Mi chiedevo perché l’arcobaleno non avesse il colore del rame..

Questa pagina vuota,questo foglio di carta ,bianco,nudo. Mi trovo qui a volerlo colmare,riempire,ricoprire di parole,renderlo nero,grassetto,senza quell’ossessione dell’horror vacui però;potrei parlare di tante cose. Potrei parlare un po’ di me,dei miei pensieri più profondi, potrei,vorrei,ei,ei. Sono sempre stato così,anche in questo istante,a scrivere ,scrivere ,scrivere “chissacheccosa“. Sempre il solito,dubbi,incertezze,potrei,vorrei. Ma stavolta voglio,posso. Potrei parlare di qualcosa a caso ,di New York ,delle meraviglie della natura,di Napoleone o Cristoforo Colombo,ma la mia testa già ha deciso di cosa parlare: ha scelto una cosa eterna ,insignificante,misera ,infinita;un sorriso. Un sorriso cos’è? Questo non so dirlo ancora, forse è il paradiso,è la porta verso l’Infinito? E’ una piccola cosa, così piccola da essere eterna. Il sorriso della persona che ami,quel sorriso che blocca la mente,interrompe il ciclo vitale del mondo,quel sorriso che non dimentichi mai. Quel sorriso sembra solito ,banale,innocuo ,ma dentro di te si scatena il tormento,un temporale. Fa rumore,in silenzio. Ecco di cosa voglio parlare: un sorriso . Voglio essere più preciso ,il sorriso di una donna. Perché forse è unico il sorriso di una donna,è l’immensità in trentadue denti,e due labbra. S’inarcano appena le labbra quando Lei ride;lì il Sole cesserebbe di splendere se lo vedesse, si spegnerebbe così, sarebbe la fine.

Pace. Serenità. Niente . Tutto.

Quando vidi un sorriso così,fu devastante ,distruttivo, mi mancavan le forze . Passai giorni a pensarlo ,senza agire. Ora ho solo quel sorriso,il suo,ed è tutto quel che ho.

Facciamo qualche passo indietro però,

Era l’ignaro ottobre quando la vidi per la prima volta. Non sorrideva,andava di fretta,ansiosa,correva ,di spalle. Non potevo afferrare il suo sorriso,se lo teneva stretto stretto,nascosto solo per sé. Camminava stranamente,non si voltava, non si fermava,“rotolava “un dito tra i suoi riccioli color rame,color autunno,come ottobre. Decisi che non volevo vivere più per grandi cose,ma avrei vissuto per quel ramato inaspettato. Non avrei chiesto molto a Babbo Natale,soltanto quei ricci. Non erano rossi ,né castani ,era una sfumatura speciale .

Mi chiedevo perché l’arcobaleno non avesse il ramato ,adesso è qui accanto a me ,solo per me. Mi dispiace per l’arcobaleno.

Cosa chiederò mai quest’anno per Natale? Non posso chieder nulla. Potrei chiedere il sorriso di mia madre, gli occhi della mia donna, l’abbraccio di mio padre,ma già c’è tutto questo. Quel riccio ramato sarà tutto mio quest’anno ,tutto da accarezzare,da odorare,tutto da amare. Il suo sorriso spero splenda almeno a Natale,l’ha tenuto nascosto troppo tempo ,ora posso toccarlo ,posso sentirlo.

Concludo ora.

Grazie Babbo Natale,l’anno scorso non ti ho potuto ringraziare,lo faccio ora che un altro Natale è ormai alle porte,coglievo l’occasione perché sai,i Maya,il 2012 ,non si sa mai.

All I wanted fot Christmas,was you.