Il sonno di Demetra

Amor mio, andresti a raccogliere un po' di zafferano per la mamma?”. Questa situazione ricorda un po' Cappuccetto Rosso ed effettivamente il lupo è dietro l'angolo, anche se invece di mangiarla in un sol boccone la fa precipitare sotto terra. Kore, che vuol dire ragazza, era il nome di Persefone, la figlia di Demetra.
Demetra, sola in casa, udì la voce della figlia ed uscì a cercarla, pur non sapendo neppure da che parte iniziare e tanto fece che trovò gli unici due testimoni del rapimento, Ecate ed Helios, il quale le spiegò l'accaduto: il misterioso guerriero era Ade, il fratello di Zeus, quindi bisogna rassegnarsi al volere degli dei, che avevano scelto per Kore nozze divine.
Demetra infatti è una "dea minore" che il matrimonio con Poseidone non ha portato all'Olimpo, quindi deve rassegnarsi al volere del re, ma come la terra di cui è figlia, conosce il segreto delle trasformazioni, così può scatenare la carestia sulla terra e quando Zeus si rifiuta di riceverla, mette in atto la propria minaccia; segue un anno di carestia e di sofferenza tanto per gli uomini quanto per gli dei, che non hanno più sacrifici. Zeus deve intervenire e le invia la messaggera Iride, col comando tornare e riprendere le sue funzioni.
Demetra ripete la sua richiesta di riavere con sé Persefone.
A questo punto Zeus manda Hermes da Ade con la richiesta di riportare Kore a Demetra.
Ade, da parte sua, si presenta all'appuntamento, ma rifiuta decisamente il ruolo di seduttore che gli è stato assegnato.
Rapita? Persefone, rifiuta di chiamarla Kore, è stata consenziente fin dal primo momento. Anzi è un'amante passionale! Ha ucciso con le sue mani la povera piccola Menta, che era la sua amante precedente, per pura gelosia.
Quale pudica vergine si comporterebbe così?
Zeus accetta d'ascoltare la versione di Persefone, ma le pone una domanda insidiosa: non chiede se le è stata fatta violenza ma solo, se durante la sua permanenza ha mangiato qualcosa.
Curiosa questione, visto che il rapimento risale ad un anno prima!
Demetra protesta. Zeus insiste: se la fanciulla è a posto non ha nulla da temere!
La povera Kore, avvilita ed imbarazzata, confessa che un giorno, tormentata dalla sete, ha ceduto alla tentazione di accettare, tra mille prelibatezze della tavola imbandita, un chicco di melograno.
Zeus non sente ragioni: il matrimonio è considerato valido e d'ora in poi la sposa sarà costretta a passare un terzo di ogni anno col marito, in inverno, ed i due restanti terzi con la madre, risalendo alla luce in primavera.
Demetra accetta e la pianura rifiorisce.