Il robot curioso

Click... Bzzzzz...gnak gnak gnak...Vrrrrrr...
QROCT 32 si riattivò, dopo alcune ore passate a ricaricare le batterie, allacciato alla rete elettrica di casa Webster.
Il suo programma di lavoro indicava in bell’ordine tutte le mansioni che doveva svolgere quel giorno.
Pulire pavimenti, lavare piatti, rasare l’erba del giardino, verificare la funzionalità della lavatrice, che da qualche giorno non faceva il suo lavoro.
La sua speciale, e anomala, subroutine, denominata LFT (Look For Truth) si intromise nella perfetta tabella di marcia, inviando al processore numerose richieste.

  1. Verificare l’attendibilità delle parole di Maggie, padrona di casa, moglie di Bill, e madre di 3 figli, Carrie, Bob e Alice.
    La sera prima aveva dichiarato al marito: “Caro, domani devo uscire presto, per incontrare la mia vecchia amica Julie, è tornata da NY e avremo un sacco di cose da raccontarci. Probabilmente pranzeremo fuori.”
  2. Verificare le parole di Bill: “Ok cara, non c’è problema, io sarò fuori tutto il giorno, accompagno il direttore in un giro di visite ai clienti, probabilmente ci vedremo per cena.”
  3. Verificare le dichiarazioni di Carrie, la figlia maggiore, di 15 anni: “Papà, mamma, domani ho l’allenamento di ginnastica, il Prof dice che siamo indietro per la gara e dobbiamo fare attività extra, quindi starò fuori anche tutto il pomeriggio, dopo la scuola.”
  4. Verificare le intenzioni di Bob, secondogenito, 12 anni. La sera prima ha detto al padre:  “Se non mi compri le nuove scarpe superfighe, giuro che vado a rubare per comprarmele io”.
    Bill non aveva dato peso alle parole esagerate del figlio, faceva spesso così, ma non aveva mai combinato niente, poi.
    5)Verificare le parole di Alice, 4 anni: “Buuuh... Cai ha un odoe stano, sa tutta di vaniglia! Nel sgazubbino c’è un animale butto!” Cai, era ovviamente Carrie, Alice stava manifestando una certa difficoltà a pronunciare la R.  Quando tutta la famiglia fu pronta per uscire, Stak (diminutivo di Stakanov, scherzosamente attribuitogli da Bill) accompagnò tutti alla porta, fino al vialetto e si apprestò ad organizzarsi per armonizzare la tabella di lavoro e le richieste dell’LFT.
    Per alcuni microsecondi, la sua IA (intelligenza artificiale) faticò a trovare lo schema migliore. Poi, con un inudibile click, il relais del “Pronti, via!” scattò.
    L’agile e scintillante figura di plastica e acciaio balzò verso lo sgabuzzino, prese scopa, straccio e secchio e li mise da parte. Poi svuotò completamente il piccolo locale di servizio e trovò un buco, che conduceva all’esterno della casa. Lo chiuse in circa 7 secondi, inchiodando una tavoletta di legno alla parete. Dell’ “animale butto” nessuna traccia, evidentemente era già a spasso per il giardino.
    In altri 8 minuti pulì il pavimento del piano inferiore.
    Altri 12 gli ci vollero per quelli del piano superiore, le stanze dei ragazzi erano, come ogni mattina, un’indescrivibile giungla di disordine.
    Per riordinare la cucina gli bastarono 4 minuti netti.
    Quindi, attaccò il suo cavo di collegamento alla lavatrice, per un check up completo. Il chip di memoria dell’elettrodomestico era andato, bruciato.
    Corse in giardino, afferrò il tosaerba e, come una tempesta, percorse in lungo e in largo lo spiazzo erboso, sollevando una nuvola di coriandoli verdi.
    Nell’angolo nord‐est le lame incontrarono qualcosa di anomalo. Un lieve rallentamento e uno schizzo di sangue e interiora, gli rivelarono la presenza del “fu animale butto”, una talpa. Raccolse i resti dell’intrusa e li depose nel bidone dei rifiuti.
    Tempo necessario per tutta l’operazione taglio erba, 11 minuti.
    Il suo orologio interno gli comunicò che erano le 8.49.
    Avendo stimato che la famiglia avrebbe impiegato 43 minuti per raggiungere le scuole e lasciare i figli e altri 12 per arrivare all’ufficio di Bill, Stak calcolò che aveva
    14 minuti per trovarvisi anche lui.
    La subroutine CAMOUFLAGE, elaborò il travestimento adatto.
    Un minuto dopo, il domestico cibernetico era trasformato in operaio stradale. Salopette di jeans di Bill, guanti gialli da giardinaggio di Maggie, casco di plastica rossa da skateboard di Bob.
    Così trasformato, l’uomo sintetico sfrecciò verso la city, alla velocità di 45 km/h.
    Mentre si dirigeva verso l’ufficio di Bill, superò la macchina della famiglia, con i due coniugi a bordo. Dovevano aver incontrato più traffico del previsto. Bene. Calcolando che avevano ancora 6 isolati da percorrere, Stak si fermò al negozio di elettrodomestici e acquistò il chip nuovo per la lavatrice.
    Quindi, si appostò all’angolo del palazzo della Future Insurance, la Compagnia dove Bill lavorava.
    Pochi minuti dopo, la grossa auto famigliare accostò al marciapiede e sbarcò l’uomo.
    Maggie ripartì con una leggera sgommata, nonostante il cambio automatico. Stak diagnosticò un consumo eccessivo del battistrada e memorizzò l’informazione.
