La forza del basket

Tutti gli sport lasciano il segno, quando li hai praticati per tanti anni…e poi il segno diventa indelebile se chi quello sport te l’ha insegnato in mabniera speciale, appassionata, in un modo che può solo farti innamorare, nel mio caso della palla a spicchi…e si sa che il primo amore non si scorda mai, anzi il primo ciuff non si scorda mai…

“Pronti a pranzare, come ogni domenica ad un orario insolito, i miei mi hanno semprer sostenuto nello sport, ma il patto era: “prima la scola e dopo il canestro”, difficile da mandar giù, ma non ebbi scelta, solo avanti negli anni ti accorgi che sono state regole fondamentali per crescere.
Il sole con i suoi raggi entrava nel soggiorno di casa, dovevo finire i compiti, papà leggeva e mamma stava finendo di preparare il minestrone di pasta e fagioli…
‐ghe vol energia per far canestro

‐Mama se ciama energia? Te sa che dopo me xe pesante…
‐te son mingherlin…te cori tanto ma se i te beca i te ribalta con un sufion, magna…dopo xe bisteca…
E già sapevo che sarebbe stata la solita fettina formato famiglia…
Quel bel sole del mattino intanto, nel primo pomeriggio lasciò il posto ad una fitta nebbia: andai in poggiolo e percepii l’atmosfera di una favola…
Stavolta si giocava al palasport di Chiarbola, prima della partita di serie A, era un giorno speciale, perché tra gli spettatori ci sarebbero state due persone per me specialissime…Finalmente avrei potuto riabbracciarle…
Io ancora non sapevo nulla, era una sorpresa

Ma quando vidi la tavola apparecchiata per 5 mi venne un dubbio…avevamo ospiti?
‐Papà go de concentrarme…se no me sento dir che giro co l’aquilon
‐almeno che te se concentrassi cussì anche sui libri
‐mama scusa gavemo ospiti ogi? Xe anche el servizio quel bel, quel dele grandi ocasioni
‐disemo che te ga una partida importante…e xe 2 tuoi tifosi che xe vignudi a Trieste solo per ti
A sentire questa frase immaginai a qualche selezionatore, era facile montarsi la testa a 15 anni, ma in realtà sarebbe stata una sorpresa molto più importante…

Borsone pronto, faccio per andare…
‐stropolo, te ga messo l’accapatoio?
‐ah no, xe vero, starò bagnà
‐e le mudande de ricambio?
‐orca gnanche…farò senza
‐‘scolta se te vol vado mi a zogar…te ricordo che l’altra partida te se ga dimenticà el bagno schiuma
‐ no, mama go sbaglià botiglia…

‐iera el savon per i piati, tandul…Te la finirà de gaver la testa fra le nuvole?
Mamma aveva ragione, ma non riuscivo proprio a pensare ad una cosa sola: se giocavo a basket pensavo ai racconti da scrivere, se scrivevo pensavo alla chitarra, se suonavo…
‐stropolo mai che te pensassi ala scola, cussì ‘nderà finir che te farà tante robe e gnanche una ben…
Chissà se ora i miei da lassù hanno cambiato idea almeno in parte…In fondo almeno per la testa fra len uvole son stato coerente…

Cappellino e mi avvio, casa mia era a 10 minuti a piedi dal palasport…
Arrivo in spogliatoio e subito coach Tullio inizia il discorso, quello che ti dava il giusto “tremaz” nele gambe, quello che il culo o te lo faceva muovere in campo o ti serviva per tenere calda la panca
‐savè che ogi gaverè publico, savè anche che me tocherà zigar per farme sentir, perciò tignì le orece ben verte, mi voio vinzer punto, e no stemo inventar scuse…dai cambieve e ‘ndemo far due file
‐coach ogi per mi xe una partida speciale
‐sentimo l’artista cossa se inventa ogi…’scolta femo cussì, zerca de butar la bala in canestro, sarà za speciale…
‐sarà assai de più…promesso coach
Le mie promesse lui le conosceva, sapeva anche che ero leggermente creativo e mi diceva sempre
‐se tuta quela fantasia che te ga per scriver te la gaveria in campo, poderia anche pensar che i mii insegnamenti con ti no xe finidi nel cesso

Palla a due…sono in quintetto…e non era per nulla scontato.
La butto anche dentro…Le emozioni si susseguirono per tutti i 40 minuti, i miei sguardi ogni tanto incrociavano quelli dei miei genitori, ma soprattutto dei due ospiti speciali che riconobbi solo a fine primo tempo mentre tornavo negli spogliatoi: un brivido mi attraversò e gli occhi divennero lucidi…
‐movite Gan, mi disse un cvompagno, Tullio xe incazà…

‐gavè intenzion de farme fumar più del solito?
Disse Tullio seduto sul lettino dell’infermeria…Intanto io rimasi appoggiato sullo stipite della porta
‐ricordeve che nela vita qualche volta ghe vol tirar fora le bale senza calar le braghe…questo xe el momento
Buttò la sigaretta, che mi arrivò addosso e tornò in campo…
‐Tullio, brusa…
Tornò da me, mi fisso…

‐poderia brusar de più se perdemo…
Ci guardammo tutti in silenzio, riempimmo le boracce e rientrammo in campo anche noi…
C’era un tifo assordante, oramai i tifosi per la partita di Trieste che sarebbe iniziata di lì a poco, erano tutti che intonavano cori…
A dire il vero anche questo clima contribuì a farci giocare meglio, ma io avevo una spinta in più, no, non la pasta e fagioli, ma i due ospiti speciali…Vincemmo…
La forza del basket è anche aiutarti a creare, per rivivere quello che in realtà era solamente un sogno, ma sappiamo bene che a volte i sogni sono ciò che avremmo voluto e secondo me sarebbe andata proprio come ve l’ho raccontato…
Anche se vincemmo, Tullio era soddisfatto ed io giocai bene, l’importante fu riabbracciare a fine partita i due ospiti speciali: nonno Bepi e mio fratello Paolo, tifosi che non ho mai potuto avere sugli spalti, ma quell’unica volta si, e me la tengo stretta.”