La cara zia Bettina

Mia zia Bettina passa il tempo sferruzzando.
Ci vede ormai pochissimo e le sue mani sono afflitte dall’artrite, ma cos’altro mai potrebbe fare per passare il tempo?
Mia zia Bettina esce poco, non parla coi vicini, quasi non li conosce.
La cara zia porta il lutto da più di sessant'anni.
E’ rimasta vedova giovanissima, dopo soli undici mesi di matrimonio: lo zio Carlo è morto in guerra.

Mio zio Carlo era negli alpini, addetto alle salmerie.
Proprio la sua asina preferita, la Tota, gli sferrò in volto il calcio che l’uccise.

Mia zia Bettina percepisce la pensione di vedova di guerra.
La zia Bettina vive in fondo ad un vicolo, la cui imboccatura è di fronte alla chiesa, sull’altro lato della piazza.
Così, quando zia Bettina sente i "rintocchi a  morto"

Donnnnn... Donnnnnn... Donnnnnnnn...

prende lo scialle ed esce.

Percorre il vicolo con la velocità che i suoi ottantaquattro anni le consentono. Non guarda i vicini che stanno sulla soglia, non risponde ai saluti.
Zia Bettina si porta in prima fila, osserva il feretro portato a braccia e annuisce.
Si fa il segno della croce la mia adorata zia, per un po' segue con lo sguardo il corteo funebre; poi rientra a casa.
Riprende il lavoro a maglia e parla tra sé:

"Un altro morto, un’altra vedova... ma quella mica la prende la pensione di guerra!"

Sorride la zia, rinfrancata.

Sono le piccole soddisfazioni a rendere sopportabile la quotidianità.