Intrighi Passionali

Alberto la domenica aveva ricevuto dal papà Armando la paghetta settimanale oltre che il vestiario nuovo invernale compresi gli scarponcini, si sentiva un dandy inglese. Aveva scelto di passare il pomeriggio al Cinema Golden dove proiettavano un film con Ava Gardner sua grande passione, trattava della occupazione degli inglesi in India, la Gardner recitava la parte di un mezzo sangue. Vicino di posto in galleria una signora belloccia, non guardava il film, parlava in continuazione con un suo vicino forse il marito. Finita la proiezione del film  Alberto seguì la coppia che usciva dal cinema, la signora lo squadrò e poi: “Questo è un mio biglietto da visita, sono titolare di un negozio di abiti da donna francesi, anch’io sono francese, per favore dia il cartoncino a sua madre che penso apprezzerà i miei abiti.” Da vicino ed alla luce la signora sembrava anche più affascinante, Alberto appena maggiorenne  i suoi sollazzi li passava in  case di piacere, quella bella dama se la sarebbe fatta volentieri, una fantasia… A casa: “Mamma fuori dal cinema ho incontrato una signora mi ha dato stò biglietto da visita, ha un negozio di haute culture francese, se vuoi ti ci accompagno. “A me non la si fa, dimmi la verità com’era la signora?” “Una delle tante.” “Va bene accompagnami.” Amélie Moreau era la moglie di Aubert Martin un attaché dell’Ambasciata Francese a Roma. Lei in persona accolse Bianca Rinaldi e suo figlio Alberto Massaccesi all’ingresso della boutique. “C’est un plaisir accoglierla nel mio negozio, ho conosciuto suo figlio fuori del cinema Golden, un simpatico ragazzo. si guardi intorno se le piace qualche mio vestito, ho delle riviste di moda, possiamo confezionare abiti anche su misura.” La mamma di Alberto scelse due vestiti, erano adattati alla sua persona. “Mamma verrò io a ritirarli.” Appena fuori dal negozio: “Brutto bugiardo quella signora era una delle tante, ci hai lasciato gli occhi!” Il sabato successivo Alberto andò nella boutique di Amèlie per ritirare gli abiti materni, erano già stati già pagati dalla madre.” “Prima di uscire:”Signor Alberto per favore venga nel mio ufficio, vorrei conoscere  il suo cognome.” “Meliconi.” “Mi sembra sia un tipo affidabile, ho un problema, mia figlia Danielle  ha sedici anni ma dall’aspetto ne dimostra di meno,. Il trasferimento a Roma l’ha resa più musona, non esce di casa ma da ottobre dovrà frequentare la prima classe di un istituto che io e mio marito non abbiamo ancora scelto.” “Il prossimo anno scolastico frequenterò il secondo anno del liceo classico presso la  scuola paritaria San Giovanni Battista, sua figlia potrebbe iscriversi alla quarta ginnasiale, faremmo la strada insieme, me la fa conoscere?” “Danielle s’il te plaît viens ici.” Aveva la ragione Amélie, la ragazza dimostrava meno anni della sua età, i capelli a  treccia che nessuna ragazza esibiva più a quell’età, scarpe nere senza nemmeno l’ombra di un tacco, calze bianche corte, vestiti anonimi. “Gentile signora lei ha una boutique…” “È la signorina che non ne vuole sentire, ci ho provato varie volte a farla vestire a gusto mio, rien à faire!” “Danielle dovremo frequentare lo stesso istituto, se ti presenterai vestita in tal modo ti beccherai un sacco di pernacchie da parte delle altre studentesse!” “Quelles sont les pernacchie?” Alberto si esibì in un pernacchione con la bocca:” “È questa che hai sentito, per il vestiario nuovo da giovanetta vai con tua madre in via del Corso e poi da un parrucchiere, domani sarai un’altra!”Il giorno dopo era un’altra, Alberto la accompagnò nella classe quarta B, la presentò al professore che stava per iniziare la lezione:. All’uscita: “Com’è andata?” “Così così, devo imparare  a fare amicizia, le mie colleghe si conoscono quasi tutte fra di loro.” “Com’è che parli così bene l’italiano?” “Era italiana mia nonna Vincenza, tutti in famiglia lo parliamo, per questo motivo che mio padre ha scelto di venire a Roma.” Arrivati a casa Danielle fu abbracciata dalla madre.” “Maman sembra che io ritorni dalla guerra, ho il mio cavaliere che mi difende, vero Alberto?” Amélie abbracciò anche Alberto, voleva così ringraziarlo per aver cambiato completamente la vita di sua figlia solo che non pensò che Alberto aveva i suoi problemi per non aver accontentato ‘ciccio’ dal molto tempo, il ‘signorino’ capì male e all’interno dei pantaloni si creò un bozzo rilevato dalla signora che di colpo si staccò dal giovane. “Caro vuoi mangiare