La poltrona

La poltrona era in un angolo in fondo al salone, il serico tessuto rosso del rivestimento spiccava contro la tappezzeria color senape.
La giovane donna la rimirava compiaciuta, era stato il regalo più gradito per le prossime nozze.
E si adattava magnificamente allo stile con cui lei e il fidanzato stavano arredando la bella villa appena acquistata.
Si allontanò di qualche passo per osservarla meglio.
Ispezionò tutta la casa per annotare cosa mancasse ancora.
Pulì sul pomello della porta dello studio invisibili impronte lasciate dai facchini.
Si accertò che le imposte della camera da letto fossero ben serrate.
Quindi tornò nel soggiorno chiudendosi alle spalle i battenti della splendida vetrata del giardino d’inverno.
Il crepuscolo tingeva di toni rosati tutto l’ambiente.
Diede un’occhiata all’orologio, ancora una decina di minuti e suo padre sarebbe passato a prenderla.
Felice, leggermente affaticata, si appressò alla poltrona.
L’ammirò ancora una volta prima di sedersi. Si sentì accolta dal morbido tessuto, nel rosso che s’incupiva un poco verso il fondo e nell’incavo dei braccioli.
Sprofondò dolcemente, quasi abbracciata dalla poltrona, calda e cedevole.
Stava per alzarsi, al suono del clacson di suo padre, quando venne risucchiata all’indietro.
Annaspò con  le braccia, tentò di fare leva sulle mani… e scivolò nel buio che si era aperto sotto di lei…
Due enormi labbra rosse si chiusero soddisfatte e turgide sul suo corpo. Si schiusero e richiusero come a gustare la preda. Poi si tesero ondeggiando in ogni direzione fino a sparire nel liscio tessuto rosso.
La poltrona aspettava nell’angolo in fondo al salone.