L'altro uomo

Da tempo sospettavo l’esistenza dell’altro uomo. Poco a poco, indizio dopo indizio, mi convinsi sempre più della sua realtà.
Tornai dal mio ultimo viaggio in Africa con la vaga sensazione che “lui” si fosse trasferito in America, da molto tempo, e che io non lo avessi capito per pura e semplice incredulità.
A quel tempo non volevo nemmeno immaginare che fosse possibile.
Laura, mia moglie, mi accolse freddamente, dopo una lontananza durata parecchi mesi. Gli scavi in Asia mi avevano trattenuto più a lungo del previsto e i ritrovamenti erano stati promettenti. L’anno seguente avrei ripreso le ricerche, con finanziamenti più sostanziosi speravo.
Vedevo crescere i nostri figli, Alberto e Sonia, così velocemente e mi pareva che il tempo avesse accelerato, che non mi sarebbe bastata una vita per raggiungere il mio scopo.
Intanto Laura si faceva sempre meno affettuosa, dovevo capire che tutta la lontananza alla quale la costringevo avrebbe avuto conseguenze.
Fu proprio lei a insinuare nella mia mente il germe del dubbio. Non poteva essere altrimenti, l’altro uomo doveva essere in America, forse molto vicino a casa nostra. Ma io non colsi l’allusione, accecato com’ero.
Io volavo in ogni angolo del mondo, rapito dalla mia ricerca, e lei senza muoversi da casa, aveva capito e agito, prendendo la decisione che io non avevo il coraggio nemmeno di pensare.
Laura non aveva mai smesso di interessarsi al mio lavoro, anche quando la nascita dei figli l’aveva costretta a rimanere a casa, mentre io continuavo i miei viaggi di studio da solo.
E nella solitudine aveva concepito il suo tradimento.
La mia coscienza si rifiutava, anche davanti all’evidenza, di accettare il nuovo stato di fatto. L’altro uomo era una realtà, ed era stata proprio Laura a sbattermelo in faccia, come se la cosa fosse inevitabile, normale.
Stupido, stupido, mille volte stupido. Fidarsi di una donna è sempre stata la causa dei guai e delle delusioni dell’uomo. La storia insegna.
Io assaporavo il profumo della gloria, il riconoscimento del mio valore, immaginando l’orgoglio di mia moglie e della mia famiglia, per i brillanti risultati ottenuti.
E proprio lei, nel momento in cui avremmo dovuto raccogliere il frutto di anni di studi, essere ripagati dai tanti sacrifici e fatiche, trovava la sua vendetta nell’altro uomo.
Laura si era semplicemente stancata delle mie esitazioni, della mia mancanza di coraggio, del mio lavoro silenzioso e solitario. Aveva avuto anni di tempo per riflettere, meditare, capire. E alla fine prese la decisione per la quale io non avrei mai avuto il temperamento e la lucidità.
Arrivai all’aeroporto di NY, di ritorno dall’Asia, conciato come un esploratore del secolo scorso. Il viso bruciato dal sole tropicale, i vestiti spiegazzati e polverosi. Trovai ad accogliermi James, il mio assistente. Aveva la faccia preoccupata e tesa, non ne capivo la ragione. Gli avevo già spedito da Hong Kong le relazioni preliminari sulla nuova campagna di scavi, avrebbe dovuto essere contento. I nuovi ritrovamenti suggerivano fortemente l’ipotesi che la razza umana avesse vagabondato per i continenti molto più di quanto si fosse teorizzato finora.
Invece mi accolse con una stretta di mano insicura e uno sguardo triste. Gli chiesi se non stesse bene, ma lui mi rispose che era in perfetta forma. Allora gli domandai se fosse accaduto qualcosa di grave in mia assenza.
Lui abbassò lo sguardo per alcuni secondi, era chiaramente imbarazzato e intimidito.
“Franco... tua moglie” – Le parole gli uscivano a singhiozzi
Temetti un incidente, Laura era stata forse vittima di un incidente?
“No Franco, no, Nulla del genere, ma forse per te sarà ancora peggio. Te lo dico subito, tanto verresti a saperlo. La notizia ha già fatto il giro della città”
“Ma cosa dici? Cos’è successo?!” – Alzai la voce, come non mi capitava da molto tempo.
“Franco. Non so come dirtelo. Laura ha...”
“Ha...?” – Ripetei io, con gli occhi sgranati e fissi sul mio assistente
“Ha trovato l’altro uomo”
Rimasi impietrito. Trovato l’altro uomo? E come? E dove?
Gli posi le domande come un bambino a cui sia stato rubato il suo giocattolo preferito.
“A meno di 50 miglia dalla città. Ha scavato un giacimento fossile vergine. E ha trovato scheletri completi”
Il mio viso doveva essere divenuto più bianco delle ossa calcinate e consumate dal sole equatoriale.
“Ma... ma... com’è possibile?” – Chiesi più a me stesso che al mio assistente – “Doveva fare uno scavo sugli indiani...”
“E’ quello che ha lasciato credere a tutti, per avere le autorizzazioni e i finanziamenti”
Ci avviammo verso l’uscita dell’aeroporto. Camminavo come se il corpo non fosse più mio. James mi teneva per un braccio, temendo che potessi avere un malore.
Tradito dalla propria moglie. Anni di ricerche vanificati dal raggiro della persona che amavo, che avevo messo al corrente di ogni mia idea, ogni scoperta, ogni ipotesi.
Lei aveva raccolto e valutato pazientemente e argutamente, certo più di me, ogni informazione. Aveva messo insieme lo scenario e formulato la sua conclusione. E mi aveva pugnalato alle spalle, come in una tragedia antica. Dopo anni di lavoro insieme mi derubava dell’unica cosa che mi importasse veramente, mettere il mio nome accanto a quello degli antropologi di fama.
Se l’avessi scoperta a letto con un altro uomo, mi avrebbe ferito di meno.