con noi?” “Sarà per un’altra volta, mi aspetta a casa mia madre.” Così finì il loro primo incontro ravvicinato ma nessuno dei due lo dimenticò. Alberto a casa sua si arrovellava per raggiungerla la meta agognata, ‘la cognata…’ no quella era una battuta di Rascel. Il medico di famiglia dottor Sandro Pileri accondiscese a firmare in falso attestato di una malattia inesistente di Alberto, riposo per due giorni: “Non di più, non voglio guai, chissà dove vai.” Alberto nel frattempo era riuscito a prelevare un ricettario del medico, gli sarebbe servito in futuro. Un piano ben preciso: Alberto per una settimana ‘pompò’ quasi tutto il programma dell’intero anno, gli bastava leggere una volta una pagina per ricordarla per sempre, aveva un memoria formidabile, Pico della Mirandola gli faceva un baffo. Date le continue assenze al rientro in classe i professori lo interrogavano sempre ma rimanevano scornati, Alberto era preparato e così smisero di assillarlo. Dove si recava Alberto durante le ‘licenze’ dalla scuola? A casa di Amélie che lasciava il negozio in mano  ad una commessa fidata. La signora si era abituata alla presenza del giovane, anche lei ogni giorno di più cominciava a provare qualcosa per Alberto, quel qualcosa che gli mancava completamente con suo marito il quale,  ufficialmente,  la sera aveva come amusement di recava a giocare a carte con gli amici. Metti del legno vicino al fuoco…un aforismo che andò a segno una mattina, Alberto più eccitato del solito all’ingresso in  casa di Amélie improvvisamente prese a baciarla in bocca,  ‘la sventurata rispose’ e si trovò un ‘ciccio’ ben dur in bocca, logica conseguenza tante vitamine…”Cavolo quant’è che…”Alberto non rispose, provò ad infilare ‘ciccio’ sempre in armi nel fiorellino della signora che  fece un balzo indietro. “Sei matto, io ho quarant’anni, ho ancora le mestruazioni, ci mancherebbe pure che…” “Ma scusa con tuo marito?” “È da tempo che non mi cerca e sinceramente non mi interessa più, ho capito come andrà a finire con te, andrò in farmacia per acquistare la pillola anticoncezionale.” “Ed in attesa io cambierò canale.” “Ci ha provato una volta Aubert, mi ha fatto un male cane senza concludere nulla.” “Il mio quasi omonimo è un imbecille, io sono un mago del popò.” Dopo quindici giorni altra vacanza di Alberto a scuola, il giovane si era munito di vasellina, con occhi imploranti chiese ancora una volta a Amélie il piacere del popò, fu accontentato con la promessa di un contemporaneo orgasmo con il fiorello che avrebbe attutito l’eventuale dolore. Esperimento riuscito alla grande, sino all’effetto della pillola via libera a ‘Sodoma’ ‘magno cum gaudio dell’interessata. Ormai l’appuntamento era quindicinale, una mattina i due amanti erano abbracciati sul letto quando giunse alle loro orecchie il suono di un CD con musica brasiliana. “Non vorrei sbagliarmi ma mi  sembra che sia un CD di mia figlia, ci mancherebbe altro!” “Vado io a vedere in camera sua, tu intanto sistemati.” Alberto aperta la porta della camera di Danielle se la trovò davanti sorridente: “Volevo capire sin quando avreste sentito la musica, forse eravate in ‘tutt’altre faccende affaccendate?” “Complimenti, hai studiato la poesia del Giusti.” “Diciamo che da quando mi hai conosciuto sono molto cambiata, in parte merito tuo, volevo ricompensarti ma mi ha preceduta mia madre …mi sarebbe piaciuto che tu fossi il primo …sono arrivata tardi.”  Alberto abbracciò Danielle, era cresciuta da quando l’aveva incontrata, il signorino non sapeva più come comportarsi. Fu tolto  dai guai per uno scandalo del padre di lei: il signor Martin fu sorpreso insieme ad altri uomini in una casa di appuntamento dove si ‘esibivano’ dei trans brasiliani, fortunatamente nell’articolo del giornale  non c’erano i nomi dei clienti, sarebbe stato un grave problema per un addetto ad un’ambasciata ma fra le righe i nomi erano venuti fuori. Amélie fece finta di nulla, ormai i rapporti con suo marito erano diventati puramente formali, due estranei, meglio così, la liaison con Alberto poteva essere gestita senza problemi. Altra novità inaspettata: “Mamma mi sono fidanzata ed anche come dire, sposata, il lui è un mio professore di ginnastica Aurelio Mariotti, un atleta in tutti i campi. Un giorno lo inviterò a pranzo ma mammina devi cucinare tu, è un tradizionalista, gli ho fatto intendere di essere brava in arte culinaria e non solo in quella…insomma hai capito, in quella dove anche tu eccelli…