I Tre Porcellini.

‘Siam tre piccoli porcellin, siamo tre maialin, mai nessun ci dividerà, trallalallallalà.’ Più in là capirete cari lettori cosa c’entra questa filastrocca col resto del racconto.  Beatrice, Edoardo e Diego erano tre bambini di sei anni iscritti alla prima elementare, erano figli di genitori molto amici fra di loro che avevano condiviso le esperienze prima hippie e poi punk degli anni settanta. Leonardo con Anna, Mattia con Chiara e Riccardo con Sara si erano conosciuti alla quarta ginnasiale frequentando il liceo classico Augusto a Roma. Avevano superato con qualche difficoltà gli esami di Stato della terza liceale (tradotto con tante raccomandazioni), per premio avevano ottenuto dai genitori di poter passare una vacanza negli Stati Uniti. Era il periodo degli hippies, tutte e tre le coppie  aderirono a quel movimento aggressivo e irriverente che affermava di aver scoperto l’amore, la bellezza ed il divertimento, erano pacifisti convinti. Le loro teorie erano: ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’ o ‘fate l’amore non fate la guerra’. Gli hippies sfoggiavano acconciature bizzarre e teorie che si basavano anche sulla la rivoluzione sessuale che nella puritana America erano una vera eresia. Gli hippies non erano stati i primi a sfoggiare quelle teorie, li avevano preceduti i greci Diogene ed i cinici, quindi: ‘nihil sub sole novum’. Le tre coppie aveva partecipato al festival  di Woodstock in cui si erano esibiti molti complessi musicali fra cui gli applauditissimi Sex Pistols. I sei vacanzieri erano foraggiati dai genitori che ad un certo punto pensarono ad un ritorno a casa dei figli per iniziare un’attività seria e redditizia. L’unico modo per convincerli era tagliare loro i ‘viveri’, solo così riuscirono a riportarli a Roma. Ritornati in famiglia suscitarono per il loro stile l’ilarità dei padri e la angoscia delle madri. Con gran dispiacere al fine di non rimanere asciutti di soldi per prima cosa si dovettero tagliare i capelli, acquistare abiti molto formali ed accettare di impegnarsi in un lavoro proficuo: Leonardo direttore di una scuola guida, Mattia responsabile di un supermercato e Riccardo responsabile di un negozio di abiti e scarpe di lusso. Nella teoria degli hippies prima e dei punk dopo non era previsto il lavoro e così i tre capo famiglia delegavano i loro collaboratori a farne le veci. I padri, d’accordo fra di loro acquistarono per i figli una palazzina di tre piani con giardino e garage in località Capannelle a Roma. Soprattutto le madri dei tre chiedevano insistentemente di diventare nonne, Leonardo, Mattia e Riccardo non avevano perso la mentalità hippie e praticavano normalmente il wife swapping per tal motivo quando le consorti rimasero incinte non sapevano con precisione chi fossero i padri, il segreto rimase sempre fra di loro, soprattutto le  nonne  sarebbero rimaste scioccate! Dopo i fatidici nove mesi vennero al mondo Beatrice, Edoardo e Diego tutti e tre bellissimi e diversissimi fra di loro. Anna, Chiara e Sara si dedicarono interamente alla prole, non avevano problemi, i mariti portavano a casa lo stipendio, i nonni erano finanziariamente molto generosi e mostravano agli amici le foto dei nipotini che, secondo loro gli assomigliavano (quando mai!). La mattina, a turno mamme e nonni accompagnavano a scuola i ragazzini ed alla fine delle lezioni andavano a riprenderli tutti orgogliosi di essere parenti di bimbi bellissimi (e furbacchioni ma loro non lo immaginavano). Le loro furfanterie cominciarono una notte, tutto escogitato  da Beatrice.  