La tirannide del tempo

Sul calar della sera, mentre le nuvole si addensano nel cielo e l'ultimo
bagliore del sole scompare dietro i monti del mio Gran Sasso, io con le mani
sulle ginocchia me ne sto a guardare te che scompari nella tua camera e
chiudi la porta, come a interrompere una comunicazione che io cerco
disperatamente.
Abbiamo appena seppellito mio padre, era un bellissimo uomo, un eroe ,
un partigiano, un uomo retto, un lavoratore, si è costruito con le sue mani
un impero economico; c'erano tanti parenti, tante lacrime, ma ho visto il
tuo volto neutro, come se se ne andasse via un estraneo. Poi all'uscita della
Chiesa mi hai sussurrato qualche sillaba che mi ha fatto capire il tuo
disagio: " Vedi, mamma, è bello! si muore e tanta gente piange e ti
accompagna nell'estremo saluto, io sono solo, al mio funerale non ci sarà
nessuno". Due calde lacrime hanno rigato il mio volto e ti ho detto: " Tu sei
solo un adolescente, avrai modo di costruirti una vita, tante amicizie, una
famiglia , dei figli, e quando tu non ci sarai più loro ti accompagneranno nel
passaggio estremo , ma soprattutto ci saremo noi, io e tuo padre, le tue
radici che ti aspetteremo nell'alto dei Cieli" Tu hai abbassato lo sguardo
incredulo, sfiduciato, hai cercato di trattenere l'emozione, ma ho visto i tuoi
occhi lucidi, il tremore delle tue lunghe ciglia, le tue mani sudate, hai
cambiato postura e tu, che cammini sempre eretto e flessibile come un
giunco, come tuo padre, ti sei ripiegato su te stesso e ho sentito tutto il tuo
dolore di giovane fanciullo che non sa dove mettere i piedi.
Ora che ho cinquant'anni e una mia radice mi ha lasciata nuda a terra , col
cuore in mano prendo una sedia , mi posto dietro la tua porta e ti dico:"
sono stata una madre spesso assente, non è stata colpa mia, ma della mia
depressione, tu avevi bisogno di me e io non c'ero; ero persa dietro qualche
pensiero, mentre il male oscuro mi imbrigliava e non mi faceva sollevare il
capo dal letto; non vedevo la luce del sole, ma solo il buio dell'angoscia. Ero
in qualche viaggio a piedi a cercare la mia anima e tu aspettavi a casa con
gli occhi lucidi di pianto , io tornavo ma qualche sillaba storta non riusciva a
entrare nel tuo cuore affranto. Lo so , hai sofferto con me, mentre mi
mettevo in aspettativa e mi trasferivo a Teramo al capezzale del nonno.
Un'aspettativa coatta, sono stata costretta ad abbandonare la scuola per
divergenze col dirigente. Non è colpa mia, anche questo l'ho ereditato dal
nonno: l'autorità va discussa, quando è iniqua e io ho combattuto e
combatterò ancora contro l'ingiustizia. Vorrei che ti passasse nel sangue
quest'orgoglio che ci portiamo dentro, questo senso del giusto e dell'onesto,
questa difesa della causa giusta, anche quando non premia.
Vorrei che tu leggessi l'Antigone di Sofocle, per capire come la legge di
Stato cozza con quella del sangue che ci portiamo dentro e dobbiamo
difendere con le unghie e con i denti il nostro orgoglio di famiglia
partigiana. Tuo nonno mi ha educata al rispetto per gli altri, ma anzitutto
alla difesa della mia libertà e dignità incontaminate e io non posso tradirlo.
Io a scuola non posso tornarci, ci sarebbero delle ritorsioni e aspetto che la
giustizia faccia il suo corso, con la speranza sempre viva che il bene trionfi
sul male dell'iniquo potere.
Anche nella mia depressione, non ho ceduto e ti passi questo messaggio di
forza interiore; tu sei il figlio di una catena e hai la responsabilità di portare
con orgoglio il testimone della libertà. Perciò non sei solo, ma hai una
famiglia che ti ama e un esempio da seguire.
