Il dono è la possibilità di stare con noi tutte le volte che lo desideri,” aggiunse la giovane donna, guardandolo  negli occhi..
Elio non aveva mai provato una gioia così grande. Gli occhi di lei erano così puliti, così belli, così ... aaah, gli mancavano le parole per descrivere tutto l'amore che provava. Lo sentiva dentro di sé crescere sempre di più.. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e glielo disse.
“Sì, in effetti, ci piacerebbe che tu facessi qualcosa per noi tutti,” propose l'uomo. “Qualsiasi cosa ti succeda nella vita, abbi cura di loro”, e voltandosi indicò due persone dall'altra parte del fuoco, le quali si alzarono e si diressero verso la giovane donna. Con sorpresa Elio vide che erano un bambino e una bambina. Dovevano avere sette o otto anni e anche loro avevano i capelli lunghi.
“Anche loro sono parte di te”, continuò l'uomo. “Rispettali e falli rispettare come il tuo bene più prezioso, poiché loro sono il tuo bene più prezioso. Ricordati: quando la terra e tutti i soli e le galassie saranno scomparsi, loro vivranno ancora e tu vivrai in loro. E noi con te”.
La bambina guardò Elio e disse a voce bassa: “Vieni!”
Lo prese per mano e lo portò accanto al fuoco.
“Sii come lui”,sussurrò.
“Sii come il fuoco”, continuò la giovane donna, che nel frattempo si era avvicinata a loro. “Questo è ciò che ti chiediamo. Lui dà la sua luce e il suo calore senza chiedere nulla in cambio.”
La donna anziana che prima sedeva accanto a Elio prese la mano della giovane donna, poi quella di Elio, e le mise una sull'altra. Elio non era mai stato così felice e così forte e così pieno di energia.
“Ti amo, ti ho sempre amato”, mormorò Giovane Donna. “Quando vorrai starmi vicino, basta che tu mi pensi ed io sarò lì, con te. Come pure tutti gli altri te che sono qui. E ricordati .... Sii come lui!” concluse, indicando il fuoco.
L'uomo dallo sguardo duro si avvicinò a loro e si tolse la collana con il medaglione.
“Io sono Uomo”, affermò. “Questo fa parte del nostro dono. Perché tu ti ricordi che noi siamo sempre con te!”
Era una collana di lapislazzuli che reggeva un medaglione di onice nera, su cui spiccavano quattro minuscole figure di madreperla, sedute a gambe incrociate intorno a un opale di fuoco: un Uomo, una Donna, un Bambino e una Bambina. Elio guardò il medaglione ...  nello stesso istante si ritrovò ai piedi della piramide di Chephren accanto a Michele addormentato.
Lo svegliò e insieme ammirarono il sole che si levava ad Est, colorando la vita di tutte le tonalità di rosa.
Verso le nove volle tornare in albergo. Era stanco e aveva voglia di riposare. Nella hall si guardò in uno specchio e vide la sua immagine riflessa. Aveva al collo una collana di pietre blu con un bellissimo medaglione nero. Sorpreso, lo toccò per sincerarsi che fosse vero e sorrise.
Nella boutique dell’albergo comprò il necessario per incominciare la sua nuova vita nel nuovo Millennio: spazzolino da denti, biancheria pulita, un paio di pantaloni e una camicia nuova.