Homo homini lupus

Dall’inizio della mattinata rifletto su quel che mi è accaduto a Portland, la mia città. Coloro che volevano uccidermi avevano saputo in men che non si dica ciò che avevo appreso sui loro loschi affari commerciali mentre non hanno scoperto nulla sulla mia permanenza al Satan’s Womb (per trovarmi a Maui hanno avuto bisogno dell’aiuto di un hacker dannatamente in gamba) e le informazioni che abbiamo raccolto in questo periodo sul Pacta sunt servanda. È chiaro che quest’ultimo sia il braccio armato di chi ha ordinato la mia esecuzione. Il fatto si spiega in un modo solo apparentemente semplice. Avendo ricevuto l’incarico di supervisionare la fusione tra le due aziende che avrebbero dovuto farne nascere una terza ero finito nel mirino dei miei assassini. Forse, è bastato un semplice cookie, un trojan horse, un software, per esser avvertiti in tempo reale delle mie azioni. Una volta scoperto che avevo individuato il loro malaffare dev’esser stato un gioco da ragazzi ordinare la mia dipartita immediata da questo mondo di tribolazioni. Molto più difficile sarà risultato scoprire le mie tracce nel periodo in cui sono stato ospite del Dottor Spencer, che non aveva alcun legame con la mia precedente vita, a cui debbo la mia sopravvivenza e tutto. Da lì, al Satan’s Womb il passo è stato breve e, dopo molte sofferenze, anche il trasloco fino all’isola di Maui, dove mi hanno infine ritrovato. È triste sapere che la cancellazione di un’intera esistenza è dovuta solamente al business.
Fin da piccoli riceviamo una educazione al rispetto delle regole, della vita e degli altri. Alcuni di noi fanno tesoro di questi insegnamenti. Altri no e si comportano di conseguenza. Coloro che si sono serviti degli assassini prezzolati del Pacta sunt servanda sono considerati il fior fiore della nazione, la crème de la crème, uomini che spostano il Prodotto Interno Lordo verso l’alto o il basso, che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone, che hanno nelle mani il presente e il futuro di tante famiglie. Forse, il punto è proprio questo. Il successo nell’uso del potere corrompe la visione di quelli che si hanno di sotto. Non a caso, Charles‐Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, sosteneva che «Il potere assoluto corrompe in modo assoluto».
«A cosa stai pensando?», mi domanda il Dottore vedendo il mio sguardo assente.
Tiro un sospiro. Sono vivo. Ancora. Nonostante tutto. Non voglio annoiarlo con le mie ossessioni. Taglio corto. «Alle mascherine sui volti delle persone. Debbo farci ancora l’abitudine». Il Dottore mi scruta con attenzione. Forse capisce che ho mentito. Non importa. Sa che non gli mentirei mai nel profondo. Il legame che si è instaurato tra noi è tale che saremmo disposti a dar la vita l’un per l’altro. Del resto, abbiamo già corso questo rischio.
«Guardate cosa ho trovato!», esclama Jared invitandoci a ispezionare il suo tablet. Il Dottore e io ci avviciniamo alla sua postazione. Leggiamo quanto descrive un sito nel deep web. Cita i Nizariti e tutta la Letteratura che esiste dietro questa setta degli ismailiti, una corrente dell’islam sciita, seguaci dell’Aga Khan e conosciuti anche come Setta degli Assassini. Lo stesso vocabolo designa anche la setta e deriverebbe da hashish, una sostanza stupefacente psicotropa ottenuta dalle infiorescenze femminili della pianta di Cannabis (la canapa indiana), i cui effetti sono dovuti principalmente al Δ9‐THC in essa contenuto (in quantità maggiore rispetto alla marijuana). In lingua araba “mangiatori di hashish” si dice ḥashshāshīn o ḥashāshīn (حَشَّاشِين o حشاشين). Tra migliaia di assassinii attribuiti ai Nizariti e agli Ismaeiliti sembra che neppure uno sia stato eseguito con il veleno. Secondo le regole di questa setta il nemico si doveva uccidere platealmente, viso a viso, con un pugnale, spesso in luoghi affollati, davanti al popolo. Una teoria fa risalire ai Nizariti l'attentato di Sarajevo, il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo‐bosniaco Gavrilo Princip contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria‐Ungheria, e di sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca il 28 giugno 1914. La Società degli Eguali, la Società dei Sublimi Maestri Perfetti, la Congiura delle polveri, il Bye Plot e e Main Plot, l’antisemitismo di Adolf Hitler e della Germania nazista con il tentativo di assassinare il Führer, passando per l’omicidio dei Kennedy, il crollo delle Torri Gemelle e la formazione del Califfato d’impronta jihadista salafita ISI o Stato islamico dell'Iraq (Dawlat al‐ʿIrāq al‐Islāmiyya), sono altre medaglie di questa setta. Il sito si spinge oltre e collega anche il laboratorio di Wuhan, in Cina, il paziente zero, il professor Liu Janlun, 64 anni, apprezzato microbiologo, domandandosi retoricamente se la Fondazione Bill e Melissa Gates sia stata semplice spettatrice involontaria o qualcosa di più e poi c’è l’Ordine della Rosa Rossa.