Ti stai costruendo il tuo mondo e mi escludi: anche questa è una legge della
natura e, ora che sono in grado di parlare con te, tu non vuoi , ti sei chiuso
nel tuo bozzolo di adolescente, nel tuo mondo di musica e di calcio ; non sai
che c'è un mondo di adulti che vorrebbe costruire con te il tuo mondo
interiore. Sei un ottimo figlio: non fumi, non bevi, non ti canni, sei un figlio
esemplare, ma quel tuo fare stanco, quel tuo trascinarti nella vita, quella
sfiducia che ti porti dentro mi crea una sofferenza indicibile. Questo tuo
modo di fare, questi tuoi atteggiamenti, questo studiare per obbligo e non
per passione, lo condividi con i tuoi compagni e io sono preoccupata del
futuro di questa umanità che non ha forza interiore, ma si trascina nella
vita, rincorrendo i sogni facili e perdendo di vista i veri obiettivi.
Leggi, figlio mio, cura la tua anima, nutriti di alti ideali, sollevati dall'onda
del malefico nulla e guarda la vita con la fiducia sempre pronta in un futuro
da costruirti con le tue mani, rincorrendo un'idea mai paga di libertà "
libera".
Non lasciarti travolgere dagli schemi , non seguire la marea di questo
secolo , distinguiti dal gregge degli insulsi, guardati nello specchio
dell'anima e troverai un giovane fanciullo bellissimo interiormente, pieno di
chances, devi solo seguire il tuo istinto ad amare la vita e quando tu morirai
potrai dire di non aver vissuto invano.
Le porte del tempo si chiudono dietro di noi e non si torna indietro; sai
quante volte ho cercato di rimediare ai miei errori, ma il tempo ci travolge e
tutto scivola nell'oblio; ho inseguito sogni, spezzato catene, cercato di
ricucire rapporti, ma il tempo è un grande tiranno: non perdere le tue
occasioni! Il tempo non ti dà indietro nulla. Dicono che il tempo sia un
grande scultore, ma io non ho questa percezione: a me il tempo ha ridato
indietro il vuoto interiore e pur esisto e vado avanti col sorriso mai spento,
la fiducia in un domani migliore.
Eppure ho fatto e fatto, agito e agito, studiato e studiato, insegnato e
insegnato, ma cos'è , figlio mio, questo vuoto che sento? Dove ho sbagliato
non so, non ne ho la più pallida idea . Mi sono forse persa dietro un sogno?
Forse ho avuto troppa fiducia negli altri? Forse troppa o troppo poca in me?
Eppure amo la vita indefessamente e non mi rassegno a questo vuoto
interiore, mi stringo forte al petto la foto di mio padre, non può
abbandonarmi, devo interiorizzare i ricordi.
Le giornate al mare, in montagna, le passeggiate dietro il duomo di
Teramo, la spesa insieme, le discussioni politiche, le confessioni proibite,
l'ascolto del mare in tempesta, l'incanto della neve d'inverno. Quando ero
piccola gli saltellavo attorno come uno scoiattolo, quando tornava dal lavoro
e mentre lui si svestiva degli abiti per uscire e indossava il pigiama io non
gli davo tregua: gli raccontavo i miei successi scolastici, gli leggevo i miei
temi, mi aiutava a risolvere le espressioni matematiche, ma il giorno dopo
mi portava a scuola sempre in ritardo e io quel ritardo me lo porto dentro;
sono sempre in ritardo, non riesco più a correre dietro il tempo: il tempo mi
ha tradita.
Non cadere nel mio stesso inganno , non lasciare che il tempo ti trascini;
tieni saldi i tuoi puntelli, formati e diverrai un vero uomo; ascolta per una
volta le parole di tua madre: impara il greco e il latino; solo ora fai in tempo
, il tempo non aspetta nessuno ed il treno è vuoto ; tempo, " reo" tempo
che male ti ho fatto? Ti aspetto da una vita e hai fatto scempio di me, ma
salva mio figlio.
Oggi è una bella giornata: fuori c'è il sole, anticipalo, alzati per tempo!"
Vivere satis, non longe": questo è il messaggio senecano, non lasciarti
strappare via il tempo, non buttare il tuo tempo, non essere "occupatus" in
beghe che non appartengono al tuo intimo, non ti curare delle mode che
passano, né del giudizio della folla e del gregge, sii un egregio giovinetto,
nel senso etimologico del termine, abbi rispetto del tuo tempo!
Amati come io non ho fatto, cura la tua veste interiore, costruisci un edificio
di te su salde radici di quercia matura, cammina eretto, sfida il destino,
rispetta il prossimo tuo come fai con te stesso, ama intensamente , soffri
poco, combatti molto! La vita è una battaglia quotidiana, ogni giorno si apre
un nuovo sole per noi che stiamo spesso a guardare, senza agire, agisci
vestiti e va' incontro al mondo!
