La variante mitica

Ho conosciuto un altro uomo strano. Strano tanto. Strano che al suo un altro ci metterei l'apostrofo e. E non sarebbe un errore. Stava in mezzo al mare. Ancora su barca, fortunatamente. Ed era vestito ed accessoriato, di tutto punto, pari avesse in mente una lunga e profonda immersione e. Ed io al contrario invece passavo a piedi, pisciando il pesce rosso al guizaglio ed al solito mi sarei fatto i fatti miei, ma lui m'ha urlato ‐cavolo fai?‐ ed allora ho ribattuto no tu cavolo fai? Qui è profonda tanto. Non puoi pescare modello sommozzatore e per esplorare il fondale meglio se noleggi un sommergibile. E ‐già fatto‐ m'ha risposto. ‐E forse non per nulla. Che credo proprio stavolta l'ho finalmente localizzato e basta vado sotto di persona e le mie ricerche d'una vita verranno premiate‐. Che cercavi? Allora: di naso interessato al suo profumo gli ho domandato. ‐Il tappo‐. Quale tappo? ‐Il tappo sul fondo che tu lo levi ed il mare va giù come per un tunnel di scarico e piano piano comincia a vorticare concentrico ed a prendere velocità fino a scomparire del tutto‐. E tu lo vorresti levare? ‐Certamente‐. E perché? ‐Perché è evidente Oniribo oramai non lo fa più ed il mare rimane sporco. Non lo vedì?‐. Oniribo? ‐Oh no uff. Un altro ignorante in letteratura di fantasia. Oniribo è il papà supremo di tutte le sirene. Ed era addetto all'apertura. E cioè, che da solo il ciclo sole vapore pioggia non bastava mai, avvertiva i pesci che si spostassero e toglieva il tappo periodicamente, ovviamente mentre nessun umano guardava o percorreva il mare, che così l'acqua scendeva, stazionava in vasche di drenaggio e passava per il depuratore ed infine ritornava su pulita e limpida e sana dal rubinetto greco posto dietro lo scoglio di Troia nel regno d'Aiace‐. Urca no vero. Non conoscevo la storia d'Oniribo. Interessantissima e. Ed antica. ‐Eh antica sì. Che il mare è sempre stato sporco. Che tra chi ci muore e torna polvere e chi ci mangia e chi ci fa i bisogni e chi ci nasce e. E chi perfino ci cammina sopra...‐. Accia accia di nuovo vero. Mi scuso. Mi scuso che incomincio a capire. ‐Capire cosa?‐. Dopo ti spiego, ma intanto mi levi una curiosità genetica del momento? ‐Se posso sì‐. Con chi le genera Oniribo le sirene? ‐Con Realìta chiaramente. La figlia indivina nata dall'amplesso di tutti gli dei messi insieme con tutti i liquidi sparsi in giro per l'universo riuniti‐. E. E che fa oltre ad avere a sua volta amplessi e partorire, Realìta? ‐E che ne so io? Farà shopping di vestiti liquidi o mangerà cibi ancora da considerare tali o. O leggerà alle sirenette storie per i comuni mortali non possibili da inventare. Che di lei praticamente nessuno sa niente: sai. Che girano unicamente dei rumors provenienti dall'ambiente mitologico e. E che pare, per dire, ha cinque vagine: di cui peraltro in particolare narrano visibilie su quella posta nel palmo della mano sinistra. Però solamente Oniribo ha le loro combinazioni e dovette fare un viaggio complicato e tergiverso nel tre e quattordici d'un rombo per strapparle al movimento circolare ed al suo angolo di novanta gradi eclettici ed adesso è riottoso a svelarle ed è sparito e. E lei di questo ne soffre. Ne soffre tantissimo e difatti e l'avrai notato, ultimamente ci sono molto poche sirene recenti in giro‐. Ah spiace. Per lei spiace parecchio e. Ed in verità un tot anche per le sirene recenti spiace, bensì con la tua storia invece benissimo e. E dato mi diventa sempre più un vestito da festa a. Adesso fermiamoci che. Che ti posso dire cosa prima incominciavo a capire. ‐Che con me qua conciato così al pesce rosso potevi togliere il guinzaglio?