La corte dei miracoli

Il sole tramontava invisibile dietro i profili delle case; filtrava un alone dorato e caldo dalla loro cornice nera, che avvolgeva la piccola piazza come in un abbraccio, nascondendola dalle vie del centro, immersa nell'atmosfera irreale della sera di primavera.
Dominava lo spiazzo una chiesa grande dalle scalinate larghe, ampie e consunte dalla pioggia e dai passi; su di esse sedevano alcune ragazze a fumare uno spinello e parlar d’uomini, mentre poco distante un ragazzo dall'aria mesta rifletteva in silenzio se rientrare a casa o scappare lontano, chissà dove e chissà da cosa.
Sulla panchina lì vicino, c’era un vecchio con una fisarmonica che, stonato, intonava una versione tutta sua di molte canzoni popolari, mentre due amici, intenti a bere birra dalla stessa lattina, a tratti si levavano a danzare in tondo sui suoi ritmi irregolari; ad entrambi mancava una gamba e le loro movenze erano goffe, ma ridevano e schiamazzavano come ragazzini nel cortile della scuola e il loro divertimento rendeva superfluo ogni giudizio.
Al centro della piazza, un giovane dalla pelle abbronzata, di quel color del cuoio che solo i visi che hanno visto sorgere l'alba molte volte dalla strada assumono, faceva volteggiare qualche birillo colorato in aria, allenandosi in un numero da giocoliere che non gli riusciva mai e lo faceva ridere dietro la barba incolta e nera ad ogni schianto dei birilli sul selciato.
Con lui, rideva del rumore anche un uomo solitario che, un po' discosto, regalava briciole ai piccioni e ai passeri con la naturalezza di chi ama farlo, senza il peso delle nostalgie e delle tristezze.
Tra poco sarà notte.
Ci sarà forse freddo e forse nessuno resterà qui nella piazza a giocare, a ballare o a sorridere di niente e di tutto insieme; ma ancora l'oro della sera cade dai tetti scuri ed è facile illudersi che questa piccola corte dei miracoli sia abbastanza grande per un'anima in più', che possa burlarsi dei loro numeri sbagliati e dei propri, della birra sgasata e delle musiche stonate senza pensare a nulla.
Tra poco sarà notte.
Ma per qualche minuto ancora, che tutto sia magico e perfetto come non potrebbe essere in nessun altro luogo e non vi sia altro che la poesia della loro gioia a riempire la sera.
E per un attimo ci si chiede
come sia possibile non credere alle favole.