L'Albero

BridgeStone era una fiorente cittadina sorta nei pressi del fiume Argento, la sua posizione favorevole aveva contribuito notevolmente alla prosperità e al benessere della popolazione.
Quasi tutti i cittadini erano a conoscenza che la vera fortuna della città non dipendeva dal fiume, o dall'abilità particolare dei suoi capaci mercanti, ma dall'Albero.
L'Albero sorgeva nel centro del paese, c'era sempre stato e tutti erano pronti a scommettere che nulla lo avrebbe abbattuto: le sue chiome frondose offrivano riparo dal sole cocente, i suoi rami nodosi si aprivano a ventaglio, sotto la sua ombra si svolgevano quasi tutte le attività dal commercio alle riunioni, agli incontri dei giovani innamorati: era parte della vita del paese, testimone silenzioso degli eventi passati, presenti e futuri.
Solo alcuni sapevano che l'Albero riusciva persino a mitigare il clima e a rendere fertili i campi e abbondanti i raccolti.
Magia o Potere di Madre Natura? Chi poteva dirlo...
L'albero però stava morendo: la sua chioma non era più fitta come un tempo, i suoi rami stentavano quasi a sfidare la forza di gravità, le sue capacità benefiche stentavano a manifestarsi...
Era successo tutto all'improvviso, una foglia, un rametto, un ramo e l'infezione si era estesa implacabile, senza sosta, senza motivo.
Arach, il sindaco di Bridgestone, si rese ben presto conto del problema, la verità era difficile da accettare: l'impossibile era accaduto e non erano pronti a far fronte al problema.
Arach consultò il consiglio ed insieme decisero di convocare uno dei Custodi... 


L'Ordine dei Custodi era uno degli ordini fondato dagli Antichi Saggi, destinato a vegliare e prendersi cura della Natura e della sua Magia: alcuni di loro erano diventati potenti druidi, altri avevano preferito la vita sedentaria nella foresta, altri servivano il loro compito mantenendosi come boscaioli o falegnami.


E i Custodi arrivarono, padre e figlio: un vecchio stanco che portava su di sé i segni della vita e un giovane che sembrava aver appena messo piede fuori di casa.
Il morale della gente del villaggio era molto basso: come potevano riporre il loro futuro in quei due vagabondi? Alcuni di loro pensarono anche che si trattasse di impostori, eppure le loro tuniche verdi con il simbolo marrone della quercia erano inconfondibili: erano proprio Custodi.
La diagnosi del vecchio fu molto rapida, la conclusione semplice e sicura: bisognava tagliare il ramo malato, le capacità rigenerative dell'Albero avrebbero fatto il resto.
L'intero paese era disposto in cerchio intorno all'Albero, un silenzio reverenziale aleggiava nell'aria: tutti erano curiosi di vedere quali strani arnesi o arcane magie avrebbero usato i custodi per portare a termine il loro compito: restarono molto sorpresi quando il giovane estrasse dal suo zaino una semplice e comunissima sega; un vero e proprio mormorio generale si propagò nell'aria, il malcontento aleggiava tangibile.
A dirla tutta la sega non era neppure una comunissima sega: l'impugnatura era molto rozza, la lama completamente rovinata insomma a chiamarla sega ci voleva proprio un bel coraggio...
Il vecchio andò a sedersi all'ombra della quercia, in assoluto silenzio, gli occhi chiusi, sembrava addormentato.
Il giovane avanzò con passo incerto, la testa bassa, le spalle incurvate, quasi avesse paura dell'enorme Albero.
Il sole era alto nel cielo: sarebbe stata una giornata molto calda, afosa.
Con passo tremolante salì sulla scala e individuò il punto in cui tagliare il ramo malato: con un movimento lento e regolare avanti e indietro iniziò a segare il legno.
Urla e scherni anticipavano ogni movimento del giovane accompagnati anche da offerte più o meno serie di collaborazione da parte della gente: "Ehi, vuoi la mia sega figliolo?", il giovane ignorava sia gli uni che gli altri.
L'unica cosa che lo proteggeva dalle grida della gente era solo la sua tunica verde e quello che rappresentava...
Più volte si era chiesto perché avessero scelto proprio lui per quella missione particolare: sapevano tutti quanto fosse importante quell'albero.... perché lui? Perché non John o uno degli altri con così tanta esperienza... E poi... perché mai gli avevano dato quel vecchio e consunto seghetto?
L'unica spiegazione che gli veniva in mente era che lo volessero mettere alla prova: scosse la testa, scacciò tutte le domande e ritornò al suo lavoro.
In pochi attimi grazie al suo addestramento ripercorse tutti gli insegnamenti e le lezioni che aveva appreso: "...diventa tutt'uno con l'albero... l'albero non è il tuo nemico..." brevi frasi dal significato profondo...
Appoggiò entrambe le mani all'albero e si concentrò sulla corteccia esterna, lentamente penetrò nelle difese dell'albero, seguì il flusso della linfa e infine giunse al midollo. Le voci e le urla della gente solo un lontano brusio destinato a svanire nel nulla.
E l'Albero parlò e disse una sola semplice parola: "Aiutami..."
Il giovane impugnò la sega e riprese con nuova lena a tagliare il ramo: il paese ammutolì all'istante, non c'erano più parole di scherno o risa, solo il silenzio...
La sega scintillava di una luce argentea, la magia dell'Albero era entrata in risonanza con il potere dei Custodi seguendo accordi e armonie creati nella notte dei tempi e il ramo infine cadde: un tonfo secco accompagnato dall'esultanza di tutta la gente.
Il giovane Custode aveva capito la lezione: non era la sega che aveva tagliato il ramo, era stato lui, lui con la sua volontà e le sue energie...
E l'Albero parlò di nuovo, breve e rapido come la volta precedente "Grazie...".