La tua luce su di me

La confusione nella mia mente era in quel periodo la mia fedele compagna ogni volta che tornavo a casa e ripensavo a quanti significati si annidano dietro ogni singola parola che confidavo alla mia analista.
Ormai sulla soglia dei 30 anni, vivevo la mia vita come un rassegnato andare avanti in attesa di qualcosa che potesse dare un senso a tutto. Credevo che quel significato risiedesse in una donna e per questo ogni volta che una storia finiva in miseria, mi attaccavo tristemente al sogno che tutto potesse essere perfetto, soffrendone più di quanto la situazione richiedesse.
La metro era affollata, ma nonostante il caotico vociare delle persone, il mio pensiero era altrove perso in qualcosa più grande di me, come un topo in un labirinto.
Scesi alla fermata di “Ponte Lungo” e mi diressi verso casa.
Guardavo la persone che passavano in attesa di carpire meglio che significato dessero alle loro vite, ma è una di quelle domande che non si possono capire da semplici piccoli gesti riassunti in pochi secondi di valutazione, così facevo lavorare la mia immaginazione per sopperire i vuoti.
Quando incrociai il suo sguardo, sentii un colpo al cuore, per un attimo mi sembrò di vedere della luce nei suoi occhi, era ferma davanti un portone, parlava da sola e stringeva nella sua mano il pomello.
Abbassai immediatamente lo sguardo e tirai dritto facendo finta di nulla, era così che mi comportavo quando mi sentivo insicuro, evitavo sempre le situazioni che potessero potenzialmente nascondere un rifiuto.
Passai davanti a lei e avvicinandomi cercai di capire cosa stesse dicendo.
“Scusami ma devo andare, è stato un piacere” disse, rivolta a non so cosa, senza mai distogliere lo sguardo da me.
Quando le fui accanto, mi prese sottobraccio e comincio a camminare insieme a me.
Dopo pochi passi mi fermai e la fissai con aria interrogativa e allo stesso tempo imbarazzata, lei sorrise e incredibilmente mi disse:
“Davvero tu cerchi le risposte nei gesti delle altre persone? Massi ma è da pazzi!”
Strabuzzai gli occhi: “Come lo sai? Leggi nella mente?”.
Lei sorrise: "E la prossima domanda che mi farai sarà..." ‐ disse, cercando di imitarmi in un’espressione sospettosa ‐ "... come conosci il mio nome?".
Era vero, non avevo fatto caso che avesse pronunciato il mio nome.
Pensai che fosse uno scherzo di qualche mio amico o addirittura un sogno, ma qualsiasi spiegazione razionale dessi lei le smenti tutte.
“E allora come puoi sapere queste cose?”
“Sono una donna, ho i miei segreti”.
Cominciammo a passeggiare, mentre la incalzavo di domande per scoprire la verità, ma da quella bocca non lasciava trapelare nulla che potesse confermare le mie ipotesi, finché non mi disse:
“Non puoi ammettere che esista qualcuno capace di sentire i pensieri delle persone? Prima metterai in dubbio ciò che sai, prima capirai come e perché ci sono riuscita”.
“Raccontami un po’ di te, non so nemmeno come ti chiami”.
Disse che il suo nome era Raffaella, che non era delle mie parti, era in viaggio e si era fermata a Roma solo qualche giorno per visitarla.
Ero affascinato dal suo modo di gesticolare, sembrava emanasse calore ad ogni movimento.
Quando sorrideva, sembrava sorgesse il sole estivo dopo una notte invernale.
“Cosa sogni della tua vita?” le chiesi.
“Che strana domanda” ‐ mi rispose ‐ ”Non ho grandi sogni, più che altro quando ho voglia di fare qualcosa la faccio”.
“Non hai vincoli? Un lavoro, una famiglia?”.
Rise e in quel momento non capivo perchè questa domanda le sembrasse così assurda.
“Non ho bisogno di lavorare per vivere, sono sola e, per quanto a te, che riponi molte speranze nella donna che avrai al tuo fianco, possa sembrare assurdo, io sto benissimo così”
Parlando, arrivammo a piazza Re di Roma, ci sedemmo su una panchina.
“Max tu riponi troppe speranze negli altri, la serenità è un’emozione che nessuno ti può dare, specialmente su questa terra, dove la concezione di vita è ancora a uno stadio primitivo, la devi trovare da solo per te stesso e, per quanto il tuo cuore sia generoso, non potrai dividerla con nessuno perché ognuno deve trovare la sua con le proprie forze”.