Porta dentro di te le parole di tua madre, di tua nonna, di tuo nonno, tu non
sei solo il figlio mio, ma il figlio del mondo, apri la tua mente, fa' entrare il
tuo Verbo, ma soprattutto sorridi. Ridere è la prerogativa degli umani, ciò ci
distingue dalle bestie, fammi vedere che sorridi anche tu, che anche tu hai
fiducia in te stesso e portati dentro i ricordi.
Ricordi quando ti venivo a prendere all'asilo? Tu eri bellissimo, con i tuoi
occhioni verdi e i tuoi lunghi biondi capelli; io ero giovane e piena di forze,
tu mi guardavi con l'orgoglio di figlio e mi baciavi tutte le volte con
immutato affetto, mi baciavi sulla bocca teneramente e mi raccontavi le tue
giornate ; sapevo tutto di te e io ti ascoltavo con rinnovato piacere, perché
tu sei mio figlio, l'unico pensiero che ho fisso in mezzo alla fronte, mentre
cammino in cima al dirupo. L'unico punto fermo della mia esistenza, l'unico
motivo di vanto , l'unico motivo di vita. Non io ti ho dato la vita, ma tu l'hai
data a me e me la dai tutte le mattine ; sei l'unico atto davvero creativo
della mia esistenza. Non mi abbandonare ora, ma ricordi? Un filo ci tiene
legati, non tagliare quel filo della memoria, potrei precipitare a terra senza
più la forza di rialzarmi. Io tengo stretto un capo della memoria e tu tieni
l'altro: un comune destino ci unisce. Ci somigliamo, sai, tu sei la mia
memoria felice e io il grembo da cui sei nato, io sono la radice della tua
esistenza insieme a tuo padre. Apri quella porta, ti scongiuro, troverai una
madre.
Ricordi le grigliate a Posillipo, la sabbia cocente, i castelli , le palline, i
secchielli, le formine, le gite in barca insieme agli amici, il tuo sorriso
sdentato, la Lacoste rossa, la giacchina avana che ti comprai per farti
apparire un ometto di appena un anno. Tutto questo sta nelle foto, ma oltre
le foto sta dentro di me e di te, non disperdere questo patrimonio,
conservalo gelosamente e tramandalo ai tuoi figli.
Perché quando si perde un padre, come a me è capitato, ti senti
smembrato, un vuoto incolmabile, ma possa il dolore trasformarsi in dolce
ricordo! Non tutto di noi muore, ma una parte resta in vita finché abbiamo
la forza di conservare la memoria.
Quando hanno chiuso la bara di tuo nonno, tutti si sono ritirati in disparte
nel pianto, sola io ero lì davanti e l'ho baciato lungamente sulla fronte per
dargli l'estremo compianto, gli ho messo accanto il libro delle poesie di
Leopardi perché portasse con sé il Poeta che più ha amato e mentre
chiudevano la bara la musica di Chopin accompagnava il rito. Io ho pianto,
ma tu non mi hai vista, te ne stavi in disparte pensavi alla tua morte, come
mi hai confessato. Sei un ragazzo sensibile, alla tua età nessuno pensa alla
sua morte, ma tu, sì, perché tu sei come me.
Anche io alla tua età pensavo alla morte, immaginavo il mio funerale senza
compianto, senza consolazione e sentivo dentro tutto l'amaro, bagnavo il
mio cuscino e mi sentivo perdutamente sola: sola sono rimasta. Per fortuna
ci sei tu, con la tua purezza , con la tua ironia, con il tuo fare scanzonato,
con il tuo anche ridicolizzarmi per le mie debolezze. Ti prego, figlio, apri
quella porta!
Eri un bambino riflessivo, un lettore accanito, in un anno in prima media
leggesti cinquantasei libri; ti svegliavi col libro in mano e con quello ti
addormentavi e , quando tardavo nel venirti a prendere, ti trovavo nel
parco seduto sulla panchina intento a leggere; eri e sei il mio orgoglio, ma
non ti vedo più leggere, ti vedo sul letto guardare il soffitto e pensare a
chissà che ....chissà che. Vedo il tuo sguardo a volte spento e vorrei dirti:
accendi la luce dell'anima, non creare il vuoto attorno a te, torna a nutrire
la tua bella mente, non disperdere le tue energie, concentrale in qualche
nobile occupazione, fa' della tua vita un'opera d'arte.
