Futuro incerto

La mattina era finito tutto. La festa del Pilar si era conclusa. Mi svegliai verso le dieci, feci la doccia, mi vestii e scesi. La piazza era deserta e non c’era nessuno per le strade. Solo gli addetti alle pulizie che raccoglievano le varie bottiglie sparse per la piazza. I caffè stavano appena aprendo e si riusciva a sentire già l’odore delle prime brioche pronte.
Entrai in un bar, dove mi sedetti in una sedia di vimini. La festa ormai era finita, ma tutto intorno ne restavano i segni, gli stessi segni che restavano ad una persona dopo aver trascorso una serata a bere. Un cameriere in camicia bianca uscì dal bar con una scopa e iniziò a spazzare la strada davanti al bar, forse glielo aveva ordinato il proprietario che stava dietro al bancone.
Bevvi un caffè e dopo un po’ arrivò Fabio. Si sedette al mio tavolo e anche lui ordinò un caffè.
“Allora Paolino” disse, ”è finita questa bellissima festa”.
“S’” dissi io. “Inizierai a studiare adesso?”
“Non credo. Adesso vorrei fare un viaggio. Mi piacerebbe andare a San Sebastian o a Salamanca. Tu inizierai a studiare per gli esami di dicembre?”
“No. Mi rilasserò ancora una settimana. Penso che proverò a scrivere un racconto che invierò ad un concorso per autori emergenti”.
“Cosa scriverai?”
“Non so ancora, ma credo riuscirò a tirar fuori qualcosa da questi due mesi trascorsi in Spagna”.
“Bene, ti auguro di trovare l’inspirazione giusta” disse. “Io ho una gran voglia di tornare in Italia, non so tu!2
“Anch’io” risposi. “Questi mesi stanno risultando più difficili di quanto immaginassi”.
“Parli così a causa della tua ragazza?”
“No, almeno non è solo quello. Avevo già messo in conto la difficoltà della lontananza.”
“Allora? Perché mi sembri così giù di morale?”
“Fabio, credo di star percorrendo la strada sbagliata” dissi. “E adesso è troppo tardi per correggerla”.
Intanto Fabio finì il suo caffè. Ci alzammo e uscimmo per fumarci una sigaretta. Si stava bene in piazza. C’era molto silenzio.
“In che senso hai sbagliato strada?” mi chiese.
“Nel senso che sto male nel sentir parlare di spread, rendimenti, valori attivi e passivi e di tutte quelle dannate cose che hanno a che vedere con l’economia. Sono uno scrittore, non riesco proprio ad appassionarmi ai modelli di markowitz. Amico, sto male nel dover dedicare quasi tutte le mie energie allo studio di queste materie”.
“Perché mai hai deciso di darti all’economia mi chiedo!”  mi disse. “Comunque non è mai troppo tardi nella vita. Puoi mollare tutto e dedicarti alla tua passione”.
“Sono al mio ultimo anno, sarei uno stupido”.
“Non saresti stupido, perché dopo c’è la specialistica. Perché non ti iscrivi alla facoltà di filosofia?”
“ Per poi cosa fare?” risposi io. “ Questa società non da più spazio ai filosofi. Non troverei mai un lavoro, e tu sai che ho necessità di iniziare al più presto di lavorare”.
“Paolo, non so che dirti. Ti auguro che il destino ti dia la forza di realizzare tutti i tuoi sogni”.