“Sai ho sempre pensato che un giorno una donna mi avrebbe salvato la vita, che avrebbe colorato tutti i punti di questa terra che ai miei occhi sono grigi”
“Sei tu che li vuoi vedere tali” ‐ mi disse ‐ "perché sei ancorato a delle visioni troppo limitate della vita".
Mi incuriosii a questa sua ultima affermazione: “Che intendi dire?”
“Non posso spiegartelo, se un giorno ci arriverai, allora capirai cosa intendo, ma dovrai farlo da solo”.
“Ma non è un po’ triste pensare di essere sempre soli?”.
“La tua concezione di essere soli è ben diversa da quella che è la mia”.
Il suo modo di parlare, mai chiaro, mai diretto, mi incuriosiva da morire, non riuscivo a smettere di domandarle qualcosa, era più forte di me, era come se fosse l’occasione che aspettavo da una vita, ma più mi sforzavo di capire , più qualcosa mi sfuggiva.
Senza che ce ne accorgessimo, un signore sulla cinquantina, fermo davanti a noi, cominciò a fissare con occhi incantati Raffaella.
Ci guardammo perplessi e, volgendo gli sguardi verso lui, domandai: "Mi scusi? Ha bisogno di qualcosa?".
“Ma quanto e’ bello!”.
Rimasi interdetto per un attimo: "Come ha detto scusi?"
“Non ho mai visto un esemplare così bello, come si chiama?”
Ero sempre più sconcertato dalle parole del signore, ma risposi ugualmente.
“Raffaella”,
“Ah è una femmina e suppongo sia tua, dove l’hai presa?”
“Ma che razza di domande sono?” ‐ risposi un po’ alterato ‐ "ci siamo incontrati per strada e lei è libera, non appartiene a nessuno”
“Beh ragazzo mio, sei stato fortunato perché è molto bella” e lo era davvero, "prenditene cura come si deve" e si allontanò lasciandomi esterrefatto.
Guardai Raffaella con una faccia talmente sbigottita che lei scoppio a ridere.
“Certo che sono tutti matti ormai” le dissi sorridendo.
“Quell’uomo non è matto, sei tu che non hai ancora capito!”
“Capito cosa?”
Mi fissò negli occhi e mi sentii inerme davanti a quello sguardo.
“Io non sono una donna”.
“Ma che sei impazzita anche tu?”
Sorrise.
“Io ai tuoi occhi sono la donna che aspetti da una vita, perché una donna che ti capisca è  ciò che tu desideri più di ogni altra cosa, non mi hai riconosciuta perché non hai mai dato importanza a che aspetto esteriore avesse, agli occhi di quell’uomo ero il cane che desidera da tutta una vita e chissà quante persone ti hanno visto passeggiare con un cavallo, una moto, o con il loro sogno ricorrente”.
Non sapevo se crederle o no, se essere spaventato e sconvolto o se farmi una risata.
Rivolsi allora lo sguardo verso le persone che avevamo intorno e solo allora mi accorsi che tutti gli occhi erano puntati su di noi, perché veramente le persone in Raffaella vedevano il loro desiderio più nascosto.
“Ma‐ma‐ma cosa sei allora?” ‐ balbettai.
“Potrei provare a spiegartelo, ma a condizione che tu non mi chieda di più di quello che io sono disposta a dirti”
Feci un cenno di assenso con la testa.
“Anche se ti può sembrare assurdo, io sono energia pura. Leggo i tuoi pensieri perché vedo chiaramente l’energia che li crea. La vita non è come voi la considerate sulla terra. Ti faccio un paragone che forse ti può essere più chiaro: la vita è come un grattacielo, ha molti piani o livelli, voi terrestri vivete al piano terra e tutto il vostro progresso di cui andate tanto fieri, non è altro che un perlustrare il piano più basso. Vi muovete avanti e indietro, ma non avete mai pensato di muovervi verso l’alto.”
Rimasi a bocca aperta.
“Sai ci sono anche stati alcuni uomini che hanno saputo salire qualche piano come Gesù Cristo o il principe Shakyamuni, ma voi li avete interpretati come figure divine arrivando ad adorarli, come probabilmente fareste con me se solo mostrassi le mie potenzialità” e con una mano dolcemente spinse il mio mento verso l’alto.
“Ma come posso fare a salire i livelli?” chiesi.