Spero che, quando te ne stai a guardare il soffitto, tu abbia a ricordare i bei
tempi passati insieme; un ricordo è recente: siamo usciti insieme a
comprare l'abbigliamento per te, abbiamo lasciato il babbo a casa, era un
momento per noi. Io ti ho detto che eri libero di comprare secondo la tua
volontà e abbiamo fatto man bassa; abbiamo pagato col bancomat e ci
siamo sentiti padroni del mondo, ho soddisfatto tutti i tuoi desideri e anche
di più: volevo che tu fossi felice. Eppure non sei viziato: sei un ragazzo
semplice e bello nella tua purezza. Ieri prima di partire per Perugia ti ho
strappato un bacio, baciami , ti prego, ho un maledetto bisogno di te.
Mi baci sempre con tanta parsimonia che ne soffro; sarà che io ho sempre
baciato i miei genitori la sera prima di andare a letto e sento ancora quei
baci, perché loro mi hanno sempre seguita nel bene e nel male, non mi
hanno mai abbandonata. Ricordo ancora le domeniche nel lettone da bimba
e , sai, non me ne vergogno, anche da adolescente stavo nel letto con mia
madre e lei mi leggeva i libri e mi aiutava a tradurre il latino. E, ora che la
vedo vecchia e stanca, preda di una malattia che ha fatto scempio di lei, ho
tanta pena : non ricorda nulla, non mi riconosce, ma se ne sta inebetita a
guardare il vuoto. Sente che manca qualcuno, suo marito, ma non focalizza
e io ho tanta paura di fare la sua stessa fine. Ho tanta paura delle malattie
psichiatriche e tremo davanti al mio vuoto come davanti l'infinito: il terrore
si impossessa di me , ma tu non lo devi sapere, tu devi tenere un capo del
filo della memoria , mentre io tengo l'altro e non reciderlo mai!
Ma tu devi sapere qualcosa di me che non sai: ero una fanciulla prodigio,
l'orgoglio dei miei genitori, una grecista nata, una donna di pace: non sono
mai scesa ad alterco con nessuno, non amo il conflitto. Mi devono
calpestare perché io reagisca, ma reagisco in silenzio: vedi come mi sono
allontanata in silenzio dalla scuola , ma vi tornerò, lo prometto, io tornerò.
E tu sarai orgoglioso di me, perché io tengo alto il nome della mia
Categoria.
Gli insegnanti sono come i libri, e quell'insegnante che lascia gli studenti
come li ha trovati non è un insegnante; io socraticamente, maieuticamente
e‐voco a sé i mie alunni, li metto davanti lo specchio del loro dàimon,
perché possano coltivarlo. Non sono per la religione di Stato, ma per la
religione personale , per la cura di quel dio che è dentro di noi e coincide
con la nostra essenza. Tu questa essenza devi comprenderla, abbracciarla e
portarla a realizzazione. Missione ardua, lo so e lo sai, hai paura come ne
ho avuta io: paura di perdere, di confrontarsi, paura di lottare, ma, se
guardiamo il tutto da un profilo più alto, siamo tutti figli della stessa Natura
e nessuno può sottrarsi alla responsabilità di portare a compimento il
proprio Sé.
E' un atto di Amore dovuto, tu lo devi a te stesso e, se a quest'Amore unisci
la conoscenza, il tuo frutto non perirà mai, perché tutto è destinato all'oblio,
ma quella conoscenza che ci siamo costruiti è un tesoro inestimabile, più
duraturo del bronzo.
Platonicamente conoscere è ricordare, perché noi siamo i portavoce di un
sapere divino che ci tramandiamo di padre in figlio e sta a noi riesumare
queste conoscenze e portarle alla luce; coraggio, figlio mio, il sapere è già
dentro di te: devi abbracciarlo e farlo veramente tuo.
" Come sei patetica !" starai pensando, mentre segui la tua Juventus o
accarezzi col ricordo quella ragazza che ti ha sorriso per strada; sì, sono
piena di pathos per te, e ti seguo con preoccupazione col timore di non
essere stata una brava madre. Eppure te lo scrissi ( tu avevi solo sette
anni): " parto per Santiago, vado a cercare la mia anima, la muchilla è
leggera , ma l'anima è pesante; tornerò e mi prenderò cura del tuo
destino". Tu chissà che capisti , io mi esprimevo così cripticamente; ora lo
sai : io ti Amo, di un Amore gratuito, totale assoluto e vorrei tanto tornare
indietro a quelle vacanze in Sardegna quando vivevamo ancora in simbiosi.
