La sento gridare

Eccolo. Come sempre Lei si sente appesantita, si sente pugnalare nella sua mente la presenza di lui. Le chiavi di casa, tolte dalla serratura, vengono gettate sul tavolo della cucina. Un’altra ferita.
Non ce la fa più… è una tortura, una tortura umana. Ed ecco anche la sua voce, brutta, grossolana ma forte. La tocca con quelle mani che lei ormai conosce bene; ha già assaporato le precedenti botte, quando le tirava i capelli, quando, a ogni suo torto, rispondeva sempre con le mani.
Le lacrime di lei non bastano. Anzi: non servono, per sfogarsi; se ne stanno sull’estremità dell’occhio, scendono cocenti come il fuoco. La sento gridare… nemmeno la voce basta, per sfogarsi; movimenti agitati, le mani di lui sono chiodi che la crocifiggono di tortura, schizza sangue di sfogo, fa male. Quei chiodi nella carne della ribellione sono ancora più forti.
L’ultimo urlo di lei, seduta nell’angolo col trucco consumato, rimbomba nella stanza vuota… la sento gridare, ancora un’altra volta.