A metà tra l’inorridito e il galvanizzato, ci rendiamo conto che forse abbiamo trovato un collegamento tra ciò che è capitato nella nostra storia recente e altri accadimenti che hanno sconvolto il mondo intero per generazioni. Io, Nicholas Marshall, ho pestato i piedi a degli affaristi che hanno deciso d’ingaggiare degli assassini che fanno parte di una secolare e spietata organizzazione mondiale che non si darà pace sino a quando non mi ritroverò sepolto sotto almeno tre metri di terra.
«E se provassimo a cercare i mandanti anziché i loro tirapiedi?», chiede il Dottore mentre è seduto su una sedia in una posa plastica che ricorda Le Penseur, la celebre scultura bronzea dell'artista francese Auguste Rodin conservata a Parigi, nel museo che porta il nome del suo creatore.
«Più facile a dirsi che a farsi e poi si rischierebbe di cadere dalla padella nella brace. I miei problemi sono nati quando ho indagato su alcune voci di bilancio della Techno Group nell’ambito di un assorbimento economico finanziario della DeSoft da parte della RPA Company. L’obiettivo era quello di fondersi con la Hewlett Packard. Conoscere il nome di chi mi ha condannato a morte non impedirà ai miei sicari di uccidermi. Poi, è logico pensare che ci sia un rapporto continuo tra chi ordina e chi deve eseguire il compito perciò andare alla Techno Group potrebbe significare andare a ficcarsi dentro la pancia della balena», confesso con più di un pizzico di timore.
«Abbiamo alternative?», chiede Jared guardandomi con una luce negli occhi che non gli ho mai visto prima. Ha ragione, da vendere.
Prima di lasciare l’internet point raccogliamo informazioni sulla Techno Group. Usciamo e inforchiamo le nostre biciclette. Facciamo ritorno in albergo e quando il sole tramonta spieghiamo tutto ciò che abbiamo scoperto a Scarlette. Decidiamo di aggiungere un appostamento particolare al nostro piano. È evidente che i mandanti dei miei sicari sono dei ricchi imprenditori di Wall Street. Lo è altrettanto che proprio le famiglie che più contano nello scacchiere dell’economia nazionale e mondiale non si vedono nei luoghi deputati alla movimentazione azionaria. Tuttavia, ogni tanto lo fanno. Così, tanto per dare un’occhiata alle loro proprietà, per un atto di vanità. Individui che non amano mostrarsi agli altri peccano, una volta ogni tanto, di ostentazione e di esibizionismo. Sono due facce della stessa medaglia.
La decisione è presa.
Prendiamo un volo per la Grande Mela e alloggiamo in un albergo. Dopo esserci sistemati, seguiremo Wall Street e i maggiordomi che in essa vi lavorano.

È trascorsa una settimana da quando abbiamo iniziato il primo appostamento. Conosciamo ogni ciottolo di porfido della strada così come i chioschi di street food, di spille, magliette o altri gingilli simili. Abbiamo memorizzato i volti di quasi ogni dipendente della Techno Group. Se anche un semplice usciere si mostra al numero 23 uno di noi è pronto a seguirne le mosse sin dove è possibile farlo. Chiacchieriamo con diversi tassisti. Se si hanno bisogno d’informazioni è a loro che bisogna chiederle. Prima ancora dei documenti storici, a New York funziona il passaparola. Non importa la razza o l’estrazione sociale, un tassista è la persona più informata sui fatti e probabilmente la prima vera fonte di notizie per ogni giornalista che si rispetti.