2008: i preparativi per la partenza, la voglia di evadere, il traghetto che ci
aspetta. Noi abbracciati sulla nave ci teniamo per mano; poi ci tuffiamo
nella piscina , tu a cavalluccio su di me, mi chiamavi " mamma delfino". La
sabbia bianca del golfo di Orosei, le gite in barca, il rotolarsi nell'acqua, le
gare di nuoto; c'erano anche i tuoi cugini, e tu tra un gioco e l'altro leggevi
il libro " Momo"; io in disparte il Fedro platonico e riflettevo sulla qualità
dell'anima che sta lì da sempre dove l'abbiamo lasciata. Ricordi? Io te lo
dicevo:" abbi cura della tua anima, coltiva la lettura e il sapere, ma non
dimenticare di divertirti, perché la vita è dura".
Povero bambino, penserete lettori, aveva solo 11 anni ! Eppure lui mi
capiva e mi sorrideva in profonda intesa di sguardi.
Non ti ho mai dato uno schiaffo: non l'hai meritato, ma non ti avrei mai
picchiato, so che sole le parole arrivano al cuore di chi vuole ascoltare;
ascoltami ancora, ti prego, anche se sono patetica in questo elemosinare il
tuo amore.
Oggi arrivano i parenti a farmi le condoglianze e, lo so, tu rimarrai chiuso
nella tua camera; spero che qualche mia parola ti sia arrivata e non stia a
guardare il soffitto; se uscissi con gli amici, io sarei felice, combatteresti
questo torpore, ma so che non lo farai: sei schivo, come tuo padre, forse un
po' diffidente. Fai bene? Non so, io mi sono fidata di tutti e sono rimasta
sola nel momento del bisogno e forse questo ha condizionato la tua vita.
Riprendila in mano! Non è mai troppo tardi; spero tu stia leggendo o
studiando, ma chissà cosa c'è dietro quella porta, chissà quale è il tuo
mondo. Ogni tanto ti vedo per casa giocare con tuo padre, lui ride da pazzi:
sei un ragazzo ironico, ma io ne sono esclusa. Oh come vorrei entrare nel
tuo mondo!
Tu sei come i miei alunni, solo io so come sono cambiati: prima l'insegnante
era un confidente, oggi spesso un nemico da combattere col silenzio, come
per preservare un mondo nel quale non si vuole che gli adulti entrino. Venti
anni fa, ricordo, una mia alunna scoppiò a piangere a dirotto dinanzi la mia
interpretazione de " La madre" di Ungaretti"; oggi gli alunni non si
commuovono più, non piangono per i Poeti, vivono la scuola come un
fardello e non come diritto allo studio.
Questa è un'altra fonte della mia sofferenza: il sentirmi esclusa da loro,
anche da loro. Vivo da esule in questa valle di lacrime, cerco una spalla su
cui poggiarmi, una spalla di una persona buona che non mi tradisca e tu,
figlio, non mi tradire, ma ascolta le mie parole, mentre va la canzone di
Vecchioni : " Figlio, figlio, figlio".
Vecchioni, caro collega, come mi turbano le tue parole e come è affine il tuo
sentire al mio! Sarà la formazione culturale classica che ci fa avvertire così
profondamente o un'affinità elettiva: abbiamo la stessa acutezza di
pensiero e soffriamo per le stesse ragioni.
Quando ascolto questa canzone, so mettere in ordine le mie priorità:
all'apice ci sei tu, sempre tu, e scusami se ti amo tanto; non sentire la
responsabilità di dovermi corrispondere: cresci, fa' la tua vita...io mi metto
da parte".
Io parlavo tra me e me , ma lui mi sentì: la porta si aprì e..." mamma
apparecchio la tavola?" Io fui di una felicità estrema , sentii tutto l'orgoglio
di madre, lui mi baciò pudicamente sulla guancia e mi disse come quando
era bambino: " il pollo è pronto? ci sono anche le patatine?" Io capii : lui
non aveva dimenticato; teneva stretto a sè un capo del filo della memoria
ed io l'altro. Questa volta avevamo vinto la tirannide del tempo.