Gnöthi Sautón

Il cervello umano era e resta un incognita anche per gli scienziati odierni più preparati ed aggiornati, lo è allo stato attuale come  anche e di più lo era nel lontano passato, la scritta ‘Gnothi sautón’ campeggiava nel pronao del tempio del dio Apollo a Delfi. Era un invito a scoprire il potenziale che è in noi, nel nostro animo, nella nostra mente, insomma conoscere i propri limiti. Il dio Apollo non aveva molta stima degli uomini, li considerava ‘miseri mortali che come foglie ora in pieno splendore poi languiscono e muoiono.’ Oggi un uomo di successo è colui che non ha limiti, un dio moderno a cui tutto è permesso, attenti però perché ognuno di noi deve accettare le proprie ombre proiettandovi una luce, una black list da riconoscere e da superare. Per nostra fortuna oggi nei paese occidentali per i ‘diversi’ v’è molta più tolleranza che in passato, sola eccezione i musulmani: per  loro, secondo i principi stilati secoli addietro da un certo Maometto la vita umana ha un valore molto relativo se non addirittura nullo. Come è venuto fuori stó pistolotto? Ad Alberto appena sveglio talvolta tornavano in mente frasi o concetti acquisiti durante la vita di studente, in questo caso ‘Gnöthi sautón’. La cosa era preoccupante? In merito Alberto aveva consultato neurologo amico che come consiglio: “Pensa alla fica!” Ed a quella erano diretti e pensieri del buon Albertone maresciallo delle ‘Fiamme Gialle’, per il suo servizio aveva avuto modo di conoscere persone di ogni ceto sociale, dagli spacciatori di sostanze stupefacenti ai signori cui aveva sequestrato oggetti di antichità. In una occasione di tal genere una signora aveva proposto uno swapping fra lei e gli oggetti. A malincuore Alberto aveva rifiutato, la dama era un gran pezzo di ‘gnocca’ ma poteva essere pericoloso e quindi da scartare, la dama per vendetta aveva messo in giro la chiacchiera che il bell’Alberto non amasse molto la ‘patata’. Alberto era stato fortunato: due zie, una paterna ed una materna era decedute lasciandolo unico erede di un bel patrimonio: primo acquisto una Jaguar X Type suo vecchio amore ed una abitazione a Messina sud Contesse vicino al mare. ‘Invidia magna dilabuntur’ dicevano i latini, principio ancora valido che aveva portato un superiore di grado di Alberto a chiedergli conto e ragione di tanto sfoggio di ricchezza. Il cotale era piccolo, brutto e cattivo questo il vero motivo della sua invidia ma tutto era finito nella sconfitta del piccolo, brutto e cattivo che aveva dovuto ingoiare il rospo. L’essere rimasto scapolo era stato in generale un vantaggio per Alberto, aveva molto amici e raramente rimaneva solo la sera, ultimamente però era andato incontro ad una grossa delusione, l’amica del cuore, Stefania, l’aveva lasciato per uno più giovane di lui che, quarantacinquenne, l’aveva considerato vecchio! Per evitare di dover sostituire colleghi assenti Alberto, rispolverando un  suo antico hobby aveva sostenuto a Roma una esame ed aveva conseguito la qualifica di ‘capo laboratorio fotografico’ ed in tale qualità inamovibile con gran scorno del piccolo, brutto e cattivo. Altra pensata del nostro ‘eroe’ iscriversi all’Università alla facoltà di lettere, a scuola era piuttosto bravo nelle materie letterarie, psicologicamente si sentiva più giovane nell’essere ritornato agli studi. Un fatto nuovo cambiò in parte la vita di Alberto: un giorno nel giardino dell’Università vide una ragazza seduta su una panchina con la testa fra le mani, incuriosito si avvicinò e notò che la cotale aveva il viso inondato di lacrime situazione che metteva Alberto in crisi, si avvicinò e sedette vicino a lei senza parlare. Dopo un po’: “Hai un fazzolettino, il mascara mi si è appiccicato al viso.” Alberto era in possesso di un fazzolettino. Dopo un po’ di tempo: “Grazie, sono Sveva, non ti ho mai visto prima, io sono iscritta ad architettura.” “Io, Alberto, a lettere, non sono tanto intelligente da poter affrontare una facoltà così difficile come la