L'ultimo giorno

Arrivarono all'ultima cittadina affacciata sul Mar Baltico quando già era sceso il buio, l'aria già troppo fresca.
Si fermarono in un piccolo locale del porticciolo, le luci accese quasi impercettibili.
Li accolse una giovane dagli occhi verdi e la pelle color del miele, una musica di lacrime risuonava tra le mura. Al banco tre pescatori bevevano vodka attendendo il levarsi della notte e l'inizio della quotidiana battaglia.
La ragazza offrì ai due l'unico tavolo. Al centro di esso una composizione di fiori secchi e una tovaglietta ricamata d'altri tempi. Lunghe ore trascorsero senza che i due scambiassero alcuna parola.
Gli occhi di lui si voltarono, illuminandosi del primo raggio di sole.
Uscirono. Dinanzi a loro l'immensa spiaggia deserta. Iniziarono il cmmino fra la sabbia grigia, profili di barche disturbavano l'acqua addormentata, l'ombra di lui si stendeva lunga e irraggiungibile.
Incontrarono una duna rocciosa e vi ci sedettero. Ancora gli occhi di lui accolsero la luce del sole, lo sguardo fisso in un'espressività logorata dal tormento.
Le mani di lui sfiorarono l'acqua, accarezzarono le sue forme morbide, il suo respiro si fece ansioso. Soltanto in quell'istante si accorse di non essere solo, di non esserlo mai stato.
I capelli di lui profumavano del vento salmastro.
I due si allontanarono.
Venne il giorno, poi venne la notte.