Ellen e il fiore dell'amore

C’era una volta, in un piccolo paese di montagna, una donna molto avida e perfida di nome Ellen. Era sempre stata molto ricca e viveva da anni nello sfarzo più totale, nel suo maestoso palazzo, situato sul punto più alto di quel monte. Non si era mai sposata a causa del suo carattere burbero, non era mai riuscita a trovare un uomo che facesse al caso suo e questa cosa, l’aveva resa sempre sfiduciata nei confronti della vita. La sua unica compagnia erano i suoi due cani, che accudiva con immenso amore e profonda dedizione. Erano i suoi compagni di vita, gli unici che le erano rimasti sempre fedeli. Hellen rimaneva spesso a pensare alla sua solitudine e per combatterla, usciva spesso dal suo palazzo per recarsi in un piccolo bosco situato a poche centinaia di metri. Lì amava ammirare la natura: si soffermava a guardare lo scorrere dell’acqua del piccolo ruscello e a raccogliere le margherite, che da sempre considerava il suo fiore preferito. Ne raccoglieva a centinaia tutti i giorni e amava ordianarle in alcuni piccoli vasi che si trovavano nelle varie camere della sua grande casa.
Un giorno, mentre era intenta nella sua raccolta quotidiana, s’imbatté in uno stranissimo fiore dai lunghi petali rossi. Si fermò a fissarlo per qualche minuto, non ne aveva mai visto uno simile prima d’allora e voleva capire cosa ci facesse in un bosco di sole margherite. Ellen rimase a guardare quel fiore per almeno dieci minuti e mentre stava per raccoglierlo, udì una voce che diceva: “Prendimi subito, vedrai ti porterò tanta fortuna”. Ellen rimase sorpresa, non aveva idea da dove provenisse quella voce poiché a parte lei, nel bosco non vi era nessuno. La donna si guardò intorno impaurita, pensando che qualcuno volesse farle del male. Dopo appena qualche minuto, udì nuovamente quella stessa voce che diceva: “Raccoglimi subito, ti porterò fortuna”. Hellen continuò a guardarsi intorno e il suo sguardo cadde di nuovo sul fiore. “Sei stato tu a parlare”? Chiese Ellen stupita. “Si eccomi qui”. Quella voce, apparteneva proprio al fiore, quel fiore diverso dagli altri che aveva attratto la curiosità della donna.
Ellen, dopo quella curiosa scoperta, si avvicinò ancora di più a quel fiore che continuò a parlarle dicendole: “So che ti chiami Hellen e so che soffri un po’ di solitudine, ma è anche colpa tua”. Il viso di Hellen cambiò immediatamente espressione, ciò che il fiore le aveva detto. “E tu come fai a saperlo”? Chiese la donna infastidita, “Per caso leggi nel pensiero”?  Il fiore, con voce allegra le rispose: “Sono il fiore dell’amore, a me basta guardare negli occhi una persona per comprendere il suo stato d’animo”. Ellen rimase basita, aveva incontrato un fiore parlante e per di più che riusciva a comprendere il suo stato d’animo. Dopo un iniziale stupore, la donna si sciolse in un pianto dirotto e cominciò a raccontare al suo nuovo amico, la sua vita e tutto ciò che l’aveva portata a rimanere da sola. Il fiore la ascoltava attentamente, mai prima di allora si era lasciata andare a simili confidenze, per di più a un fiore parlante.
Il fiore, dopo aver attentamente ascoltato il racconto di Hellen, emise un sospiro, aprendo tutti i suoi petali e disse: “Se vuoi, io posso aiutarti cara Hellen, ma devi promettermi che farai tutto ciò che ti dico”. “Farò tutto ciò che vuoi” rispose Ellen. “Sono stanca di essere sola, di questo passo la tristezza mi ucciderà”. Il fiore, commosso dalle preghiere di Ellen, decise che doveva fare qualcosa per restituire a quella donna un po’ di allegria. “Ascoltami attentamente Ellen, vai a casa e prendi dal tuo guardaroba il vestito più bello che hai, indossalo e ritorna qui da me”. Ellen corse subito a casa, prese dal suo armadio un bellissimo vestito rosso e, dopo averlo indossato, ritornò subito dal fiore dell’amore. “Ecco” disse con voce decisa “Ho indossato il vestito come mi avevi chiesto, adesso cosa devo fare”? Il fiore rispose: “Vai alla sorgente del fiume qui vicino, riempi un secchio d’acqua e innaffiami, acquisirò l’energia che mi serve per aiutarti a essere una donna felice”. Ellen prese un grosso secchio e si precipitò al fiume, come il fiore le aveva consigliato. Immediatamente lo riempì d’acqua e di corsa ritornò verso il fiore, lasciando che qualche goccia cadesse in terra.
Dopo aver fatto qualche passo veloce, Ellen arrivò nel luogo in cui di solito era situato il fiore scoprendo, con grande sorpresa che non c’era più. Al suo posto era cresciuta una stranissima pianta con delle grandi foglie piene di spine. “Oh mio Dio” esclamò Ellen con stupore. “Dov’è il fiore che aveva promesso di darmi una mano”? D’improvviso, la donna udì una voce poco lontano che disse “ Il fiore non c’è più qui, adesso è nelle mie mani e non credo che adesso potrà più aiutarti a trovare l’amore”. Ellen si girò e vide, poco distante da lei, una vecchina con il naso un po’ allungato e che aveva tutte le sembianze di una strega. Si trattava, infatti, di una vera e propria strega che abitava quei boschi da moltissimi anni. Era stata lei a prendere con sé il fiore e rinchiuderlo in una campana di vetro, affinché potesse appassire e far svanire la sua magia benefica.