tua, a scuola in matematica ero una frana.” Sveva era riuscita a sorridere, guardò meglio Alberto, ormai le lacrime erano finite ma evidentemente non il motivo. “Ciao, se ci dovessimo rincontrare…” “E chi ti lascia più, io sono il buon samaritano ed anche boy scout, oggi non ho ancora effettuato la mia buona azione giornaliera.” “Accompagnami sino all’ingresso della mia facoltà.” “Non vorrei suscitare la gelosia di qualche innamorato respinto, sei veramente piacevole, non mi prendere per un lumacone, sono sincero, amo le bionde naturali…” E che ne sai che sono bionda naturale, le signore…”Un modo c’è per constatarlo!” “E se ti dico che sei uno zozzone!” “Lo accetto e lo merito, facciamo una cosa: ho la mia macchina al posteggio del Cavallotti, prometto di non saltarti addosso parola di boy scout…” “Senti boy scout non penso proprio che ce la faresti, io vado in palestra e sono pratica di kickboxing,  male te ne incoglierebbe!” “È un modo per scaricarmi, vuoi che mi tolga dai piedi.” “Dammi stó passaggio io abito a Torre Faro.” “Io invece dall’altra parte della città a Messina sud, facciamo una cosa, tiriamo in alto una moneta, se esce testa andiamo a casa mia, croce da te.” Volata la moneta: “Cara hai perso, il Cavallotti ci aspetta.” Dinanzi alla Jaguar: “Che mestiere fai, non mi convinci tanto.” “Sono un Caino, così ci chiamano a noi Finanzieri, questa è la mia tessera di maresciallo, persuasa?” “Anche i marescialli possono essere degli zozzoni!” “Sto zozzone ti lascia a piedi …” Proposta inaspettata: “Me la fai guidare, io sono brava non andrò a sbattere.” “D’accordo, sei una fonte inesauribile di sorprese.” Sveva lungo i tornanti del parcheggio dimostrò di essere un buon ‘manico’, Alberto mise in funzione il satellitare e così Sveva, seguendo le indicazioni della voce femminile giunse sino alla villetta di Alberto a Contesse. “Manca solo che esca fuori un maggiordomo!” “Non ti offendere ma ti trovo un po’ acida.” “Ti chiedo scusa ma non sono così di natura, un ultimo avvenimento negativo mi ha cambiato la vita, mio padre era un autotrasportatore, col camion stava andando a Dusseldorf quando probabilmente per un colpo di sonno è andato fuori strada, il camion si è capovolto e lui è morto sul colpo, mia madre è casalinga ed io…” Sveva si era allontanata, aveva ripreso a piangere, Alberto la seguì, era di spalle, la girò e la baciò in bocca.”Sei un approfittatore, non ero in grado di respingerti.” “L’avresti fatto?” Un bacio da parte della baby fu la risposta piacevole per un Albertone il cui ‘ciccio’ alzò la testa, la ragazza se ne accorse, guardò in faccia il ‘padrone’ e: “Che ne dici di cucinare qualcosa, la tristezza mi fa venir fame.” Anche in campo culinario Sveva dimostrò la sua bravura, con quello che trovò in frigo e nella dispensa vennero fuori un piatto di spaghetti alle vongole, sgombri in scatola, carciofini e funghi sott’olio e due banane. “Toh anche una macchinetta del caffè con le cialde!” “È un regalo della mia ex, mia ha lasciato, per la rabbia volevo gettarla via, quando sono irritatato e deluso …” “Chiamo mia madre. Mamma sono a pranzo da un’amica, ti farò sapere quando rientro.” “Adesso ho cambiato pure sesso!” “Mia madre è molto all’antica, ora che è diventata vedova è ancora più apprensiva…” “Andiamo sulla spiaggia, non importa se non hai il costume, bastano gli slip ed il reggiseno.” “Ormai non mi freghi più, puoi far lo spiritoso quanto vuoi, se non la smetti vengo veramente come hai detto tu.” “Sono stato inopportuno, stando vicino a te ti sto apprezzando, che ne dici di sposarci? La tua predecessora (si dice così?) mi ha lasciato perché secondo lei ero troppo vecchio, tu come mi trovi?” “Ho capito, sei in attesa di qualche complimento: ti trovo affascinante, signorile, buono d’animo e…furbacchione…Che bello il piacere di camminare a piedi nudi sulla sabbia, mi ricorda quando da piccola mio padre mi portava a fare il bagno e mi insegnò a nuotare, un ricordo doloroso, non voglio intristire