Spegnete il televisore.
Dimenticate la CNN.
Se volete sapere qualcosa fatevi un giro panoramico della città e saprete tutto ciò di cui avete bisogno in pochi minuti.
Il tassista che ci racconta le migliori indiscrezioni è di chiare origini giapponesi. Arata Shimizu è americano di terza generazione. Adora il suo nuovo Paese, fonte di grandi opportunità per chi, come lui, s’impegna a fondo per raggiungere i suoi obiettivi. Veniamo a sapere molte cose sulla Techno Group. Chiarisce subito che non gli piace per niente chi lavora per loro. Nel giro di affaristi e imprenditori di Wall Street viene considerata una copertura per la criminalità organizzata, una sorta di bad bank nella quale viene ripulito il denaro di provenienza illecita prodotto negli States. Se si vuol conoscere qualunque cosa riguardi quell’azienda bisogna parlare con un poliziotto di nome Patrick O’Malley, un giornalista, Jerry Rice, e un funzionario governativo, tale Allan Stewart Königsberg, con il vizio delle belle donne. Il più facile da agganciare tra i tre è l’ultimo. Sappiamo dove trovarlo. Dobbiamo solo entrare in un night club della zona: il Blue Circle, al 95 di Wall Street. Ci andiamo, come da prassi, al calar delle tenebre e perciò accompagnati da Scarlette.
Prenotiamo un tavolo che ci costa un occhio della testa e com’è logico tutti gli occhi degli uomini in sala sono rivolti a Scarlette, che si presenta con una mise mozzafiato, color rosso sangue, che mette in mostra il suo fisico statuario e atletico.
Il Dottore indossa un completo tre pezzi marrone a quadri in tweed, fazzoletto da taschino e gilet in tonalità. Ha insistito per noleggiare un cappello che per la sua testa è forse troppo agé.
Io ho optato per un abito blu principe di Galles di lino e fazzoletto da taschino celeste.
Jared ha preferito un più agile completo hipster che ricorda una scena del film Uno sparo nel buio con Peter Sellers vestito da cacciatore. Sostiene che si sente meno a disagio così e noi gli crediamo.
Trascorriamo ore in attesa dell’arrivo del nostro uomo e ne approfittiamo per perlustrare il locale. Contiamo almeno diciassette addetti alla sicurezza e chissà quanti sono seduti a controllare i monitor. Le telecamere, tutte accese, sono venticinque. Il Dottore si concentra sulle ragazze che si esibiscono sul palco mentre Jared sembra un contribuente che entra per la prima volta negli uffici delle tasse. Scarlette riceve quasi venti drink offerti da solerti clienti del locale. Per nostra fortuna, potrebbe berne un centinaio senza che le facciano il minimo effetto. Un altro vantaggio del suo essere un vampiro.
Finalmente, appena passata la mezzanotte il nostro uomo compare nel night. Si tratta di un esile e mellifluo ometto vestito come se fossimo negli anni ‘50, con i capelli lunghi che gli cascano di lato sull’occhio destro e che indossa un paio di occhiali dalla vistosa montatura in osso nera. Scarlette lo sollecita a raggiungerci al nostro tavolo quando si avvicina e il suo è un invito che nessun eterosessuale è in grado di poter rifiutare. Il nostro piano è semplice. Con una buona dose di alcol, spettacoli ad alto contenuto di eros e le domande giuste ci facciamo raccontare quel che ci serve e anche di più.
«La Techno Group non esiste. È una matrioska. È più vuota del portafogli di un politico sotto le elezioni. Si mormora che abbia chiesto un prestito di denaro alla Morgan Stanley e che stia continuando a ripagarla con interessi paurosi», esordisce il nostro involontario complice.
«E come ci riesce se non ha capitali? Dove sta il trucco?», gli domando.
«Allora, diciamo che io mi metto d’accordo con la filiale di una banca perché... conosco un Direttore col quale stringo un patto di ferro. Supponiamo che io riceva dei fondi e li utilizzi per creare del business illecito. Se poi rivado in banca a depositare questo denaro il fisco mi potrebbe chiedere come ho fatto a guadagnarlo. Capite l’imbarazzo?», ci spiega Allan.