    Seguì la padrona fino a un centro commerciale poco distante. La signora Webster varcò l’entrata e si mischiò alla folla. Il detective sintetico, azionò la vista a infrarossi e “targetizzò” il bersaglio.
    Dalla strada, dove si era appostato, fingendo di ripulire una scritta sul muro, vide la donna avvicinarsi ad un soggetto umano maschile e prenderlo per mano.
    I due si sedettero al bar del centro commerciale e presero da bere.
    All’uscita dei due amanti sospetti, il robot della famiglia Webster attivò la telecamera e si mise a pedinare i fedifraghi. Maggie e l’uomo camminavano fianco a fianco, lanciandosi occhiate e sorrisi. Stak li filmò mentre entravano in un albergo.
    Avendo registrato prove indiziarie sufficienti, secondo le istruzioni dell’LFT, il cervello elettronico passò alla seconda missione.
    La ricetrasmittente incorporata compose il numero di telefono di Bill.
    “Prrrooontooo” ‐ rispose il padrone dopo 2,49 secondi.
    “Signor Webster” – esordì Stak – “La chiamo per comunicarle che il chip della lavatrice era bruciato e ho dovuto acquistarne uno nuovo. Totale spesa 53 dollari e 24 centesimi.”
    “Bene, bene Stak. Ottimo. Ciao” – tagliò corto Bill, che evidentemente era indaffarato.
    I pochi secondi di comunicazione bastarono al robot per tracciare la posizione dell’uomo. Era ancora in ufficio.
    Andò ad appostarsi nuovamente all’ingresso del palazzo, riprendendo a grattare dal muro scritte e manifesti.
    Dopo poco, il signor Webster uscì di corsa e si avviò verso il bar di fronte. Seduta a un tavolo, in fondo al locale, un’avvenente bionda, sui 35 anni, gli rivolse un cenno con la mano e un sorriso. Lui andò dritto da lei e si sedette a sua volta.
    La telecamera di Stak si attivò immediatamente, compiendo numerose zoomate dei due che si baciavano e stringevano le mani.
    Missione completata.
    Era il turno di Carrie. Il cyber‐tuttofare analizzò i dati relativi alle lezioni della ragazza. Ne avrebbe avuto fino alle 12.30.
    Si diresse speditamente verso casa Webster, entrò e sostituì il chip della lavatrice.
    Tornando verso il centro città, si fermò all’asilo di Alice, che stava giocando nel giardino con altri bambini.
    La informò che il “butto animale” dello sgabuzzino era stato trovato ed eliminato.
    Quindi riprese la strada verso la scuola di Carrie e, per passare inosservato, si mise a raccogliere foglie secche nel grande prato antistante.
    Il suono dell’ultima campanella arrivò mentre finiva di ammassare le foglie in un grande mucchio, vicino ai cassonetti dell’immondizia.
    Attese di vedere la ragazza che usciva, tra la massa degli studenti. Scendeva le scale esterne a braccetto di altre due coetanee. Sghignazzavano e lanciavano battute e commenti all’indirizzo di altri compagni.
    Stak azionò il microfono direzionale.
    “Marc... fra 5 minuti al rifugio, ok?” – disse Carrie ad un aitante biondone – “e non dimenticare l’attrezzatura, mi raccomando!”
    L’analisi delle frasi, effettuata dalla subroutine “YSB” (Young suspect Behaviour), attivò numerose funzioni algoritmiche, concludendo che Carrie non sarebbe andata a ginnastica.
    Il pedinamento fu breve. La ragazza si avviò, insieme alle amiche, verso un magazzino, aprì la porta secondaria e vi si infilarono di soppiatto. Dopo pochi secondi 4 ragazzi imitarono le studentesse.
    Stak girò intorno all’edificio, analizzando la struttura. La sua trasmittente si collegò all’ufficio catastale e apprese che il magazzino era intestato al padre di un compagno di classe di Carrie, ma risultava inutilizzato.
    Con un salto si portò sul tetto e, attraverso le vetrate sporche, si mise in osservazione.
    Al centro del vasto locale era stato allestito un set per riprese amatoriali. La telecamera del robot filmò alcuni minuti di scene molto hard e considerò conclusa la missione.
    L’orologio interno avvertì l’uomo artificiale che era tempo di dirigersi verso la scuola di Bob, per completare l’ultima missione.
    In pochi minuti la raggiunse, ma il ragazzo non era presente. Doveva essere uscito prima dell’orario o aver marinato del tutto.
    I microcircuiti si misero al lavoro, per cercare la strategia da seguire.
    Banalmente, gli suggerirono di fermare un compagno di classe di Bob e chiedere di lui. Cosa che fece immediatamente. Il ragazzino consultato gli riferì che era andato di corsa al negozio di scarpe per acquistare il modello che gli stava tanto a cuore. I soldi, a quanto pare, li aveva semplicemente sottratti dal cassetto dei genitori, dove tenevano sempre del contante per le emergenze.
    Missione completata.
    Quella sera, il robot domestico QROCT 32, denominato Stak, servì la cena alla famiglia Webster.
    Dopodiché, attivò le registrazioni compiute quel giorno sul grande monitor del soggiorno.
    Mentre la famiglia assisteva basita e sconvolta alle proprie imprese giornaliere, il robot curioso uscì dalla casa. E non fece più ritorno.
    L’ultima comunicazione, scritta su un bigliettino lasciato nell’ingresso fu:
    “Gomme auto consumate, sicurezza insufficiente, provvedere a sostituzione”.