La sera andavano a letto presto, al controllo dei genitori: ‘dormono come angioletti’, quando mai, allorché i papà e le madri erano nelle loro stanze si alzavano dal letto ed andavano a curiosare dal buco delle serrature per ‘spiare’ quello che combinavano i grandi. Coordinatrice della banda era Beatrice: “Ho in mente un’idea vediamo se corrisponde a verità!” Corrispondeva eccome, i genitori si scambiavano i relativi coniugi, prima andavano in bagno e poi con i papà  sfoderavano il loro uccellone si coricavano e si davano alla pazza gioia ricordando i bei tempi degli hippies. Dopo le prime volte i ragazzi si erano abituati a quelle visioni poi vinti dalla curiosità Beatrice: “Vorrei vedere quanto ce l’avete grosso o meglio piccolo.” Edoardo e Diego all’inizio restarono perplessi, si vergognavano poi dietro le insistenze della capo banda, a turno, si tolsero gli slip. “Ho capito che per combinare qualcosa debbo aspettare che crescete, ce l’avete proprio piccolo, avete fatto caso che l’uccello più grosso ce l’ha mio padre!” Edoardo e Diego non erano d’accodo, era il loro papà ad essere il più dotato, campanilismo infantile! Dopo vario tempo Beatrice tornò alla carica, era un pomeriggio d’estate, i grandi a letto con il condizionatore acceso, i bimbi che non erano più bimbi in giardino dietro una siepe: ”Edoardo togliti lo slip…e adesso te lo tocco veniamo se ti diventa duro.” Il ‘ciccio’ di Edoardo non ne voleva proprio sapere di ‘innalzarsi’ forse per vergogna o timidezza al contrario di quello si Diego che alzò la cresta, non era come quello dei papà ma faceva la sua bella figura. Beatrice lo prese in mano, imitò i genitori e se lo mise pure in bocca, a lungo, sinché sentì qualcosa di liquido di un sapore mai provato. Ci volle del tempo ma un giorno riuscì anche a farlo penetrare pian piano nella sua ‘gattina’, per sua fortuna non aveva avuto ancora le mestruazioni. Anche Edoardo finalmente riuscì nell’intento di far innalzare il suo ‘ciccio’ ed imitò Diego, Beatrice aveva  due mariti. La storia andò avanti sin a quando a Beatrice vennero le mestruazioni, Anna avvisò la figlia che dal quel momento era diventata una donnina ma poteva rimanere incinta nei suoi futuri rapporti sessuali, ma quale futuri, ad ogni modo Beatrice capì la lezione e si limitava a prendere in mano ed in bocca i ‘cosi’ sempre più grandi di volume dei due amici. In occasione del sedicesimo anno di età i tre ragazzi ebbero come regalo tre casette di legno prefabbricate in cui rifugiarsi, pensarono bene di invitare i compagni di scuola per una recita sempre guidati da Beatrice che aveva scovato il testo da un cartone di Walt Disney: ‘I tre porcellini.’ Dinanzi ad una platea di ragazzi e di genitori iniziò lo spettacolo: “In un tiepido mattin se ne vanno i porcellin dimenando al sole i loro codin, spensierati e birichin. Il più piccolo dei tre ad un tratto grida ahimé da lontano vedo un lupo arrivar, non facciamoci pigliar. Marcia indietro fanno allor a gran velocità mentre il lupo corre ancora a casa sono già. Prima chiudono il porton poi si affacciano al balcon or che il lupo non può prenderli più tutti e tre gli fan cucù. Ah ah ah che bell’affare, il lupo non potrà cenar. Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin mai nessun ci dividerà trallalla‐lallà.” Grandi applausi da parte dei presenti, soprattutto i nonni erano commossi sino alle lacrime, che nipotini meravigliosi! Da quel giorno i rapporti fra i tre cambiarono, Edoardo prese confidenza con Eloisa una compagna di scuola, Diego non fu da meno con Aurora una ragazza della stessa classe, stranamente Beatrice non riuscì a trovare un maschietto che le piacesse, gli unici che aveva ‘amato’ non erano più disponibili, fra l’altro si domandava se per rapporto fisico avuto anni addietro aveva potuto portare alla rottura del suo imene, per la prima volta in vita sua si sentiva angosciata, non era più la Beatrice di una volta sempre pronta a prendere iniziative in tutti i campi, i genitori Anna e Leonardo se ne accorsero, cercarono di consolarla portandola in crociera, una crociera nel Mediterraneo che toccò i porti di Grecia, Creta, Libia e Spagna  ma, mentre i genitori la sera si davano alla pazza gioia rispolverando la mentalità di hippies, Beatrice non riusciva a trovare la serenità di una volta, forse col tempo…