pure te.” Seduti a terra Sveva abbracciò Alberto il cui ‘ciccio’…”Non ti si può avvicinare che…” ”Ti chiedo scusa da parte dello zozzone, vuol dire che lo schiaffeggerò così impara a fare il serio!” Sveva si alzò di scatto e si mise a correre lungo la battigia, Alberto dietro a lei col fiatone, era veramente una sportiva. La ragazza si sedette di nuovo sulla sabbia in attesa dell’arrivo di Alberto. Il non più tanto giovane smesso il fiatone: “Mi ricordi la leggenda di Dafne che fuggiva per non farsi prendere da Apollo che non la raggiunse, fu trasformata in una pianta di alloro da parte della madre Gea.” Cena in una vicina trattoria in passato frequentata talvolta da Alberto. Il titolare Marco: “Maresciallo il solito?” “No stasera voglio essere leggero…” A casa Sveva in bagno, poi si ripresentò ad Alberto in sottoveste: “Che ne dici di riposarci a letto, niente TV, oggi troppi cambiamenti.” “Mamma dormo da Roberta…d’accordo, mi farò viva domani.” La ragazza chiuse in parte gli scuri, una lieve penombra nella camera da letto invogliava alle coccole che ovviamente non bastarono a ‘ciccio’ che, more solito alzò la testa, fu ignorato. Nel frattempo Sveva si era denudata al che Alberto ebbe una reazione a dir poco sciocca: “Sei una bugiarda, non sei bionda naturale!” La ragazza aveva mostrato un pube tipo foresta tropicale dal colore decisamente scuro. “Domani userò l’acqua ossigenata…” Alberto capì la cavolata e non insistette, cominciò a baciare la ragazza in bocca, a lungo, un sapore piacevole di caramella, quasi lo stesso della patatina, Alberto fra tanti peli trovò il clitoride che quasi subito rispose alle sollecitazioni ma la ‘padrona’ si scostò, non era il tipo egli orgasmi multipli. Dopo un piccolo post ludio Alberto ripartì all’assalto e Sveva ebbe un altro orgasmo più prolungato, volle avere  altro riposo. ‘Ciccio’ nel frattempo non si dava per vinto, la giovane ebbe ‘un’attenzione’ per lui e fu subito ricambiata con un flusso che le riempì completamente il cavo orale, Sveva si rifugiò in bagno, Alberto sentì che faceva gargarismi e poi si lavò i denti col dentifricio. Al rientro in camera da letto: “Non  sono abituata a…è stata la prima volta e sinceramente non m’è piaciuta, se lo fanno tutte le donne mi devo abituare. Dì al tuo ‘zozzone’ che per questa volta si deve accontentare, non mi sento di concederti di più, sono vergine.” “In senso astrologico?” “Non fare lo spiritoso fuori luogo, in senso astrologico sono un Ariete.” “Peggio che mai” pensò Alberto quel segno aveva le caratteristiche di persona dalla forte personalità che ha molte iniziative e non vuole essere contraddetta! ”Buona notte cara, girati di spalle, ti abbraccerò da dietro.” “Non penso sia una buona idea, ci tengo che il mio buchino posteriore resti…” “Va bene mi giro io di spalle, cuntent?” “Adesso fai il milanese, per un romano puro sangue è un’offesa!” Morfeo dirimé la questione prendendo fra le braccia i due ormai innamorati ma litigiosi. La mattina un odore di caffè stimolò l’olfatto di un Alberto ancora semi addormentato. “Buon giorno vecchietto mio, che vuoi prima il caffè o un bacio?” “Che non mi prenda per il culo!” “Che ne dici di una ‘cravatta’ con i tuoi arti superiori ed inferiori?” “Ne ho pensata una più carina, ti addormento col cloroformio e me la spasso alla grande col tuo favoloso corpo, prima di tutti la…” “Quella è rimasta vergine, l’ho destinata a mio marito.” “Ho pensato ad un nostro matrimonio morganatico…” “Se pensi di prendermi in castagna ti sbagli, non so che farmene dei tuoi beni, mi occorre solo il tuo aiuto per conseguire la laurea in architettura, ti concederò volentieri la mia ‘patatina’ solo per amore, purtroppo mi sei entrato nel cuore e nell’anima, sono indipendente di natura, il giorno della mia laurea sarà la fine del nostro rapporto.”Cazzo questa era una vera Ariete, Alberto sentì una tristezza immensa pervadere il suo cuore, non voleva assolutamente rinunziare a Sveva e: “La mia era solo una battuta, per