“Non mi e’ permesso dirtelo, ci devi arrivare da solo, salire di livello comporta un percorso di maturazione e rispetto universale, perché non so cosa succederebbe se una persona del mio livello avesse cattive intenzioni, hai ancora tutta la vita da umano per arrivare a capire, non è poi cosi difficile, ci può arrivare chiunque, anche se io ho avuto a disposizione più tempo di quanto ne avrai tu”.
“Hai avuto più tempo? Cosa intendi?”
“Beh, io non sono nata sulla terra e non ho avuto la durata di una vostra vita per capire queste cose ma molto di più, perché prima di essere energia ero una stella”.
Mi alzai di scatto, mi sentivo spaesato, non sapevo se fuggire o se continuare a parlare con lei.
“Dai ti accompagno a casa” ‐ mi disse ‐ "che tra poco dovrò ripartire".
“Dove vai?” le domandai, come se fosse la cosa più naturale del mondo perché mi aspettavo una risposta naturale tipo, Firenze o Napoli.
“Continuo il mio viaggio, alla ricerca del quarto universo”.
“Quarto universo?” chiesi con tono sospettoso.
“Oops! Non dovevo dirtelo” sorrise ”ma non credo che potrai fare molto sapendo questa cosa. Esistono tre universi conosciuti, io sono nata nel primo, ho visitato il secondo e questo in cui sei nato tu è il terzo, tutti e tre disposti su una semiretta e il mio universo è il punto d’origine, dove sia o se esista un quarto è ancora un mistero”.
“Tutto ciò e’ assurdo”dissi” perchè dovrei crederti?”.
“Non a caso mi sono interessata a te, per quanto vivi sulla terra, hai una mentalità molto più aperta della maggior parte degli umani. Sai che non sto mentendo”.
Il tempo sembrava volare accanto a lei, cosi come la strada sotto i nostri piedi, avrei voluto che quella camminata fosse durata in eterno, ma mi accorgevo che ogni passo che percorrevamo mi avvicinava sempre più ad un addio che non avrei voluto.
Lei mi guardò dolcemente “Non essere triste per la mia partenza, non ne hai motivo”
“E’ che mi sento così bene accanto a te, non vorrei che tu te ne vada”.
“L’amore per come lo intendete voi sulla terra è una emozione che proviene da un fattore esterno, una donna, un uomo o qualsiasi tipo di amore verso qualunque cosa e anche questa è una visione sbagliata, l’amore è innato nella vita, è uno stato che non è provocato da nessun fattore esterno, solo che a voi sembra così, non esiste l’anima gemella, qualunque cosa può farti innamorare ma in realtà è un vostro auto‐convincimento, solo tu puoi decidere se essere innamorato anche se il tuo amore non è rivolto verso un obiettivo. Tu qualcosa hai capito, quando dici che non ti interessa il lato esteriore di una persona ma come ti fa sentire, è il primo passo per capire quello che sto dicendo, ma ancora ne devi fare di strada”.
“Invece noi siamo arrivati” aggiunsi.
Eravamo davvero arrivati sotto casa mia.
“Ti rivedrò?” chiesi.
“Non credo, ma se un giorno ripasserò per questo pianeta verrò a trovarti”
“O magari ti verrò a cercare io per il terzo universo” dissi ammiccando.
Si lasciò andare a una composta risata: “Questo è lo spirito giusto”.
“Toglimi una curiosità, cosa facevi davanti a quel portone?”
“Stavo parlando con lui”
“Eh?”
“Voi umani mi farete diventare matta” disse portando la sua mano alla testa.
“Tutto ha un’anima, ogni oggetto che vedi ce l’ha anche se voi pensiate siano oggetti inanimati, ma siete soltanto voi che non riuscite a vedere!”.
“Impressionante” e pensai che nemmeno ricordavo tutte le volte che avevo trattato male quello che consideravo un oggetto.
“Devo andare” mi disse, prese le mie mani tra le sue, avvicinò e sfiorò le sue labbra alle mie.
Si allontanò e mi fece un cenno con la mano.
Volevo dire qualcosa di sensato qualcosa che le rimanesse impresso, ma l’unica cosa che dissi è: "Stavo pensando, per trovare il quarto universo vi muovete avanti e indietro, ma non avete mai pensato di muovervi verso l’alto".
Raffaella annuì sorridendo e, mentre un bagliore mi accecò per un istante, disse:”Non a caso ho scelto te”.
Quando riaprii gli occhi, non c’era più.