Tutti insieme facciamo un cenno di assenso come se la cosa sia più che ovvia anche se ci sfugge ancora come può un’attività in perdita diventare redditizia.
«L’obiettivo di una persona che deve riciclare del denaro è quello di far apparire i soldi dopo averli fatti sparire. Torniamo al nostro esempio. Abbiamo un Direttore compiacente, un debito da saldare con la sua banca, un traffico illecito che ci frutta parecchio. Cosa vogliamo di più? Come ho già detto dobbiamo far riapparire i soldi. Quindi, creiamo una azienda che non esiste e che non fa nulla perché non serve. Le chiediamo di stabilire delle entrate e di spendere dei soldi. Poi, andiamo da professionisti che hanno qualche vizietto come tossici, pervertiti, ludopati, gente che ci deve dei soldi. Chiediamo...», si mette a ridacchiare prima di bere un altro drink tutto d’un fiato. «Ricordatevi sempre quel che ha scritto Hobbes: Homo homini lupus, l’uomo è lupo dell’altro uomo».
Jared s’irrigidisce e tutti noi, fuorché Allan, sappiamo bene perché.
«A quel punto gl’imponi di saldare le sue pendenze acquistando azioni della ditta che hai appena creato. Puoi anche pretendere degli immobili in cambio, delle prestazioni professionali. A Wall Street si chiamano consulenze. La tua azienda cresce negli introiti anche se non fa nulla e non vende nulla. A questo punto le fai fare il salto di qualità. Prepari un’acquisizione o una fusione con una società sana ma che tu contribuisci a mettere in difficoltà. Sempre con persone compiacenti crei campagne di stampa negative, false notizie su cali di fatturato, saboti fisicamente delle strutture. A quel punto, quando la ditta sana comincia a sentir puzza di bruciato arrivi con una offerta che non si può rifiutare e incarichi qualcuno che indaghi sulla società che produce e che era con i conti in ordine fino a che non è entrata nelle tue grazie. La società di consulenza affermerà che la fusione è cosa buona e giusta. Come potrebbe fare altrimenti? Tu gli hai chiesto di controllare l’operato di quella che è pulita e immacolata come la coscienza di Gandhi non di fare la stessa cosa con quella della tua “bad bank” che è più nera del petrolio o dell’anima di un politico».
A quelle parole ho un leggero sussulto. Ricordo che i miei guai con persone di malaffare sono nate quando ho scoperto l’esistenza di problemi finanziari, sovrafatturazioni, da parte della Techno Group. La DeSoft era candida come bucato appena uscito da una lavatrice.
«Siccome la bad bank è tua e tanta gente non vede l’ora di acquistare le sue azioni, conferirgli beni immobili e prestiti, il valore del tuo patrimonio giustifica agli occhi del fisco il possesso di barche, case, appartamenti, automobili di lusso, spese folli. Con un piccolo gioco di magia hai fatto sparire denaro e lo hai fatto ricomparire al posto giusto e nel modo giusto. Tutti ci guadagnano. Tutti sono contenti. Questo è il nuovo business. Oggi la criminalità organizzata non ha più bisogno di controllare militarmente il territorio per continuare i suoi affari. Ha occupato l’Economia e dispone delle persone con la forza del denaro. Ritornando alla Morgan Stanley...», Allen riprende a ridere. Con un gesto felino che quasi causa una reazione di Jared allunga un centone nelle mutandine di una spogliarellista che ringrazia con un sorriso malizioso. Probabilmente non è la prima volta che riceve questo genere di attenzioni dal nostro solerte funzionario. Senza aver percepito il pericolo corso con Jared, Allen riprende il racconto da dove lo aveva interrotto, «...pensate che a questo punto persone di quello stampo vogliano pagare le tasse su qualcosa che ritengono di loro proprietà? No. Accendere un prestito oneroso è un modo “simpatico e moderno” per fare alleanze di borsa, crescere in autorevolezza e all’occorrenza far sembrare che si è in ristrettezze e che il fisco deve abbassare le pretese. Ricordate Hobbes? Homo homini lupus».
La nostra notte brava finisce prima dell’alba. Scarlette non potrebbe restare con noi. Quando lasciamo Wall Street abbiamo tutti una sensazione in bocca che si trova esattamente a metà tra lo schifo assoluto e la ripugnanza più abominevole. (Tratto da Lux lucet in tenebris)