Fine

Mi chiedevo se fosse successo da un giorno all’altro, se questa distanza si fosse materializzata in un attimo o lentamente, trascinata ed allargata dalla consuetudine e dal tempo. Ricordavo il primo giorno insieme, i sospiri carichi di aspettative e di speranze – mi sforzavo di ricordare l’ultima volta che ci eravamo divertiti davvero, fuori dai nostri ruoli ormai predefiniti e prestabiliti e prevedibili; l’ultima volta in cui eravamo stati non dico felici ma sereni uno accanto all’altra, consapevoli della necessità della reciproca presenza non per la mera voglia di avere compagnia e garantirsi una sussistenza ed assistenza e conservazione delle posizioni acquisite, ma per respirare e sentirsi vivi. Pensavo a come era stato possibile permettere che un rifugio sicuro si trasformasse in una gabbia che taglia fuori tutto il resto del mondo, i colori e i profumi e i sogni e le aspirazioni. A come avevamo creduto di poterlo cambiare insieme questo mondo, per costruirne uno più adatto a noi, ricco di suoni e sentimenti puliti. A come alla fine era stato il mondo a cambiare noi e i nostri sentimenti, invadendo la nostra vita con la prepotenza dei suoi suoni grigi e meccanici.