L'ESTATE DEI MORTI

Solo il cielo prelude all’inverno, neanche il vento agita le foglie morte; c’è il dolce tepore di un clima da blusa e scarpe da tennis.
E’ la temperatura ideale per aggredire il foglio bianco, o forse, per tentare di farlo. Si è sempre troppo pieni di cose da fare e ogni cosa da fare pare sia li, puntualmente li, a ricordarci di essere fatta, conclusa, archiviata. Come in una vita che ingrana per tappe, per piccoli e grandi doveri, quasi a consolidare un metodo per scavalcarli tutti, tutti quanti periodicamente riproposti ogni volta.
Oggi no, non è così, o meglio, è pur sempre così, ma oggi sono fermo sotto questo tiepido cielo di piombo ad assaporare i minuti, senza orari e tutte le piccole e grandi cose da fare possono e devono attendere, lontane da me quanto basta perché possa tornare, dopo la pausa, a cavalcarle come uno ski‐lift che risale la china bianca appena discesa.
Sono in clinica, appoggiato alle bianche pareti di una clinica, metà privata e metà sovvenzionata dalla A.U.S.L. locale; e io vi albergo metà perché vorrei conoscere lo stato del mio testicolo destro un po’ ballerino e metà perché desidero provare il rischio d’annoiarmi pensando, posto che pensare, seppur oziando, non è mai un esercizio improduttivo.
Ero li intento a snocciolare i minuti e gustare i pensieri quando bussa alla porta della mia camera bianca una signora dall’età indefinibile, certo non più giovane, vestita e acconciata con estremo decoro. Entra e mi dice di essere della “Missione”, poi, resasi conto del mio gentile silenzio ma anche della mia curiosità rimasta totalmente inappagata, inizia un discorso in un italiano poco probabile non privo di inflessioni dialettali del sud.
Le parole e soprattutto una domanda sortivano l’effetto da lei sperato:
‐ Tu bestemmi? –
Io, punto nella coscienza e un po’ imbarazzato:
‐ Si, purtroppo qualche volta mi è successo –
E lei, perso l’imbarazzo iniziale, ritrovava dopo la mia confessione una certa loquacità ora più argomentata:
‐  Non devi bestemmiare! Padre Pio mi ha ridato la vista e io ora vado in giro a carpire voti per il Signore, per il bene, perché oggi il mondo è del male, del diavolo! Non si deve bestemmiare! Ogni bestemmia è uno schiaffo al Signore! –
Bene, pensavo, ogni rispetto per questa signora è dovuto, tanto più che conduce “porta a porta” una campagna elettorale per il bene, per il Signore, e, forse lei lo ignora, proprio mentre il mondo intero è in spasmodica attesa di sapere se George W. Bush, il texano dal bicchiere facile, vedrà riconfermato il dovere di guidare la più grande potenza mondiale verso la conquista di nuovi paesi, da ricondurre, a suon di bombe, entro gli argine della democrazia. Paesi tutti rigorosamente arabi e grandi produttori di petrolio nonché, proprio per questo e chissà mai per quale alchimia ancora allo studio del Pentagono, luoghi di ricovero e nascondigli per i più grandi dittatori e terroristi internazionali.
Per Diana! La vecchina arzilla, linda e tirata a lucido, era piombata nella mia stanza bianca della clinica bianca semi privata per pagare un debito al Signore, assicurando un voto al Signore! Il concetto era questo e quando faccio per offrirle almeno un caffè, memore di quanto certe “invasioni” nei letti di degenza siano mosse più da raccolte di denaro che da nobili propositi, lei candidamente fa per congedarsi dicendo che non ha davvero bisogno di nulla. Poi, con una certa energia, mi fa promettere di non bestemmiare più dinanzi all’immancabile foto del Santo di Pietrelcina.
In effetti, pensandoci sopra, si bestemmia, almeno per quanto ho avuto modo di vedere e di sentire, per una sorta di abitudine maldestra che nasconde una grave impotenza. Troppo spesso e in ambienti privi di cultura, la bestemmia compone la frase, ne fa parte, è il fulcro della stessa, a volte non è neanche più un rafforzativo. Costituisce una specie di slang, diviene così foneticamente indispensabile per la costruzione di un periodo da esporre, per rappresentare una forte emozione, ma mai un concetto. Credo ciò nasconda un’intima avversione contro tutto e contro tutti, una protesta invereconda ed ignobile adusa ad una certa parte del popolo (ammesso che la parola “popolo” significhi ancora qualcosa). La bestemmia è come un percing da esposizione orale per i più abbietti di spirito. Essa, oltre ad offendere, sempre più senza motivo, Dio, il nostro o qualunque fosse, non è neanche più l’estrema ricerca di Dio, non rappresenta più neppure l’umana ira per un torto, per una sofferenza, per un peso piombatoci addosso che non sentiamo di meritare. Un po’ come se a certi rozzi d’animo avessero dato, oltre al “Grande Fratello”, la licenza di bestemmia libera e senza confini, tanto per far si che continuino a parlarsi tra loro, senza dirsi una parola, uno sull’altro, come cani che abbaiano, senza possibilità ne’ voglia alcuna d’uscita.
La vecchina pulita e ordinata ha un suo credo che compie con un vocabolario limitato e austerità di concetti, ma non senza purezza d’animo e granitica riconoscenza verso il Santo che le ha ridato la vista. Lei continua a parlarmi ed io ogni tanto annuisco, riemergendo dai miei pensieri. Lei non sa quanti idioti pascolano il mondo e forse non immagina quanto più pericolosi e più vicini alla sua idea di “diavolo” e di “male” siano proprio quelli che con mezzi mediatici ipertecnologici oggi si ergono a condottieri di guerre contro gli “eserciti del male”. Sono poveri cretini dalla genetica improvvisata, quasi sempre disadattati sociali reintegrati per il rotto della cuffia grazie a laute iniezioni di perbenismo curiale e a valanghe di dollari. Senza ombra di dubbio incapaci di abbozzare qualsiasi ipotesi di ragionamento o pianificazione di un problema, poveri, anzi  totalmente privi di idee quando non di sinapsi cerebrali, se non per le strette necessità biologico‐meccaniche. Essi sono portati al guinzaglio dalle immense lobby dell’economia energetica e continuano a traghettare il globo da una guerra all’altra, affiancati da mezze calzette di europei con i tacchi nelle scarpe e con in testa null’altro che bandane da tossicodipendenti ipotricotipi celanti bulbi miliardari e lifting di bronzo.
La vecchina ordinata e compita mi augura una pronta guarigione, io ringrazio mentre lei socchiude la porta; poi penso (forse a voce alta):
‐  Viva Dio! Ma per quale motivo il mondo è governato e trascinato da grandi pezzi di idioti!?!?
I capelli bianco‐azzurrognoli della vecchina adesso un po’ meno compita si riaffacciano attraverso l’uscio semiaperto e introducono il suo sguardo allibito e incredulo…
‐ Viva Dio! Signora cara, W Dio! Siamo o no in campagna elettorale?!?!

02/11/2004

Stefano Diotallevi