L'euforia del Natale

Tra qualche giorno è Natale... ero sul punto di dimenticarlo. Non avrei potuto; c’è sempre qualcosa o qualcuno che te lo rammenta: l’abete infiocchettato da vezzosità luminose o lo sguardo estatico di un bimbo davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli.

Dimenticavo... e la corsa ai regali, la sacrosanta tradizione del dono ad ogni costo, dove la mettiamo? Non si può certo abolire... che Natale sarebbe? Per non parlare dei “trofei” acquistati all’ultimo minuto, mentre la bancarella sta rimettendo le sue cianfrusaglie nel furgoncino.
Il vanto di essersene impossessati, la gloria inneggiata da chi ha fatto compere ordinarie ed ora è galvanizzato dall’abilità altrui, non avrebbero ragion d’essere, se non ci fosse la Festa delle feste.

Nelle chiese si notano donne ancora giovani, lontane dal fiore della gioventù, impegnate a creare presepi straordinari, impiegando tutto il loro tempo libero; un tempo che avrebbero potuto trascorrere, pensando alla propria solitudine che tentano vanamente di riciclare.

Le solitudini del Natale... Già... esistono anch’esse. Sono nascoste da quelle che ti spingono ad esibirti come un giocoliere improvvisato nel Circo di Babbo Natale.

La povertà di una mangiatoia; la semplicità di un bue e di un asinello, l’innocenza di un bambino; e la gioia dei suoi genitori sono scivolati nell’indifferenza, abbagliati dalle luminarie, assordati dal frastuono degli uomini.

Ida è cieca: non può essere distratta dall’euforia del Natale, non ha tempo per attendere la visita di qualcuno che non verrà. La cercheranno soltanto quando il rito si sarà consumato, quando le lacrime non serviranno più a simulare laghetti di montagna nel contesto d’un presepe.
L’euforia del Natale, allora, farà in modo che i panni laceri del povero vestano lo spaventapasseri, mentre il gioco più interessante e costoso spiccherà tra le mani del bimbo malato.

Il Natale è anche questo: sognare un mondo migliore... Non è ancora vietato.