dimostrati il contrario farò un testamento olografo dei miei beni a tuo favore, cuntent?” “Furbacchione, un giorno successivo lo potresti cambiare!” “Furbacchiona tu, io lo lascio senza data così potrai apporla tu e sarà sempre valido cuntent?” “Ti chiedo scusa, non volevo fare la parte di una prostituta, niente testamento, mi manterrò col mio lavoro, nello studio sono brava e così penso sarà nella professione.” Questa volta fu Alberto con le lacrime agli occhi, capì che Sveva sarebbe stata la persona che gli sarebbe potuta stare accanto per tutta la vita, almeno lo sperava. “Ho sempre sostenuto che gli uomini sono dei bamboccioni, tu non fai eccezione, forse un gradino al di sopra degli altri, forse.” “Vedo che non ti arrendi mai che ne dici…” “Y compris, stasera inaugureremo la mia ‘gattina’ cuntent?” In trattoria Sveva mangiava con molta compostezza, a rilento al contrario di Alberto che in breve tempo aveva fatto ‘piazza pulita’. Marco: “Maresciallo vuole un ammazza caffè, una vodka, un cognac?” “Tutto a posto, aspetto che la signorina si sbrighi a masticare stò pollo!” A casa: “Caro mi faccio una doccia calda, ho un bagno schiuma che fa risollevare i morti!” “Qui morti non ce ne sono, anzi c’è un tale che si sta incazzando nel senso che…” “Cucciolone mio, mi sbrigo e ritorno subito,  per favore nel frattempo accendi tutte le luci della camera.” Ad Alberto venne in mente un detto appreso da un suo collega siciliano di bello spirito: ‘Addrumate torce e lumere ca se cannuce o’ sticchio e ma mujere’ era proprio adatto alla situazione. Nuda e bellissima apparve sulla porta del bagno Sveva, ‘ciccio’ andò in solluchero, ormai si sentiva padrone della ‘cosina’ della ragazza che lui voleva far diventare cosona…Alberto si gettò col viso fra le cosce profumate della giovane: “Per trovare il clitoride ci vuole un cerca persone, tutto stó pelo.” “Ti accontento, vado a rasarmi.” “No scherzavo, talvolta il gusto della battuta…devo dimenticarmi il mio spirito romanesco, il sapore della tua ‘gatta’  è unico, mi fa impazzire, anche ‘ciccio’ è d’accordo, ora cercherò di essere il più delicato possibile, prendilo in mano tu,  ti farà meno male.” Ci volle del tempo, Sveva aveva un imene molto stretto, alla fine gran fiotto sul collo dell’utero, la signorina era diventata signora! “Grazie cara, sarà un ricordo indelebile della mia vita, sei stata la prima vergine che ho conosciuto.” Sveva non aveva alcuna voglia di parlare, la cosina le faceva ancora male, liquidò Alberto con un bacio, mise fra le gambe un assorbente e si girò di spalle, ‘la favola breve è finita, il vero immortale è l’amor’ e così fu. Alberto non ebbe il coraggio di chiedere altre prestazioni sessuali per un po’ di tempo. Per non chiedere al piccolo, brutto e cattivo della licenza ordinaria telefonò al dottore della caserma che gli prescrisse trenta giorni di convalescenza. Alberto e Sveva ripresero a frequentare l’Università, ormai la ragazza era l’autista della Jaguar, andarono anche a trovare la mamma di lei che abbracciò sia la figlia che Alberto, dalla sua espressione si poteva ricavare che non aveva molto apprezzato il futuro genero. Un giorno a tavola Sveva si dimostrava particolarmente allegra. “Fai partecipe anche me del tuo buon umore?” Stanotte ho sognato mio padre, sai come si chiamava, sicuramente no perché non te l’ho mai detto: Alessandro, ti piace? Mia madre si chiama Sofia.” “Vuoi citarmi i nomi di tutta la tua schiatta?” “Non usare termini astrusi inutile ripeterti il giudizio che ho degli uomini, dei bambinoni, tu non sei da meno. Quelli sono i nomi di nostro figlio o di nostra figlia, con la speranza che siano un po’ più furbi di te!” Alberto strabuzzò gli occhi, quella notizia proprio non se l’aspettava, diventare padre, non l’aveva mai messo in conto! In seguito Sveva dovette cambiare il giudizio su suo marito: un giorno trovò in casa la moneta che in passato Alberto aveva usato per decidere a casa di chi andare,  aveva due facce di ‘testa’ uguali!