Ellen cominciò a sentirsi di nuovo persa, quel fiore le aveva restituito la speranza di poter finalmente amare un uomo come lei desiderava. La donna voleva fare qualcosa a tutti i costi per restituire al fiore la sua libertà e per dare a se stessa una nuova possibilità. Questa volta però il destino si mostrò davvero duro per Ellen, la strega si era impossessata di quel fiore che per la donna rappresentava la sua unica ancora di salvezza.
Una mattina, mentre Ellen era intenta nella sua passeggiata quotidiana nel bosco, le comparve dinanzi una giovane ragazza vestita completamente di bianco. “E tu chi sei”? Chiese Ellen un po’ impaurita da quell’improvvisa apparizione. “Sono Verdiana” rispose la fata “Sono la fatina dei boschi e ti aiuterò a recuperare il fiore che diventerà l’uomo che amerai per tutta la tua vita”. Ellen rimase sorpresa da quella rivelazione, non aveva realmente compreso ciò che la fata Verdiana volesse dire. La fatina scomparve improvvisamente, ma lasciò a Ellen una bottiglietta di vetro con una pozione che dal colore sembrava molto simile al succo di limone, che la strega, doveva bere affinché si rendesse innocua e il fiore potesse essere liberato. Ellen prese delicatamente in mano quella bottiglietta, e s’incamminò verso il prato, dove prima si trovava il fiore dell’amore, sperando di trovarvi ancora la strega al suo posto. La donna rimase per un po’ ad aspettare, ma dopo alcuni minuti, ecco arrivare la strega con il suo fare maligno. “Che cosa vuoi ancora”? Chiese la strega. “Perché sei ritornata di nuovo qui, il fiore adesso è mio e non potrà mai più aiutarti”. Ellen non fu per nulla turbata dalle parole della strega, aveva in mano l’antidoto che l’avrebbe annientata. “Ascoltami cara strega” disse Ellen “So che ti piace molto il succo di limone e ho pensato di portartene un pochino, l’ho appena fatto con le mie mani”. La strega per un po’ tentennò a quella proposta, ma cambiò subito idea strappando quella boccetta dalle mani di Ellen. Il gesto fu talmente violento che la boccetta cadde improvvisamente in terra, facendo fuoriuscire tutto il suo contenuto.  Ellen rimase di sasso, il suo proposito di sconfiggere la strega stava svanendo nel nulla. “Hai visto cosa hai fatto maledetta”? Esplose la strega. “Adesso cosa me ne faccio di una bottiglietta rotta”? Ellen era sconvolta, il suo proposito distruggere il potere della strega e riavere il suo fiore stava svanendo e con lui anche la possibilità di innamorarsi nuovamente. La strega era molto infuriata, voleva punire Ellen per aver rotto quella boccetta che conteneva la sua bevanda preferita. Passata l’iniziale arrabbiatura, la strega si allontanò e notò che aveva le dita sporche di quello che lei credeva fosse succo di limone. Immediatamente si portò le mani alla bocca per poter succhiare quella bevanda e sentire quel sapore che tanto le piaceva. Appena poggiò le labbra sul suo dito pollice, la strega cadde tramortita. Ellen, che aveva assistito alla scena, lanciò un fortissimo urlo di gioia. La pozione aveva dato l’effetto sperato e la strega era ormai sconfitta. Ora però doveva ritrovare il suo fiore, quello che doveva aiutarla a rinnamorarsi. Hellen si recò subito nel covo in cui la strega abitava, ma non trovò il suo fiore. Ad attenderla c’era un giovane uomo, alto e bello, che le prese la mano accogliendola con il sorriso sulle labbra: “Grazie a te, cara Ellen, sono ritornato normale” esordì l’uomo.” Hellen era perplessa, ma allo stesso tempo felice. “Come ti chiami”? Gli chiese la donna. “Mi chiamo Paride” rispose il giovane. “Un incantesimo della strega mi aveva trasformato in fiore. Volevo che tu mi facessi ritornare uomo seguendo i consigli che stavo per darti quando ero un fiore, ma tu hai sconfitto la strega e senza volerlo hai scelto la via più semplice”. Il viso di Ellen trasmetteva felicità come mai prima di allora. “Adesso vieni via con me” proseguì ancora Paride. “Saremo felici per sempre l’uno accanto all’altra”. La profezia di Verdiana si era avverata e Ellen potè così tornare ad amare. Qualche giorno dopo, i due convolarono finalmente a giuste nozze che si celebrarono all’aperto, nel bosco che Hellen aveva sempre amato. Alla cerimonia partecipò l’intero paese e i canti e i balli si susseguirono fino a notte inoltrata. Gli sposi andarono a vivere nel grande palazzo in cui la donna viveva da sempre. Ormai Ellen era una persona nuova, aveva abbandonato il suo carattere scostante e si apprestava a vivere una vita serena accanto a quell’uomo che già da qualche tempo le era vicino, anche se sotto forma di fiore.