Il vetraio che

S'era rotto un altro vetro e guarda caso proprio s'una finestra, così presi le pagine gialle ed alla voce ripara trovai un nome che mi fu immediatamente simpatico e che ovviamente chiamai.
Tu tuu tuuu pronto?
«Sì!
Mi dica».
Verrebbe a ripararmi il vetro d'una finestra?
«Certo! oggi ho tempo».
Bene! le do le misure.
«Fa nulla.
Mi detti piuttosto l'indirizzo.
Arrivo lì e lancio un'occhiata e poi se posso aggiusto» e.
E ricordo ancora che pensai; strana conversazione e. E che più tardi nel pomeriggio il campanello m'esortò verso la porta d'entrata.
Andai ad aprire ed era lui vetraio.
Ne fui di botto certo.
Entrò infatti spuntando non di molto da una folta barba e senza esitare, sotto all'anta vuota, posò a terra l'unico bagaglio che recava con sé.
Un tintinnante sacco di iuta, pieno all'incirca per metà, caricato penzoloni sulla spalla.
Subito tastò con fare sicuramente interessato e piglio serissimo l'infisso e l'aria che passava palpando ben bene con le mani e dopo disse «si può fare!» e versò di per cui il contenuto del sacco sul pavimento.
Io. Io in verità rimasi perplesso da tutto ciò e. E pure rispetto al fatto aveva portato una gran quantità di pezzi di vetro rotto e nient'altro, ma
lo stesso lui senza perdere nessun nuovo vocabolo, previo una rapida ricerca a terra, scelse uno dei cocci e lo pose nell'angolo basso, sulla sinistra, del rettangolo vuoto che aveva da riempire ed in seguito, chissà con che parametro, ne trovò un altro ed un altro ancora.
Sempre concentratissimo e mai distratto.
Sembrava cercare a terra il frammento perfetto che chiudeva tra quello appena poggiato e l'infinito.
Guardava su.
Guardava giù.
Rimescolava leggermente con i polpastrelli ed il palmo della mano i vetri sparsi sulle mattonelle ed alfine convintissimo sceglieva e poggiava.
Ed il tutto con piglio assolutamente molto, molto, molto professionale e ripeto privo di attrezzi o collanti vari. Ora.
Ora capirete. Capirete facilmente com'ero stupito ed un tot sarcastico in merito alla riuscita della cosa, però lui vi s'impegnava talmente rapito che non me la sentii di fermarlo; dunque mi rassegnai in salotto quantomeno dubbioso.
In effetti dentro sapevo bene quanto stavolta le pagine gialle m'avevano ingombrato, se non che "fuori" mi ritrovavo invece parecchio incuriosito sull'evolversi della vicenda e.
E stetti insomma praticamente in stallo, certamente pessimista anche se rilassato per del tempo, finché lui venne e borbottò «tutto sistemato!».
M'alzai sogghignando, bensì potete credermi se vi dico che stavo per svenire; dalla sorpresa, quand'ho visto il vetro intatto.
Rinnovato e completamente fissato e robusto e senza striature o crepe.
E pazzesco! Allora esclamai.
Pazzesco in.
In che modo ha potuto?
«Vede signore non appena m'accordai con lei stamattina uscii di casa per recarmi alla discarica, dove in mezzo ad un'enorme quantità di pezzi di vetro, con pazienza, raccolsi coloro che mi parevano e.
E dopo pranzato sono venuto qui ove, lei m'ha visto, con altrettanta pazienza ho provato a riunirli dentro al buco come credevo.
Intende contestare?».
No. No.
Non voglio certo né rimproverarla né non pagarla, solo mi piacerebbe saperne oltre sul modus operandi.
«Uffa! Ecco.
Sempre la solita storia.
Le ripeto e. E stavolta per favore ascolti bene.
Sa già tutto di quello che ho fatto.
Non c'è nient'altro su di me o sui miei modi, da svelare.
Mi succede questa particolarità e basta e non so perché la natura pensò d'affidarmela e non mi va di capire o studiare in proposito.
La situazione mi pare eccitante e particolare e ben so dopo avere capito tutto altro non può rimanere che la noia ed insomma non ho assolutamente segreti da compartire o svelare io ed anzi, a dirle la verità, non capisco io il suo di rimanere stupito.
Che tipo di risposte è abituato ad avere dalle sue richieste?
Voleva per caso un vetro nuovo?
Sì?
Be' allora impari a decidere bene cosa vuole prima di chiedere.
In fondo a me ha domandato di riparare se ben ricorda.
Di riparare e.
Ed arrivederci.
E grazie e bu.
Buonasera».