‐. Incominciavo finalmente a capire il motivo per cui stasera riuscivo, pure per me incredibilmente se permetti, a camminare sul mare: io dovevo incontrarti. Eri nel mio destino. Questo era un appuntamento. ‐Ma va ti. Ti vorrai mica che ci mettiamo ad amplessi e travasi anche fra noi per caso?‐. No no. Noi ci mettiamo a tavolino. A tavolino ed aiutandoci e spronandoci ed esponendoci continuiamo questa storia in privato. Che abbiamo già anticipato troppo. Che mi sembra sia partita con il nostro comune terzo piede di traverso giusto. Che li cerchiamo quei due e. E già sarà tripudio d'immaginare testa a testa la maniera ed ipotizzare dove. Che dopo trovati ci facciamo raccontare dall'uno, ad esempio, con che trucco grammatico ha attirato il tre e quattordici fuori del rombo dal perimetro con le combinazioni a novanta gradi eclettici e dall'altra descrivere di quant'è normale ed inimmaginabile alternativamente avere cinque orgasmi contemporaneamente e nel frattempo inventare favole per noi non pensabili. Ripeto per noi non pensabili e. E tanto altro. Tanto, tanto, tanto altro. E trascriviamo tutto e ne facciamo un romanzo d'avventure coassiali senza rotelle e di trigonometrie verbali applicate al limpido senso di metafora, cerebro intonso tesa, tipico di gente che, lungo l'alfabeto, s'incontra per vasi straripanti pari abbiamo fatto noi. ‐Ah! S'è così ora ho capito io una cosa però: furbetto. Hai in mente uguale un mio vecchio sogno che non ho mai rottamato completamente: vergare il tomo che spudoratamente la racconta giusta, altro che perdendosi deviato da Pose incazzato, sul topico e veritiero come mai Ulisse non tornò svelto da Penelope o. O mi sbaglio?‐. E. E come potresti sbagliarti. Certo. Certo gemello mio e zio ricco mio appena eletto in terra proprio. Proprio il romanzo che la racconta giusta sul vero perché Ulisse non tornò da Penelope se. Se non tardi e da quasi vecchio, consunto ed a parte nell'orgoglio, svuotato. Che appunto concretamente fu soavemente in quanto il suo autore e creatore, già che c'era ed avendoci preso un gusto insaziabile, s'è laidamente dilungato e goduriosamente divertito spassionatamente e con grandi fervore emotivo e gioia espositiva, a sbatterlo a lavorare ancora, reattivo e stupefacente, al di là del cavallo e di Priamo e dunque in giro per altre pagine, antecedentemente e con suo dell'autore gran cruccio, tristemente bianche ed altre pagine ed altre pagine e. E fosse per lui mai si sarebbe fermato. Anzi, sempre più inglobato e rapito e concentrato, avrebbe perpetrato l'Odissea o. O forse meglio l'Odissua? fino alla soglia del suo di limite perpendicolare tanto da esaurirsi, non poterne oltre ed alla fine, tale avvenne realmente durante un bagliore lucido d'obbligata e traumatica ridiscesa sulla terra, alla fine essere costretto a restituirlo di proposito pena. Pena deperimento e svuotamento personale globale ma. Ma solo per quello e. E questo sia chiaro. ‐Ovvio ovvio. Solo per quello. Ovvio e sono dei tuoi gemello mio pure te ma. Ma insomma lo tolgo il tappo o no?‐. Oh sicuro. Sicurissimo però. Però per favore aspetta prima che avverto i pesci. I pesci. I pesci. I pesci. I. Pesci.